L’agenzia USA conferma il giudizio A+ ma teme per le finanzia pubbliche, la crescita debole e la crisi immobiliare. La risposta del governo: non tiene conto della politica fiscale
Fitch boccia Pechino, ma Pechino non ci sta. L’agenzia di valutazione statunitense ha declassato l’outlook sul rating sovrano della Cina a “negativo” da “stabile”, attirandosi le aspre critiche del governo del Paese che ha bollato la decisione come “deplorevole”. A preoccupare gli analisti della società sono in particolare i “rischi legati alle finanze pubbliche”, mentre l’economia è alle prese con le maggiori incertezze dovute al passaggio a nuovi modelli di crescita, nel pieno della crisi immobiliare. La bocciatura ha mandato in rosso i mercati: Shanghai ha ceduto lo 0,70% eShenzhen ha lasciato sul terreno l’1,74%.
Secondo i calcoli della società di rating il disavanzo pubblico potrebbe salire al 7,1% del Pil nel 2024, dal 5,8% del 2023. Si tratterebbe del livello più alto dopo l’8,6% toccato nel 2020 a causa delle rigide misure anti-Covid. Pur avendo rivisto al ribasso le previsioni, indicando quindi che un downgrade è possibile nel medio termine, Fitch ha però confermato il rating Idr della Cina ad ‘A+’. “La revisione dell’outlook riflette i crescenti rischi per le prospettive delle finanze pubbliche cinesi, in quanto il Paese si trova ad affrontare un ciclo economico più incerto, nel quadro di una transizione da una crescita basata sul settore immobiliare a quello che il governo considera un modello di crescita più sostenibile”, scrivono gli analisti dell’agenzia. Che aggiungono come il giudizio attuale resti invece supportato “dall’economia ampia e diversificata, dalle prospettive di crescita del Pil ancora solide rispetto ai Paesi concorrenti, dal ruolo fondamentale nel commercio globale di beni, dalle solide finanze esterne e dallo status di valuta di riserva dello yuan”.
La bocciatura segue la decisione simile presa a dicembre da Moody’s e arriva mentre il governo sta intensificando gli sforzi per stimolare l’anemica ripresa economica post pandemia con sostegni fiscali e monetari. “La revisione dell’outlook da parte di Fitch riflette la situazione più difficile delle finanze pubbliche cinesi, a causa del doppio colpo della decelerazione della crescita e dell’aumento del debito”, ha commentato a ReutersGary Ng, economista senior di Natixis Asia-Pacifico. Secondo l’esperto, questo non significa che la Cina andrà in default a breve, ma piuttosto che sarà possibile vedere una polarizzazione del credito in alcuni LGFV, i veicoli di finanziamento dei governi locali.
La reazione di Pechino non si è fatta attendere ed è stata di profondo disappunto. “È deplorevole vedere Fitch declassare le sue prospettive sul rating sovrano della Cina”, ha affermato il ministero delle Finanze in una nota. Per il governo il sistema di rating dell’agenzia americana non ha ripreso “in modo efficace l’effetto positivo della politica fiscale cinese”, mentre “la capacità del governo e la sua determinazione a mantenere un buon credito sovrano non cambiano”.
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