Dazi, tregua USA-Cina: per i gestori non è ancora tempo di abbassare la guardia
Mercati in festa per l’accordo di Ginevra sulla pausa di 3 mesi e il prosieguo dei negoziati. Asset manager: disgelo iniziato, ma la guerra commerciale non è finita
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Con una mossa a sorpresa, il primo ministro Rishi Sunak ha indetto le elezioni generali del Regno Unito per il prossimo 4 luglio, in anticipo rispetto al previsto, nonostante i sondaggi diano il suo partito in enorme svantaggio. I laburisti di Keir Starmer, avanti di circa 20 punti, per ora sono strafavoriti e quella dei Tory appare quasi una sconfitta annunciata. Tanto che i mercati fanno già i conti con il probabile ritorno a Westminster, dopo dieci anni, di un governo di sinistra. Secondo i gestori, il compito che aspetta il nuovo premier è difficile ma non impossibile: resuscitare la moribonda economia della Gran Bretagna, frenare l’alta inflazione e tornare ad attirare gli investitori. E per questi ultimi, visto il sentiment decisamente basso nei confronti dell’equity di sua maestà, potrebbe essere il momento giusto per essere coraggiosi. Sempre con la dovuta cautela.
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Per Azad Zangana, senior European economist and strategist di Schroders, l’accelerazione di Sunak sulla data del voto potrebbe spiegarsi con un probabile rallentamento della crescita britannica, in combinazione con un carovita più rigido del previsto. “Un’inflazione più sostenuta sembrerebbe in grado di allontanare i tagli dei tassi e con essi la prospettiva di una riduzione dei costi dei mutui”, sottolinea.
Dello stesso parere è anche il chief investment officer di Moneyfarm, Richard Flax, che aggiunge come il numero uno dei conservatori avrebbe potuto aspettare l’autunno, sperando in dati economici migliori in grado di cambiare il sentiment degli elettori. “Forse questo significa che il primo ministro e i suoi consiglieri non sono così ottimisti sul fatto che l’economia migliorerà nei prossimi mesi. Magari questa analisi può sembrare eccessiva, ma in ogni caso getta un’ombra sul messaggio di un’inflazione più bassa e di una crescita leggermente migliore”, osserva.
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Quanto alle previsioni di quello che potrebbe comportare un governo laburista, entrambi gli esperti fanno notare come per ora Starmer sia rimasto decisamente sul vago quanto al programma. A offrire qualche spunto è stata solo la Cancelliera ombra Rachel Reeves, che lo scorso 19 marzo ha citato tre imperativi: “In primo luogo, garantire la stabilità; in secondo luogo, stimolare gli investimenti attraverso una partnership con le imprese; in terzo luogo, riformare per sbloccare il contributo dei lavoratori e il potenziale non sfruttato in tutta la nostra economia”.
Secondo Zangana, in particolare il secondo imperativo sembra essere un ramoscello d’ulivo per le aziende, che hanno avuto buone ragioni per temere la passata leadership laburista. “Dimostrare di essere in grado di lavorare con successo con le imprese è importante non solo per attrarre investimenti diretti esteri, ma anche per consolidare la sua reputazione agli occhi dei mercati”, chiarisce. L’esperto di Schroders segnala anche che la ‘securonomics’ della Reeves sembra preannunciare un approccio più ponderato al commercio internazionale e alla globalizzazione, il che potrebbe significare politiche protezionistiche contro la Cina.
In termini di politica fiscale, Flax fa notare che i laburisti hanno cercato di dissipare l’idea di un aumento delle tasse, ma il timore resta. “Non ci si stupirebbe troppo se Rachel Reeves si alzasse dopo due mesi in parlamento per dire qualcosa del tipo: mi dispiace molto, è tutto molto peggio di quanto pensassimo, alla fine dobbiamo incrementare la pressione fiscale. Questo tipo di incertezza non aiuta di certo gli asset finanziari del Regno Unito”, afferma.
A questo proposito, Zangana punta l’attenzione sull’evidente desiderio di migliorare i servizi pubblici, il che comporterà senza dubbio un aumento degli investimenti statali. “È probabile che le nuove regole fiscali escludano gli investimenti pubblici e si concentrino solo sulla spesa quotidiana”, spiega. A suo parere, l’obiettivo sarà probabilmente quello di equilibrare il bilancio corrente utilizzando le entrate fiscali, ma di consentire l’indebitamento per pagare i maggiori investimenti pubblici. Il tutto al fine di ridurre il debito complessivo nel medio termine. “La campagna elettorale costringerà inevitabilmente il partito a offrire maggiori dettagli. È probabile che siano necessari alcuni aumenti delle tasse, cosa difficile visto il ‘fiscal drag’ che si sta verificando”, avverte.
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Come spesso accade, però, le sfide vanno oltre i partiti. E Flax evidenzia come molti problemi, come l’elevata pressione fiscale e l’aumento del debito in rapporto al PIL, potrebbero essere migliorati con una crescita più rapida. “Un governo entrante spererebbe in una riaccelerazione dell’economia nei prossimi trimestri, anche per incrementare il gettito fiscale. Questo potrebbe andare bene nel breve periodo, ma è difficile ottenere tassi di crescita più elevati in modo duraturo”, analizza.
Per Zangana, inoltre, trovare soluzioni per le sfide strutturali a lungo termine dell’economia britannica sarà fondamentale per aumentare la crescita e il tenore di vita. Queste sfide includono l’invecchiamento demografico, l’adattamento al cambiamento climatico, un ambiente commerciale esterno più ostile e una scarsa crescita della produttività. “Si spera che ciò significhi anche un miglioramento dei rendimenti per gli investitori, che da tempo evitano in larga misura i mercati pubblici del Regno Unito”, evidenzia.
Quanto agli investitori, Graham Ashby, gestore del fondo UK All Cap di Schroders, ricorda che attualmente il sentiment nei confronti delle azioni britanniche è molto basso e si chiede se un cambio di governo possa coincidere con un’inversione di tendenza. “Gli investitori contrarian potrebbero sostenere che le cose possono solo migliorare”, dice. Ricordando il motto di Warren Buffett secondo cui è saggio ‘essere timorosi quando gli altri sono avidi e avidi quando gli altri sono timorosi’.
È dunque il momento di essere avidi? Per l’esperto di Schroders alcuni indicatori contrarian suggeriscono di sì e un nuovo governo potrebbe migliorare alcune condizioni per l’equity britannico. “Basti pensare ai livelli molto bassi delle allocazioni azionarie nazionali dei fondi pensione, specialmente rispetto ad altri Paesi. Nessuno ha la sfera di cristallo per quanto riguarda i tempi esatti, ma è difficile che i fondi pensione domestici possano ridurre ulteriormente e in modo significativo la loro esposizione”, precisa. Anche Flax vede valore negli asset britannici, ma ritiene ancora corretto sostenere la necessità di portafogli diversificati a livello globale. “Anche se il Regno Unito non è l’unico ad affrontare questo tipo di sfide”, conclude.
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