Per i gestori, il nuovo governo adotterà una politica fiscale prudente e proverà a ricucire con l’UE. Con vantaggi per l’equity di Sua Maestà. Ecco i settori cui guardare
Niente destra, siamo inglesi. Mentre in tutta Europa soffia forte il vento del conservatorismo, il Regno Unito svolta con decisione a sinistra e mette la parola fine a 14 anni di dominio Tory. Il laburista moderato Sir Keir Starmer ha infatti stravinto le elezioni generali ottenendo una maggioranza molto ampia e infliggendo al premier uscente Rishi Sunak la peggiore sconfitta dal 1834, anno in cui venne fondato il partito. Soddisfatti i mercati, sempre favorevoli a governi stabili e che ora vedono buone prospettive di rimbalzo per l’azionario di Sua Maestà. Ma la strada non sarà in discesa: il nuovo esecutivo dovrà infatti affrontare sfide importanti per rianimare l’economia britannica, con un margine di manovra fortemente limitato dalla difficile situazione di bilancio.
Quentin Fitzsimmons, portfolio manager Fixed Income di T. Rowe Price
Quentin Fitzsimmons, portfolio manager Fixed Income di T. Rowe Price, vede tre sfide per Starmer e tutte con importanti implicazioni macroeconomiche: la politica fiscale, la riforma del mercato del lavoro e quella dell’edilizia, oltre alle relazioni con l’Unione europea. “Il nuovo governo dovrebbe attenersi alle attuali regole tributarie”, spiega, aggiungendo che il primo bilancio dovrebbe essere presentato in autunno e ci si aspetta un approccio prudente. “In caso di deficit di spesa”, precisa, “è probabile che l’esecutivo preferisca aumentare le tasse piuttosto che la quantità di finanziamenti presi a prestito”. Quanto all’occupazione, Fitzsimmons vede laburisti già vicini ad annunciare riforme per ridurre le disuguaglianze sociali. “Dovranno però essere cauti per garantire che non esasperi la pressione inflazionistica”, avverte: in caso contrario, “i tassi di interesse potrebbero dover rimanere più alti più a lungo”. Secondo l’esperto di T. Rowe Price, i provvedimenti sul settore delle costruzioni dovrebbero invece permettere a Starmer di aumentare il tasso di crescita potenziale del Pil. “Potrebbe rivelarsi politicamente costoso ma i benefici a lungo termine per l’economia Paese sarebbero significativi”, chiarisce. Per quanto riguarda Bruxelles, anche se il Labour party non cercherà di annullare la Brexit, la convinzione dell’esperto è che assisteremo a tentativi di stringere legami più stretti per alleviare alcune delle attuali frizioni commerciali con il blocco. “Ciò richiederebbe una notevole quantità di tempo e un’ampia negoziazione ma probabilmente il livello del crescita potenziale aumenterebbe e si assisterebbe a una ripresa degli investimenti”, analizza.
Rimbalzo in vista per l’azionario Uk
Matthew Beesley, chief executive officer di Jupiter AM
Al di là delle sfide, i gestori vedono comunque buone prospettive per l’equity di sua maestà. In particolare Matthew Beesley, chief executive officer di Jupiter AM.“Il mercato britannico ha fondamentali molto sani e sta operando su livelli vicini ai massimi storici”, dice, precisando che le valutazioni sono però ai minimi a causa dell’incertezza politica degli ultimi anni. A suo parere, ci sono quindi tutti i presupposti per sperare che il nuovo governo inauguri un periodo di stabilità politica e si impegni a realizzare una chiara strategia di crescita industriale. “Le azioni del Regno Unito hanno registrato una solida performance quest’anno e ci aspettiamo un rimbalzo sostenuto del mercato”, aggiungono Adrian Gosden e Chris Morrison, investment manager UK Equity Income di Jupiter Am. I due esperti vedono soprattutto quattro fattori di supporto a questo scenario: l’indebolimento dell’inflazione, un potenziale taglio dei tassi da parte della Bank of England, valutazioni interessanti e una buona performance degli utili aziendali.
Per Louise Dudley, portfolio manager for Global Equities di Federated Hermes, l’housing e l’energia ma anche i trasporti e i servizi finanziari o altri settori chiave del Paese sono destinati a beneficiare del programma di crescita che è già stato definito. “Il ‘greening’ di questi comparti offre enormi opportunità agli investitori”, osserva, ricordando che ambizione, consapevolezza e una chiara tabella di marcia sono garanzie utili per aziende e mercati. “La tempistica dei tagli dei tassi sarà fondamentale per mantenere una crescita positiva seppur modesta e fragile”, sottolinea però l’esperta, secondo cui il rischio politico si ridurrà di fronte alla stabilità. Inoltre, per Dudley, gli stretti legami con l’UE sono un altro probabile vantaggio per le imprese più piccole: “Nel breve si prevede una continuazione dello status quo ma già il bilancio d’autunno sarà molto importante per definire le prospettive delle aziende britanniche fino al 2025”.
Quanto ai Gilt, la crescita sarà la “carta per uscire di prigione” dei laburisti. Ne sono convinti Mark Nash, Huw Davies e James Novotny, investment manager Fixed Income Absolute Return della stessa Jupiter. “È probabile che ripongano le loro speranze in un migliore accordo commerciale con Bruxelles per cercare di ridurre gli attriti e anche nella liberalizzazione delle leggi britanniche in materia di pianificazione”, prevedono. Se Starmer e colleghi ci riusciranno, i tre esperti credono possano esserci nuove speranze per una più forte crescita economica e una minore pressione inflazionistica. “Riteniamo che i rendimenti dei titoli di Stato UK siano a buon mercato rispetto ad altri Paesi con una posizione fiscale debole (ad esempio la Francia)”, affermano, “e quindi potrebbero ricevere afflussi da altri mercati obbligazionari sovrani sfiduciati”.
Gordon Shannon, portfolio manager di TwentyFour AM, fa notare come i Gilt non abbiano reagito quasi per nulla al responso delle urne. Una dimostrazione, secondo lui, di quanto la vittoria schiacciante di Starmer sia stata anticipata. “Dal punto di vista del mercato obbligazionario”, osserva, “le politiche fiscali e di spesa dei laburisti equivalgono allo status quo e questo ci induce a non attenderci alcuna volatilità politica interna”. “Il mercato rimarrà invece concentrato sul percorso dell’inflazione e dei tassi d’interesse”, conclude.
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