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Confermato ad aprile il rialzo dei prezzi in Francia e Spagna. Confcommercio-Censis: in Italia cala il reddito disponibile delle famiglie, che puntano ad accantonare di più
L’inflazione non molla l’Eurozona e pesa sulle tasche dei consumatori e sulla ripresa. Dopo le previsioni nere delle Bce sui prezzi per i prossimi 12 mesi, il carovita si conferma in risalita ad aprile sia in Francia sia in Spagna. Mentre in Italia Confcommercio lancia l’allarme: il risparmio sta esaurendo il sostegno ai consumi, mentre l’incertezza per il rialzo di prezzi e tassi comprime le intenzioni di acquisto. Un senso di insicurezza che spinge le famiglie ad accantonare di più per fare fronte a difficoltà e imprevisti.
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Francia e Spagna, i prezzi risalgono
Dopo il dato tedesco di aprile, che ha mostrato un’inflazione in lieve calo ma ancora a livelli decisamente elevati (+7,2%), Parigi e Madrid sono tornate a fare i conti con la corsa dei prezzi. Il mese scorso l’indice del carovita in Francia si è attestato al 5,9% su base annua, in aumento dal 5,7%di marzo a causa del balzo dell’energia. Su base congiunturale l’incremento è stato invece dello 0,6% contro il +0,7% del mese precedente. Per la Spagna, l’indice dei prezzi al consumo ha segnato una crescita tendenziale del 4,1% dopo il +3,3% di marzo, mentre su base mensile è salito dello 0,6% dal +0,4% di 30 giorni prima.
Contro l’inflazione gli italiani tornano a risparmiare
In Italia, dove in aprile l’Istat stima un indice dei prezzi in salita dell’8,3% su base annua dal +7,6% di marzo (+0,5% la variazione mensile), il risparmio sta intanto esaurendo il sostegno ai consumi. Con inevitabili ripercussioni sulla ripresa economica. A sottolinearlo è l’annuale rapporto Confcommercio-Censis su fiducia e consumi delle famiglie, stando al quale l’incertezza per il carovita e il rialzo dei tassi di interesse sta riducendo le intenzioni di acquisto e porta i cittadini ad accantonare quanto possibile nel timore di difficoltà impreviste.
Se la propensione al risparmio torna a crescere, il reddito resta però al palo. “Nel 2022, a prezzi costanti, non abbiamo recuperato né il reddito disponibile pro capite del 2019 né, tantomeno, quello del 2007, cioè il massimo. Siamo addirittura sotto di 150 euro in termini reali rispetto al 1995, cioè quasi trent’anni fa”, sottolinea il direttore dell’ufficio studi, Mariano Bella. Che aggiunge: “Nel lungo periodo la spesa reale è andata un po’ meglio del reddito: abbiamo quasi recuperato i livelli di quattro anni fa ma siamo sotto i massimi del 2007 ancora di 800 euro a testa”. E con “una contraddizione pericolosa”: sebbene la fiducia sia ai massimi storici o quasi, le intenzioni di acquisto risultano inferiori non solo a quelle del 2022 ma anche a quelle del 2019. Colpa del contesto incerto, appunto, lo stesso che porta le famiglie a voler “ricostituire un adeguato stock di risparmio”. Quanto all’inflazione, Confcommercio ritiene che il dato tendenziale senza ulteriori shock potrebbe tornare sotto il 6% già ad agosto e scendere sotto il 3% a ottobre, per finire sotto il 2,5% nella media del prossimo anno.
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