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Dalle pagine del Corriere, la presidente dell’Associazione che riunisce gli asset manager attivi in Italia lancia la proposta: automatismi in entrata, flessibilità in uscita e più libertà di investimento le priorità per rafforzare il secondo pilastro
La previdenza complementare italiana non può più aspettare. È il messaggio che Maria Luisa Gota, amministratore delegato di Eurizon e presidente di Assogestioni, ha affidato alle pagine del Corriere della Sera. In un appello al Governo affinché prenda di petto la riforma dei fondi pensione proprio ora che si appresta a intavolare i lavori per la Finanziaria 2026, la manager ha infatti esposto le richieste degli asset manager per favorire la tenuta del sistema previdenziale. Non senza ricordare quanto il secondo pilastro sia fondamentale per la stabilità futura del Paese.
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Le proposte dei gestori
Sul tavolo, ha detto Gota al quotidiano, ci sono da tempo tre direttrici di intervento: ingresso automatico nei fondi pensione con facoltà di opt-out, maggiore flessibilità nelle modalità di decumulo e la possibilità di ampliare gli investimenti verso i mercati privati oltre l’attuale soglia del 20% del patrimonio. “L’iscrizione al comparto lifecycle in sede d’assunzione permetterebbe ai giovani lavoratori di sfruttare il fattore tempo sui mercati”, ha detto il numero uno di Assogestioni, “invece che finire di default nel comparto garantito e dover quindi sottostare a un regime troppo prudente per chi ha davanti una vita di lavoro”. Quanto all’uscita, la richiesta dell’industria è altrettanto chiara: strumenti più articolati oltre alle rendite assicurative e la reintroduzione di un semestre di ripensamento, simile a quello del 2007, per consentire anche ai lavoratori già in forza di aderire retroattivamente.
Fisco e investimenti nell’economia reale
Un altro tema che resta aperto, nell’ottica di promuovere gli strumenti di secondo pilatro, è quello della tassazione. Tuttavia, per Gota, il regime fiscale non rappresenta al momento la priorità dell’industria: “Si potrebbero studiare miglioramenti ma prima servono meccanismi più efficaci di ingresso e uscita, oltre alla necessità di introdurre la libertà di allocare una quota maggiore di risorse nelle imprese non quotate”. Un passaggio, è stato sottolineato dalla presidente di Assogestioni, che avrebbe il duplice effetto di diversificare i portafogli e rafforzare il finanziamento dell’economia reale in un Paese caratterizzato da tante piccole e medie imprese con forte bisogno di capitali alternativi al credito bancario.
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Europa, Pir e regolamentazione
L’orizzonte di Gota si allarga poi a Bruxelles, dove la Commissione ha avanzato raccomandazioni sui Pir europei e sull’armonizzazione delle regole per gli asset manager. Secondo la dirigente, il nuovo strumento può rafforzare il risparmio paziente senza penalizzare i prodotti nazionali già esistenti: “Era fondamentale che i nostri Piani individuali di risparmio non venissero messi in difficoltà”. Sul fronte della vigilanza, la presidente ha invece avvertito che una supervisione unica rischierebbe di complicare ulteriormente il quadro: “Meglio rafforzare la convergenza tra autorità nazionali”.
Sgr e banche, un binomio sempre più stretto
Gota ha infine commentato al Corriere il fermento del settore finanziario italiano, dove le manovre di consolidamento si intrecciano con la gestione del risparmio. “Tutte le grandi banche hanno capito che avere una sgr integrata consente il dialogo diretto con le reti e permette di internalizzare i margini, superando il modello basato esclusivamente sui fondi di terzi”, ha detto. Poi ha concluso: “Oggi vedo gruppi che si tengono strette le società che hanno, mentre chi ne è privo va a cercarle”.
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