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Fida ha analizzato i prodotti della categoria venduti ai clienti retail in Italia. Rinnovabili da preferire nel lungo termine, ma sul breve a pagare di più sono ancora le fonti fossili. Largo alla gestione attiva tra gli stili
Mentre infuria il dibattito sull’esito della Conferenza sul Clima di Dubai, con una parte dell’opinione pubblica soddisfatta del canale di dialogo aperto dai produttori di petrolio e un’altra che reputa insufficienti gli accordi raggiunti in seno ai consesso, anche gli investitori si preparano a una stagione che promette di elevare la transizione energetica a motore della rivoluzione sostenibile. Sono infatti sempre di più le case di gestione che lanciano fondi dedicati al tema, così come si moltiplicano gli approcci innovativi per cogliere tutte le sfaccettature di fenomeni quali la decarbonizzazione o l’agritech. Muovendo da queste premesse, abbiamo passato in rassegna i prodotti incentrati su energie tradizionali e alternative sia nell’ottica di individuare schemi ricorrenti o indicazioni utili ad affrontare il nuovo contesto sia per capire quanto la finanza verde sia matura anche sul fronte delle performance finanziarie.
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L’universo d’osservazione
A circoscrivere l’universo d’osservazione è stata Fida (Finanza Dati Analisi), società di sviluppo applicazioni software per i servizi finanziari e di distribuzione e analisi di dati nel risparmio gestito, che ha analizzato per FocusRisparmio gli andamenti realizzati fino al 12 dicembre 2023 dagli strumenti interessati (raggruppati in categorie omogenee per politica di investimento e altre caratteristiche quali-quantitative). In base ai dati raccolti, risultano distribuiti in Italia 59 fondi attivi dedicati al settore energetico (su un totale di 211), di cui 20 incentrati sulle fonti di generazione tradizionali e 39 su quelle alternative. Nutrita si dimostra però anche la famiglia dei passivi, con un totale di 24 veicoli quotati su Borsa Italiana: dieci legati ai combustibili fossili e 14 ai loro sostituti green.
Categoria Fondi ed Etf socialmente responsabili
Le classifiche realizzate da Fida propongono un confronto tra il settore delle energie tradizionali, intimamente legato ai combustibili fossili, e quello delle energie alternative, improntato invece sulle rinnovabili. Nel complesso, osserva la financial analyst della società, Monica Zerbinati, il comparto si dimostra un’asset class non particolarmente performante e soprattutto associata a livelli di rischiosità tra i più elevati. Ma gli indici di categoria, che vengono calcolati separatamente su fondi attivi ed Exchange traded funds, mostrano comunque alcune importanti differenze infragruppo. In primo luogo, spiega l’esperta, emerge chiaramente una sovraperformance imputabile alla gestione attiva: in relazione alle fonti classiche, i prodotti con questo stile rendono infatti il 2,34% year-to-date contro il 5,08% di passivo registrato dai corrispettivi passivi; nel caso delle fonti alternative, sono sì in negativo ma molto meno dei corrispettivi Etf. Quanto al confronto tra le due categorie, prosegue Zerbinati, “pur confermando un’impostazione indubbiamente vantaggiosa delle energie alternative nel lungo termine, su orizzonti più ridotti sono quelle tradizionali a regalare le maggiori soddisfazioni in termini di performance”.
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Le energie alternative rappresentano una categoria nella quale gli asset manager hanno dato libero sfogo alla creatività: le società target costituiscono un paniere decisamente variegato soprattutto in termini di ramo di attività e dimensioni societarie. “Con una voluta semplificazione”, conclude Zerbinati, “possiamo affermare che i portafogli dei fondi focalizzati su questo ramo risultano caratterizzati da top ten piuttosto leggere in termini di peso, nonchè difficilmente sovrapponibili”.
Le classifiche
Primi 5 Fondi Azionari Energie per Perf. YTD
Tra i primi cinque fondi azionari attivi specializzati in energie tradizionali, spicca la duplice presenza di Goldman Sachs. La società americana si posiziona infatti al secondo posto (+3,95%) con un veicolo dedicato alla transizione ambientale mentre occupa il terzo gradino del podio con uno strumento che cavalca il trend mediante un focus sulle infrastrutture. In vetta c’è invece Schroders, che da gennaio al 12 dicembre ha guadagnato l’8,28% grazie al fondo Global Energy. Da sottolineare anche la comparsa in top cinque di una casa di gestione italiana, Mediolanum, con un prodotto che ha saputo limitare le perdite di un anno complicato all’1,33%. A livello complessivo, spiccano i dati sulle performance a tre anni: una dimostrazione di come la guerra in Ucraina abbia spinto le prestazioni delle aziende di settore e delle strategie su di esse incentrate.
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Più variegata appare invece la classifica dei fondi sulle energie alternative, a riprova anche di come tutte le case stiano lavorando intensamente per cavalcare il megatrend tramite prodotti dedicati. Al primo posto c’è il Clean Energy Transition di Pictet (+15,46%), seguito da Bgf Sustainable Energy (+4,73%) e da RobecoSAM Smart Energy di Robeco (+3,09%). Ai piedi del podio, compare invece Invesco con il suo Energy Transition.
Primi 5 Fondi Etf Energie per Perf .Ytd
Primi 5 Etf Azionari Energie Alternative per Perf. Ytd
Anche a livello di gestione passiva, tanto nel caso dei combustibili fossili quanto in quello delle fonti tradizionali, il quadro appare simile. E questo nonostante risulti evidente come le performance siano ben più largamente caratterizzate dal segno meno.
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