A luglio il PMI composito frena oltre le attese, zavorrato dal manifatturiero. L’indice tedesco torna in zona contrazione e alla Francia non basta l’effetto Olimpiadi. Secondo gli analisti, per Francoforte è una doccia gelata
Dopo lo slancio a sorpresa registrato nei primi tre mesi dell’anno, la ripresa economica dell’Area euro potrebbe arrestarsi nel secondo trimestre, costringendo la Banca centrale europea a rivedere al ribasso le stime rese note a giugno. Segnali negativi arrivano infatti dagli indici PMI di luglio, tutti in calo e sotto le attese, che segnalano un’espansione del terziario troppo marginale per riuscire a compensare la flessione del manifatturiero. E che tratteggiano un quadro di indebolimento dell’economia e di pressioni sui prezzi ancora elevate in grado di fornire argomenti sia ai falchi sia alle colombe dell’Eurotower.
L’indice Hcob Flash composito dell’Eurozona, redatto da S&P Global, si è attestato a 50,1 punti, in calo dai 50,9 di giugno e sotto i 51,1 stimati. Il dato, ai minimi da cinque mesi, è solo marginalmente superiore alla soglia che divide l’espansione dalla contrazione (50 punti) e segnala quindi una quasi stagnazione dell’attività del settore privato. Che la ripresa del blocco si stia affievolendo lo indicano anche l’indice PMI dei servizi, sceso a 51,9 da 52,8, valore minimo dal marzo scorso, e quello manifatturiero, arretrato a quota 45,6 da 45,8, dato peggiore da sette mesi. Il consensus prevedeva per entrambi un aumento, rispettivamente a 52,9 e 46 punti. I nuovi ordini sono diminuiti per la seconda volta consecutiva e la fiducia è scesa ai minimi da sei mesi. Inoltre, il tasso di inflazione dei costi ha accelerato, ma la debolezza della domanda ha spinto le aziende ad un minore aumento dei prezzi di vendita, facendo segnare l’incremento più lento dallo scorso ottobre.
Il PMI tedesco torna in contrazione, alla Francia non basta l’effetto Olimpiadi
A zavorrare l’Eurozona sono state ancora le due economie principali. In Germania il PMI composito è arretrato a 48,7 punti dai 50,4 di giugno: il livello più basso da quattro mesi, al di sotto delle previsioni che si aspettavano un aumento a 50,7. Colpa ancora delle difficoltà del settore manifatturiero, il cui indice è calato a 42,6 punti dai precedenti 43,5, ma anche di un rallentamento dei servizi, con il PMI sceso a quota 52 da 53,1. La Francia è lievemente migliorata, grazie all’impulso generato dalle imminenti Olimpiadi sul settore terziario, dominante nel Paese, ma è rimasta comunque in zona contrazione. Il PMI a luglio composito è salito infatti a 49,5 punti dai 48,2 del mese prima, grazie all’accelerazione dell’indice dei servizi, arrivato a quota 50,7 da 48,8. In flessione invece l’indicatore del manifatturiero, a 44,1 punti dai 45,3 di giugno.
La ripresa perde vigore: a rischio le stime BCE
Carsten Brzeski, global head of Macro di ING
“Sebbene il miglioramento del sentiment delle imprese nei primi mesi e una crescita del PIL migliore del previsto nel primo trimestre avessero sostenuto le speranze di una sorprendente ripresa, gli ultimi sviluppi si sono rivelati una doccia fredda. E non di quelle che danno sollievo in estate, ma piuttosto una doccia gelata in inverno, quando la caldaia è rotta”, commenta Carsten Brzeski, global head of Macro di ING. A suo parere, l’unico aspetto positivo dei PMI di luglio è che le aspettative sui prezzi di vendita si sono attenuate. “Tuttavia, il fatto che i costi degli input siano aumentati suggerisce che non c’è ancora motivo di ritenere vinta la battaglia contro l’inflazione”, avverte.
Secondo Brzeski , dopo un inizio d’anno sorprendente, i dati disponibili per il secondo trimestre suggeriscono un rallentamento dell’Area. “Un’osservazione che sembra essere condivisa dalla BCE, come indicato dalla presidente Christine Lagarde nella conferenza stampa della scorsa settimana”, precisa. L’istituto centrale ha infatti modificato il suo linguaggio ufficiale, affermando che i rischi per le prospettive di crescita non sono più bilanciati, ma inclinati al ribasso. “Sebbene questo cambiamento di linguaggio pare essere dovuto principalmente a un secondo trimestre più debole del previsto, è anche alto il rischio che le previsioni di crescita a breve termine dell’Eurotower debbano essere nuovamente riviste al ribasso a settembre”, osserva quindi l’esperto ING.
Brzeski ricorda che negli ultimi due anni Francoforte ha dovuto regolarmente ritardare il profilo della ripresa economica, avendone strutturalmente sovrastimato forza e tempi. “È stato con le previsioni di giugno di quest’anno che la banca centrale ha anticipato per la prima volta il profilo trimestrale della crescita dell’Eurozona: una mossa che, con il senno di poi e tenendo conto degli ultimi sviluppi, appare sempre più prematura”, conclude.
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