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Il confronto fra le categorie FIDA dedicate a questi comparti mostra da un lato lo straordinario momento della performance aggregata dei settoriali legati alle fonti tradizionali e dall’altro la solidità della crescita delle rinnovabili nel tempo. Con alcune sorprese in termini di classificazione Sdfr…
“Alcuni temi legati alla sostenibilità hanno una vita molto più lunga rispetto al fenomeno oggi mainstream dei fondi conformi alla normativa SFDR. Tra questi spiccano infatti gli strumenti che investono in società attive a vario titolo nel settore delle energie alternative: una categoria che vanta prodotti con decenni di operatività sui mercati. Gli operatori del settore possono svolgere attività anche molto diverse tra di loro: dalla ricerca e sviluppo di nuove tecnologie alla realizzazione di nuove infrastrutture, passando per i lavori di efficientamento energetico”, spiega Monica Zerbinati, analista finanziario di FIDA introducendo il tema dell’appuntamento settimanale con Conoscere a fondo.
“Alla categoria, contrassegnata da caratteristiche di evidente sostenibilità ambientale, viene naturale contrapporre gli Azionari Settoriali Energia, che raccoglie strumenti che hanno come paniere di riferimento le società attive nelle energie tradizionali, aventi come oggetto perlopiù i combustibili fossili. Anche qui le declinazioni sono molteplici: la ricerca di nuovi giacimenti, all’attività estrattiva, la costruzione di infrastrutture per il trasporto ed il commercio, come i metanodotti o le navi petroliere”, specifica Zerbinati in merito al raggruppamento dei prodotti di investimento operato da FIDA.
“Come lecito attendersi, la categoria delle energie alternative presenta prodotti contraddistinti da criteri Esg molto apprezzabili: quasi tutti sono conformi all’art. 9 della SFDR il punteggio attribuito da FIDA nell’ambito delle valutazioni ESG rating è compreso tra 77 e 86, in una scala da 0 a 100”, analizza.

“Tra le energie tradizionali”, prosegue Zerbinati, “figurano dei prodotti classificati art. 8 SFDR, ed anche se la maggior parte, invece, rientra nella fattispecie ex art. 6, il FIDA ESG Rating è compreso tra 53 e 71. La valutazione di sostenibilità, infatti, non è interamente basata su criteri ambientali ma include, a parimerito, aspetti sociali e di governance, che possono essere appannaggio anche di prodotti che investono in combustibili fossili”.

Dal punto di vista puramente quantitativo, il profilo di rischio e rendimento delle due categorie produce uno scenario piuttosto chiaro: sulla scia di un megatrend che ha coinvolto il mondo intero in una rivoluzione culturale, le fonti rinnovabili hanno prodotto risultati davvero incredibili in termini di performance; solo nell’ultimo anno il fenomeno risulta invertito: il confronto grafico a uno e dieci anni chiarisce lo scenario a colpo d’occhio.
Confronto a un anno

Confronto a dieci anni

Il rally del gas e gli extra profitti dei provider energetici, che hanno approfittato delle tensioni geopoliche, sta producendo ritorni mai visti prima, con l’ovvio spostamento delle masse verso quei (pochi) attivi in allungo nell’anno corrente.

“Le prospettive, tuttavia, rimangono buone: se nell’immediato è impossibile pensare di rinunciare a gas e petrolio, proprio le recenti difficoltà – che denunciano la totale dipendenza di molti Paesi sviluppati dalle forniture estere – nel medio termine dovrebbero incentivare ogni canale di produzione di energia in autonomia”, conclude Zerbinati.
“Conoscere a fondo” è la rubrica di FocusRisparmio.com in cui passiamo al setaccio una specifica asset class su un orizzonte di investimento di medio-lungo periodo, coinvolgendo i gestori dei fondi top performer in un’analisi a più voci sui driver di performance e sulle prospettive di rendimento dei prossimi mesi.
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