Pir Alternativi ancora più appetibili con il tax credit anti-perdite
12 gennaio 2021
di ELENA SCUDIERI
3 min
Oltre all’esenzione sulle plusvalenze, arriva un credito di imposta fino al 20% del valore investito nel 2021 in caso di minusvalenze. Corcos (Assogestioni): “Un passo importante”
Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni
Il governo spinge sui Pir Alternativi e li rende ancora più appetibili per gli investitori. L’ultima novità è arrivata in tempo per i botti di Capodanno: un nuovo aiuto fiscale, inserito nella Legge di Bilancio, che prevede un credito di imposta fino al 20% del valore complessivo investito nel 2021 in caso di perdite.
D’altra parte l’obiettivo primario post-pandemia è convogliare risorse verso l’economia reale, verso cioè quelle pmi spesso non quotate che costituiscono il tessuto economico-produttivo del Paese. E per questo l’esecutivo continua a lavorare a uno strumento che, a detta di tutti gli addetti ai lavori, è destinato ad essere il protagonista dell’industria del risparmio gestito nei prossimi mesi.
Non solo dunque il vantaggio fiscale, già previsto in maniera integrale su tutti i Piani individuali di risparmio, che consiste nell’esenzione sulle plusvalenze, ma anche un tax credit in caso di performance negative.
Nello specifico, tale credito non potrà appunto superare il 20% dell’investimento sottoscritto, è previsto solamente se le quote saranno detenute per almeno 5 anni e sarà utilizzabile in 10 quote annuali di pari importo nelle dichiarazioni dei redditi a partire da quella relativa al periodo d’imposta in cui le componenti negative si sono realizzate (praticamente lo stesso meccanismo del bonus ristrutturazioni).
A fare un esempio numerico del meccanismo ci hanno pensato gli esperti di Anthilia Sgr, che esaminano il caso di una persona fisica che abbia investito 100 mila euro in un Pir Alternativo il 2 gennaio 2021. “Trascorsi 5 anni, nell’anno 2025 l’investitore decide di liquidare l’investimento e registra una minusvalenza pari a 25 mila euro (performance negativa del Pir pari a -25%) – spiegano -. In questa situazione, avrà maturato un credito d’imposta di 20 mila euro (il 20% dei 100 mila euro inizialmente investiti) da compensare, in 10 rate annuali dell’importo di 2 mila euro ciascuna, già a partire dalla dichiarazione dei redditi 2025. La rimanente quota di minusvalenza, 5 mila euro, potrà invece essere compensata con altre plusvalenze generate dai cosiddetti ‘redditi diversi’ nei quattro periodi d’imposta successivi, come già previsto per ogni fondo comune d’investimento”.
Com’era prevedibile, la misura ha incontrato il favore dell’industria del gestito, che da tempo sottolinea l’importanza di destinare il risparmio privato a sostegno del mondo produttivo. “Il giudizio è assolutamente positivo, è un passo importante soprattutto perché questo strumenti devono essere resi più attrattivi e interessanti”, ha commentato in un’intervista ad Affari&Finanza il presidente di Assogestioni, Tommaso Corcos, secondo cui, allo stesso tempo, tali misure fanno bene anche al mercato dei capitali per le piccole e medie imprese.
Antonella Massari, segretaria generale di Aipb, l’Associazione italiana private banking, rispedisce al mittente le critiche sul fatto che un parziale ristoro delle perdite sposti il profilo di rischio dell’investimento stesso: “In questo momento servono interventi ‘a presa rapida’ che diano velocemente i loro effetti”, ha chiarito ad Affari&Finanza.
E una presa rapida dovrebbero avere i Pir Alternativi sugli investitori, secondo Luigi De Bellis, co-responsabile ufficio studi di Equita, stando al quale “l’esposizione e gli investimenti nel segmento degli alternativi sarà uno dei temi principali dell’industria del risparmio gestito nel corso del 2021, soprattutto in un contesto di tassi d’interesse molto bassi”.
Stime ottimiste d’altra parte arrivano dallo stesso governo, che nel Decreto Agosto ha previsto 5,65 miliardi di raccolta nel 2021, 6,7 nel 2022 e 7,8 nel 2023 quando si dovrebbero registrare masse gestite per 25 miliardi.
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