Mentre si consuma la crisi di governo, la fiducia delle imprese tedesche scende a 84,7 punti e testimonia un aumento del pessimismo per il 2025. L’istituto di ricerca: per il 31,3% delle aziende, quadro in peggioramento
Proprio mentre si consuma la crisi di governo tedesca, con il premier Olaf Scholz che non ha ottenuto la fiducia in Parlamento proiettando il Paese verso elezioni anticipate a febbraio, nuove rilevazioni aggiungono nubi all’orizzonte della locomotiva d’Europa. Secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’IFO Institute, che incorpora le aspettative sui mesi a venire, le condizioni economiche di Berlino sono infatti pronte a peggiorare ulteriormente. Un segnale di come la recessione della prima economia del Vecchio Continente sia destinata a proseguire.
La metrica che misura il grado di fiducia delle imprese si è attestata nello specifico a 84,7 punti, in calo rispetto agli 85,6 di novembre e al di sotto degli 85,5 che si aspettavano gli analisti. Si tratta del livello più basso da quattro anni, un risultato che testimonia come la preoccupazione riguardo le prospettive economiche della Germania nei mesi a venire sia sempre più forte. E se è vero che l’indice sulle condizioni attuali è risultato in miglioramento, con un rialzo dello 0,8% rispetto agli 84,3 di un mese fa e dello 0,5% rispetto all’84 del consensus, quello relativo alle aspettative è comunque peggiorato da 87 a 84,4 punti nel giro di trenta giorni.
Timori anche dal sondaggio
Non solo l’indice. Secondo un recente sondaggio condotto sempre dell’istituto IFO, solo il 12,6% delle aziende locali si aspetta un miglioramento degli affari l’anno prossimo. La quota di coloro che prevedono invece un peggioramento si attesta al 31,3%, mentre a vedere la situazione invariata è il 56,1% del campione. “Al momento le imprese non vedono segnali di ripresa economica”, ha detto il responsabile survey dell’ente Klaus Wohlrabe, che parlato di quadro “preoccupante” soprattutto alla luce dei dati già fatti registrare dal Paese nel 2024. “Molto lavoro attende il nuovo governo del Paese”, ha aggiunto, precisando come tutti i settori siano pessimisti. Se infatti una società edile su due dichiara di vedere il futuro con paura, il sentiment nel settore della vendita al dettaglio non è così dissimile: il 42,1% teme un peggioramento della propria situazione e la metà (50%) non si aspetta particolari cambiamenti. Stesso discorso per la manifatturiera e i servizi, con solo il 15,7% e l’11,9% a confidare in uno scenario positivo.
Intanto, sul fronte politico, il cancelliere tedesco non ha ottenuto da Bundestag la fiducia che gli sarebbe servita per proseguire la sua esperienza di governo. I voti a favore incassati nel pomeriggio del 16 dicembre sono stati infatti appena 207, decisamente meno dei 394 contrati. Un esito tutto sommato scontato, vista la fuoriuscita dalla coalizione dei liberali di Christian Lindner, ma ha come effetto quello di aprire definitivamente la strada alle elezioni anticipate del 23 febbraio 2025. La palla è ora nelle mani del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, che dovrà decidere entro 21 giorni se si voterà nei prossimi due mesi ma il cui assenso è dato per certo. “Fare politica non è un gioco e bisogna avere la necessaria maturità morale per farlo”, ha detto Scholz il giorno seguente, accusano i liberali di aver organizzato “una recita” che ha danneggiato non solo la reputazione del governo ma anche quella della democrazia.
Una crisi che dura da mesi
Quella della Germania è un situazione che va avanti ormai da mesi. Dopo una prima parte di anno difficile, il Paese è rimasto stagnante nel corso dell’estate. I consumi privati sono rimasti deboli, nonostante l’attrattiva degli Europei di calcio e gli incrementi salariali. La debolezza della domanda sia interna che esterna, insieme a una politica monetaria ancora restrittiva nonostante l’inizio della riduzione dei tassi da parte della BCE, pesa sull’andamento economico. Queste difficoltà hanno già portato diversi istituti a rivedere al ribasso le previsioni annuali, che ora oscillano tra stagnazione del PIL e una leggera recessione per il 2024. Per l’anno in corso il governo ha rivisto al ribasso il tasso di crescita del PIL, che ora dovrebbe contrarsi dello 0,2% anziché aumentare dello 0,3% come indicato dalle precedenti previsioni. Nel 2025, l’esecutivo prevede invece un’espansione dell’economia pari all’1,1% rispetto all’1% precedente mentre per il 2026 le stime sono di +1,6%.
Il team delle strategie obbligazionarie della SGR racconta la view dei prossimi mesi sul mercato del credito corporate, e in particolare sul settore high yield che continua a restare interessante
Nel terzo trimestre attesi rallentamento della crescita globale, tagli ai tassi in Europa e nuova volatilità da Trump. Una combinazione di equity tematico, debito del Vecchio Continente e asset privati difensivi la ricetta della casa. Corsello: “Il ciclo è meno fragile ma più frammentato: servono portafogli agili e diversificati”
Gli Institutional Investor Indicators di State Street registrano un ritorno ai titoli USA. Resta invece lo scetticismo su Treasury e dollaro. “La narrazione della guerra commerciale sta perdendo presa”
Digitale, frammentazione geopolitica e transizione climatica ridisegnano l’assetto internazionale. Ma sui mercati ci sono opportunità. Dai megatrend una spinta all’azionario. Europa favorita nel reddito fisso, ma l’eccezionalismo USA non è finito
Analisi EY: nel 2024 mercato tricolore in controtendenza rispetto al resto d’Europa (-5%). USA ancora primo investitore, ma il peso diminuisce. Sale quello della Germania
Presentato l’outlook della società di gestione per il prossimo semestre: più Europa, più diversificazione (sia settoriale che geografica), bene i corporate bond. Consigliati gli investimenti alternativi
Secondo Dufossé (Candriam), i prossimi mesi resteranno in balia di Trump. E la crescita a stelle e strisce rallenterà. Meglio quindi puntare sull’azionario non USA
In occasione del terzo anniversario del fondo Invesco Metaverse and AI, il portfolio manager riflette con FocusRisparmio sull’evoluzione del settore e sulla strategia d’investimento della casa per intercettare le opportunità industriali e consumer più promettenti in campo tecnologico
Il rapporto debito/pil di alcuni Stati potrebbe schizzare di oltre il 10%. Ma nel breve l’impatto sulla qualità del credito resterà limitato. Marginale anche l'effetto sulla crescita economica
Il fondatore dell’hedge fund Bridgewater Associates punta il dito sulla riforma fiscale di Trump e torna ad allertare sui conti americani. Ma il pericolo più grande, oltre al default, è la svalutazione del dollaro. Ecco il suo monito alla politica e la ricetta per risollevare il Paese
A sorpresa l’economia USA ha creato 147mila posti di lavoro a giugno, ben oltre le attese, e la disoccupazione è calata al 4,1%. Secondo gli analisti, la possibilità di una sforbiciata slitta a settembre
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio