4 min
Pil al 3,1% nel 2024, al 3,2% nel 2025. Per Roma l’incremento è dello 0,7% e dell’1,2%. Inflazione in ritirata, ma le banche centrali devono restare prudenti. Rischi da Medio Oriente e debito
L’economia globale si sta espandendo più rapidamente di quanto previsto solo pochi mesi fa grazie alla resilienza dell’attività statunitense, mentre l’inflazione sta convergendo più velocemente delle attese verso gli obiettivi delle banche centrali. A diro è l’Ocse, che ha quindi migliorato le sue stime di febbraio nell’Economic Outlook di primavera, pur continuando a parlare di “crescita modesta” e ad invitare i responsabili della politica monetaria a non abbassare la guardia.
Per gli economisti parigini, gli squilibri della domanda e dell’offerta nei mercati del lavoro si stanno attenuando, con la disoccupazione che rimane ai minimi storici o quasi, intanto i redditi reali hanno iniziato a crescere con la moderazione dell’inflazione e la crescita del commercio diventata positiva. Tuttavia, gli sviluppi continuano a divergere fra i vari Paesi, con risultati più deboli in Europa (Italia compresa) e nella maggior parte dei Paesi a basso reddito, compensati da una forte crescita negli Stati Uniti e in molte grandi economie emergenti.
📰 Leggi anche “L’FMI vede il soft landing: vietato tagliare troppo presto“
PILmondiale stabile al 3,1% nel 2024
Secondo l’organismo per la cooperazione e lo sviluppo economico internazionale, il PIL mondiale dovrebbe attestarsi al 3,1% nel 2024, stabile rispetto al 2023, prima di risalire leggermente al 3,2% nel 2025 grazie ad una “crescita più sostenuta dei redditi reali e ad un calo dei tassi direttori”. Nell’aggiornamento di febbraio, la stima era di un’espansione del 2,9% quest’anno e del 3% nel prossimo. Per le economie Ocse, si prevede un +1,7% quest’anno e un +1,8% il prossimo. In Europa, invece, la proiezione è di una leggera accelerazione dal +0,5% del 2023 al +0,7% del 2024 con un’ulteriore spinta all’1,5% nel 2025.
Globalmente, viene sottolineato nel report, “le politiche macroeconomiche dovrebbero tuttavia rimanere restrittive in ampia parte delle economie, con tassi d’interesse reali che caleranno solo progressivamente nel corso dei prossimi due anni e un moderato risanamento di bilancio in gran parte dei Paesi”. Nel report si legge che la Cina rappresenta un’importante eccezione, con tassi d’interesse bassi e un significativo sostegno fiscale aggiuntivo che sembra ora probabile nel 2024 e 2025. La divergenza fra le economie dovrebbe persistere nel breve termine, per poi attenuarsi con il consolidarsi della ripresa nel Vecchio Continente e la moderazione della crescita negli Usa, in India e in molti altri mercati emergenti.
Inflazione in ritirata, ma numerosi rischi: le banche centrali siano prudenti
Quanto ai prezzi, l’Ocse prevede che l’inflazione dei Paesi del G20 si ridurrà gradualmente, calando al 3,6% nel 2025 dal 5,9% del 2024. Entro la fine del prossimo anno, il carovita dovrebbe poi tornare al target nella maggior parte delle principali economie. Tuttavia, avverte il report, i dati più recenti indicano una moderazione del trend disinflazionistico. Per quanto riguarda l’Area euro, la previsione è di una discesa al 2,3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025, mentre la proiezione per gli Stati Uniti è di +2,4% quest’anno e di un ritorno al target del 2,0% il prossimo. In ogni caso, per l’istituzione con sede a Parigi la politica monetaria deve rimanere prudente in modo da assicurare che le pressioni sottostanti siano contenute in modo duraturo. “Esiste la possibilità di abbassare i tassi d’interesse nominali quest’anno e il prossimo con il calo dell’inflazione, ma l’orientamento politico dovrebbe rimanere restrittivo nella maggior parte delle principali economie per qualche tempo”, si legge.
Il contesto è infatti denso di rischi, a partire dalle forti tensioni geopolitiche. L’attenzione è puntata soprattutto sull’evoluzione della situazione mediorientale: se il conflitto dovesse intensificarsi e perturbare i mercati energetici e finanziari, l’inflazione aumenterebbe riducendo la crescita e provocando una serie di effetti a catena. Un altro importante pericolo è rappresentato dalla possibilità che l’impatto futuro di un aumento dei tassi di interesse reali si riveli più forte del previsto. Gli oneri per il servizio del debito sono già elevati e potrebbero aumentare ulteriormente. Alcuni settori, in particolare quello immobiliare commerciale, restano in difficoltà e i fallimenti e le insolvenze societarie sono ormai al di sopra dei livelli pre-pandemici in diversi Paesi, con rischi per la stabilità finanziaria. La crescita, infine, potrebbe deludere anche in Cina.
📰 Leggi anche “Medio Oriente, la volatilità è vista in aumento“
Italia “debole”: necessario un aggiustamento dei conti
Per l’Italia, l’Ocse ha lasciato invariate rispetto a febbraio le prospettive di crescita “debole”, mentre ha tagliato quelle sull’inflazione. Il Pil tricolore dovrebbe espandersi dello 0,7% quest’anno e dell’1,2% il prossimo. Nel Def inviato il mese scorso alla Commissione europea il governo ha indicato rispettivamente +1% e +1,2%. “I rischi sono ampiamente bilanciati”, scrivono gli economisti Ocse, ma il principale pericolo al ribasso deriva dalla fine degli incentivi del Superbonus, che potrebbe innescare “una contrazione degli investimenti immobiliari superiore al previsto”. Al contrario, viene osservato, la marcata ripresa degli investimenti pubblici come prevista dal Pnrr potrebbe sostenere ulteriormente la crescita. Quanto all’inflazione, l’attesa sul tasso armonizzato è dell’1,1% per quest’anno, in forte calo rispetto all’1,8% ipotizzato soltanto a inizio febbraio. E del 2% sul 2025, rispetto al precedente 2,2%.
Infine, tra le raccomandazioni di riforme che l’Organizzazione rivolge costantemente al nostro Paese si conferma anche quella sui conti pubblici. L’invito è a spostare il livello di indebitamento “su una traiettoria più prudente richiede aggiustamenti di bilancio e riforme strutturali”. Nel documento viene sottolineato che il debito tricolore si contrarrà “restando tuttavia superiore al 3% fino al 2025”. In questo contesto, avvertono gli economisti, “un aggiustamento di bilancio ampio e duraturo su diversi anni sarà necessario per fronteggiare future tensioni sulla spesa, piazzando al tempo stesso il rapporto di indebitamento su una traiettoria più prudente e rispettando le nuove regole di bilancio dell’Ue”.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.