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Nel 2023 la propensione ad accantonare è calata al 6,3% dal 7,8%. In crescita i redditi, ma il potere d’acquisto è diminuito. Imposte su di 24,6 miliardi
Nel 2023 gli italiani hanno visto aumentare i loro redditi ma anche scendere ancora il loro potere d’acquisto per effetto dell’inflazione. Con inevitabili ripercussioni sul risparmio. È questa la fotografia dei bilanci famigliari scattata dall’Istat, che sottolinea come sulle tasche dei cittadini sia pesato anche l’aumento delle imposte. Irpef in primis.
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Reddito in aumento ma famiglie più “povere”
Secondo l’Istituto di statistica, lo scorso anno il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 4,7% dopo il +5,7% messo a segno nel 2022. Si tratta di quasi 59 miliardi di euro in più. Tuttavia, l’inflazione non ha perdonato e ha provocato una contrazione dello 0,5% del loro potere d’acquisto (ossia il reddito disponibile espresso in termini reali). Una stangata che segue quella di dodici mesi prima, quando la corsa dei prezzi fece calare il reddito reale dell’1,8%. La spesa per consumi finali è invece cresciuta del 6,5%, quasi 75 miliardi in più. Nel dettaglio, il reddito primario delle famiglie è aumentato di 75,2 miliardi (+5,6%) e ha beneficiato di vari apporti positivi: quello generato dalle entrate da lavoro dipendente (+35,7 miliardi, +4,5%), quello derivante dall’attività imprenditoriale (+18,6 miliardi, +5,4%), quello imputato per l’utilizzo delle abitazioni di proprietà (+10,2 miliardi, +6,7%) e dai redditi da capitale finanziario (+10,7 miliardi, +17,6%).
Propensione al risparmio più bassa
Con le spese che sono salite più dei redditi, l’ovvia conseguenza è stata che gli italiani sono riusciti ad accantonare meno. La propensione al risparmio si è infatti contratta al 6,3% dal precedente 7,8% e ha toccato il valore più basso dal 1995, inizio della serie storica. In lieve calo anche il tasso di investimento delle famiglie, sceso al 9% dal 9,2% mentre quello di profitto delle imprese si è ridotto al 44,8% dal 45,4% nonostante la crescita del valore aggiunto.
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Imposte in aumento, Irpef al top
Intanto, sempre nel 2023, gli italiani hanno dovuto fare i conti anche con l’aumento delle imposte correnti. Le tasse sono infatti salite di 24,6 miliardi, pari al 10,7% in più rispetto all’anno prima. Colpa soprattutto della crescita dell’Irpef (+10,2%) ma anche delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (+23,0%). “Il saldo degli interventi redistributivi nel 2023 ha sottratto alle famiglie 118,8 miliardi contro i 112,3 del 2022”, scrive l’Istat. Per le imprese, invece, le imposte sulla produzione hanno registrato un aumento di 2,2 miliardi (+7,5%).
Dinamica positiva per le prestazioni sociali
Le prestazioni sociali hanno registrato un incremento del 4,3%, pari a +19,1 miliardi (+2,4% nel 2022, +10,2 miliardi). Una dinamica positiva dovuta, principalmente, all’aumento delle pensioni e rendite erogate dagli enti di previdenza (+21,5 miliardi rispetto all’anno precedente). Ma anche alle misure relative agli assegni familiari (+3,0 miliardi), in particolare per il consolidamento dell’erogazione dell’assegno unico e universale per i figli a carico, che hanno compensato la riduzione registrata nei sussidi per l’esclusione sociale (-10,8 miliardi).
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