Le recenti modifiche normative non sono bastate a rivitalizzare i ‘Piani’ ordinari. Gli strumenti di seconda generazione, invece, continuano a raccogliere il favore di reti e risparmiatori. Ma occhio alla concorrenza degli Eltif
Le ultime modifiche regolamentari non sono bastate, almeno per ora, a rivitalizzare il mondo dei Piani Individuali di Risparmio. Quantomeno quelli ordinari. E il futuro per questi strumenti sembra sempre più alternativo. A parlare sono i dati di raccolta che, a fronte di deflussi costanti dagli strumenti ordinari, mostrano una maggiore resilienza per i prodotti di ‘seconda generazione’. Se guardiamo al solo quarto trimestre del 2023, i PIR ordinari hanno registrato deflussi netti per circa 600 milioni di euro mentre in tutto l’anno hanno perso circa 2,75 miliardi. Quelli alternativi sono invece riusciti a raccogliere oltre 200 milioni in tutto il 2023. Insomma, il futuro sembra segnato.
Riccardo Morassut, Senior Research Analyst Assogestioni
“Visti gli oltre l’80% degli investimenti dei Piani nati nel 2020 confluiti nelle imprese con un fatturato fino a 250 milioni, stiamo andando nella direzione voluta dal legislatore di intercettare le PMI non quotate”, spiega Riccardo Morassut. “Con poco più di 2 miliardi di patrimonio in gestione a fronte dei 17 miliardi dei PIR ordinari”, precisa il Senior Research Analyst di Assogestioni,“quello degli alternativi è a oggi il mercato più dinamico ma anche quello più piccolo e questo testimonia quanto ancora occorre lavorare per accumulare masse”.
I PIR ordinari hanno debuttato in pompa magna nel 2017, con l’obiettivo di convogliare il risparmio degli italiani verso le piccole e medie imprese quotate. E per riuscirci sono stati concessi interessanti sgravi fiscali, con la totale esenzione dalla tassazione sugli eventuali capital gain (a condizione di rimanere investiti per almeno 5 anni): così gli strumenti hanno subito ottenuto il favore dei risparmiatori. Tuttavia …
Secondo le ricerche di Schroders Capital, la scarsa redditività dell’approccio a impatto è un mito da sfatare anche nei mercati privati. Da Nadina Stodiek, Co-Head of Impact Management della divisione del gruppo specializzata sui private asset, un focus sulle prospettive del comparto e sulle strategie per tradurre questa view in realtà
A partire dall'ultimo paper di Morningstar dedicato al tema, l'analisi di un settore in crescita ma ancora molto concentrato a livello di distribuzione. Con un focus su vantaggi e svantaggi della categoria per gli investitori (soprattutto retail)
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A un anno dal debutto della normativa UE, il segmento continua a offrire occasioni. Come la possibilità di ottenere rendimenti fino al 10% con rischi contenuti. Ma per Ogunlana di M&G, che ha lanciato un fondo dedicato, l’effetto Trump potrebbe scombinare le carte. Ecco la sua strategia
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Il managing partner dell’affiliata di Natixis IM con focus sugli alternativi scommette sul rally dell’asset class. Ma mette in guardia sugli ostacoli alla democratizzazione ancora presenti. Dalla bassa specializzazione alla normativa fino ai costi, ecco cosa non va
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BCG: nel 2024 il private equity è tornato a crescere trainato da digitale e transizione energetica. La raccolta dei fondi è salita a 87 miliardi. Boom di investimenti nei data center. Ma il picco del 2022 è ancora lontano
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