Bailey non esclude un allentamento in giugno. Migliorano le stime su PIL e inflazione. Per gli investitori, la potenza di fuoco dell’istituto centrale britannico potrebbe spingere i mercati UK
Dalla Bank of England (BOE) non sono arrivate sorprese, ma un ventata di ottimismo. Come atteso dai mercati, la banca centrale britannica per la sesta volta consecutiva ha lasciato tassi al 5,25%, il livello più alto da 16 anni. Ma ha rivisto in meglio le sue previsioni sull’inflazione, mostrandosi più fiduciosa sul futuro del Regno Unito. In particolare il governatore Andrew Bailey ha aperto a un taglio già in giugno (che costituirebbe anche un potenziale sostegno alla campagna elettorale del premier uscente Rishi Sunak), dicendo che tale mossa “non è esclusa né pianificata”. Tutto dipenderà dai dati. Per gli investitori, quindi, la svolta si avvicina e ormai le possibilità di una sforbiciata nella prossima riunione sono date al 50%.
A supportare questa visione, c’è anche il fatto che, nel corso del meeting, i voti a favore dello status quo sono stati sette, contro due che si invece si sono espressi per una riduzione del costo del denaro di 25 punti base. Nella riunione precedente erano stati otto contro uno. Bailey ha anche parlato di “notizie incoraggianti” sul fronte del carovita, dicendosi “ottimista sul fatto che le cose si stiano muovendo nelle giusta direzione”. E aggiungendo di aspettarsi che l’incremento dei prezzi si avvicini al target fissato da banca e governo già entro i prossimi due mesi. Ma ha pure avvertito che la BOE ha “bisogno di vedere ulteriori evidenze di un’inflazione destinata a rimenare bassa per poter tagliare i tassi d’interesse”.
Al rialzo le stime sul Pil, al ribasso quelle sull’inflazione
Per quanto riguarda le nuove stime, l’istituto centrale ha confermato che il Regno Unito è uscito dalla recessione tecnica registrata a cavallo della fine dell’anno scorso e ha corretto al rialzo le previsioni: ora ci si attende che l’economia di sua maestà nel secondo trimestre si espanda dello 0,4%, contro lo 0,1% precedentemente preventivato. Merito, fra l’altro, dell’incremento demografico della popolazione, ma anche dei primi effetti del taglio fiscale sui contributi previdenziali di milioni di cittadini britannici introdotto dal governo di Rishi Sunak con l’ultima finanziaria. Quanto all’inflazione, si prevede che torni prossima all’obiettivo del 2% nel breve termine, per poi aumentare leggermente nella seconda metà di quest’anno, a circa il 2,5%, a causa della fine delle politiche legate all’energia. Il carovita dovrebbe poi calare all’1,9% tra due anni e all’1,6% tra tre.
La view dei gestori
Secondo Stephen Payne, portfolio manager di Janus Henderson, la notizia più importante emersa da questa riunione è che la ripartizione dei voti sia cambiata, con due membri che ora votano per un taglio, tra cui il vicegovernatore Dave Ramsden. “Interessante notare poi che la BOE ha rivisto al ribasso le proprie previsioni sul carovita, anche assumendo le previsioni di mercato sui tagli dei tassi a venire, tanto da prevedere un’inflazione al di sotto dell’obiettivo tra due anni e ancora di più tra tre”, sottolinea. Aggiungendo che secondo l’istituto centrale “i rischi di persistenza dell’inflazione si stanno riducendo”. Insomma, “tutto ci lascia spazio a un allentamento della politica monetaria, che ci prepara a un taglio dei tassi a giugno, seguito da altri in futuro. Nell’ultima settimana i mercati si sono mossi per valutare questa eventualità , che proseguita anche oggi con un ulteriore calo dei rendimenti dei Gilt e con un rally dei titoli azionari nazionali”, osserva.
Per Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, sembra nel Regno Unito si sta cominciando a respirare un’aria di cauto ottimismo, con i mercati che prezzano un primo taglio dei tassi già durante l’estate. “In attesa di nuovi sviluppi sul fronte dei dati, l’approccio cauto dei policymaker riflette il loro impegno a raggiungere gli obiettivi economici di lungo termine, consapevoli della complessità dei rapporti che legano la politica monetaria all’attuale congiuntura economica”, osserva Flax. Anche James Smith, capo economista di Ing, vede indicazioni di “un maggiore ottimismo” da parte della Bank of England e del suo governatore. E per questo ipotizza il primo taglio “a giugno o più probabilmente ad agosto”.
La BoE potrebbe spingere i mercati Uk
Michaël Lok, group cio e co-ceo Asset Management di UBP, fa notare che con un’inflazione che ha iniziato a decelerare, Bailey e colleghi hanno ora un ampio margine d’azione. “Questo suggerisce che la BOE probabilmente ridurrà il suo tasso d’interesse principale dal 5,25% al 4% nel corso di quest’anno, con ulteriori tagli previsti nel 2025, puntando a un tasso finale fra il 3,50% e il 3,25%”, afferma. Per l’esperto, inoltre, “l’attuale recessione tecnica del Regno Unito sta incrementando la capacità d’intervento della banca centrale, che può scegliere un ciclo d’allentamento più aggressivo rispetto al tasso massimo del 4% della Bce”.
Secondo Lok, quindi, con valutazioni azionarie depresse, gli indici UK potrebbero presto subire una rivalutazione, invogliando gli investitori a tornare sul mercato azionario di sua maestà. “Ad esempio, l’indice Ftse 250 scambia con uno sconto di circa il 40% rispetto alle azioni globali, il che presenta opportunità promettenti nelle società a orientamento nazionale, a condizione che gli investitori scelgano con cura i titoli”, conclude.
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