I dati definitivi diffusi da Assogestioni certificano una raccolta complessiva che per lo scorso anno ha tenuto a +15 miliardi di euro. Flussi sostenuti sull’azionario e una fuga dall’obbligazionario, su cui già si intravede l’inversione di tendenza ad inizio 2023. Tutti i dati e i commenti dei protagonisti dell’industria
L’ufficio studi Assogestioni ha diffuso i dati definitivi per il 2022, certificando la tenuta dell’industria in un anno straordinariamente complicato per i mercati, caratterizzato da una correlazione tra azionario e obbligazionario che ha visto entrambe le asset class muoversi costantemente al ribasso.
I numeri
A fine 2022, il patrimonio gestito ammontava a 2.212 miliardi, principalmente a causa dell’effetto mercato. L’Ufficio Studi stima che negli ultimi tre mesi l’impatto sulle masse sia stato pari a +0,5%, arrivando a +0,9% sui soli fondi aperti. Un’inversione di tendenza che lascia intravedere un miglioramento, senza però limitare il contributo negativo di questa variabile per l’intero anno.
La raccolta netta dell’industria del 4° trimestre è stata pari a +7,4 miliardi, dato che porta il saldo complessivo dell’anno a +14,86 miliardi. Per quanto riguarda i soli fondi aperti, sebbene negli ultimi tre mesi siano stati registrati 1,48 miliardi di deflussi, l’intero 2022 si è concluso con +8,5 miliardi euro di nuove sottoscrizioni.
“Allargando lo sguardo al 2022 notiamo quella che può essere definita una buona tenuta della raccolta netta”, sottolinea Alessandro Rota, direttore dell’Ufficio Studi di Assogestioni.Nel dettaglio, i fondi aperti hanno raccolto 8,5 miliardi nell’anno. “Questo risultato dei fondi è di particolare valore se paragonato ad altri periodi di crisi, come il biennio 2007-2008 quando registrammo un’emorragia di quasi 200 miliardi o il 2011, quando la crisi del debito sovrano portò a oltre 30 miliardi di deflussi”, aggiunge.
Tra i fondi aperti, a spiccare sono stati i prodotti azionari, che hanno attratto +4,7 miliardi nel trimestre, per un bilancio in positivo per oltre 22 miliardi nell’intero 2022. I fondi obbligazionari hanno invece registrato 1,6 miliardi di deflussi e chiudono l’anno a -17,4 miliardi.
“Nonostante i pesanti cali delle quotazioni”, commenta Rota sul punto, “la raccolta dei fondi azionari si è tenuta costantemente in territorio positivo, segno che una buona parte degli investitori italiani è entrata nel comparto più rischioso approfittando dei valori a forte sconto sui mercati”.
Sul fronte delle gestioni di portafoglio, gli ultimi tre mesi del 2022 hanno visto una raccolta netta positiva per 7,1 miliardi di euro. Complessivamente le gestioni di portafoglio chiudono l’anno a -95 mln euro, frutto del saldo tra i +6,6 miliardi delle GP retail e i -6,7 miliardi delle gestioni istituzionali.
“All’interno delle gestioni istituzionali, la componente dei mandati previdenziali, che storicamente è quella più stabile e più orientata al lungo termine, ha messo a segno una raccolta positiva di oltre 4 miliardi di euro”, conclude il direttore dell’Ufficio Studi di Assogestioni.
La presentazione dei dati Assogestioni si è tenuta in esclusiva su FR|Vision, corredata da una tavola rotonda in cui sono intervenuti Paolo Proli, head of Retail Division and Executive Board Member di Amundi Sgr, Patrizia Noé, head of Distribution Italy, Credit Suisse AM e Gabriele Alberici, head of Sales Italy di Generali Investments per commentare i dati dell’anno e soprattutto per dare la loro visione sul 2023 che attende il settore.
“Di fronte al contesto di policrisi dello scorso anno”, ha dichiarato Proli, “l’industria del risparmio gestito ha avuto una capacità di reazione maggiore rispetto al passato, grazie all’effetto combinato di tre virtuosismi. Anzitutto, abbiamo reagito con più freddezza allo scenario dei tassi, grazie ai fondi Buy and Watch. Dopodiché, l’industria è cresciuta ancora sull’ azionario grazie a due grandi strategie: l’educazione all’investimento ricorrente, con le campagne sui piani di accumulo, e la crescita nel mercato illiquido. Guardando avanti, crediamo che la salita della curva dei rendimenti oggi rappresenti un’opportunità in più. Sarà opportuno diversificare anche sulle emissioni high-yield ed emergenti a partire dalla seconda metà dell’anno, ruotare verso tematiche azionarie a impatto, come la transizione energetica continuando a erogare consulenza alla clientela in ottica di pianificazione finanziaria con la finalità di battere la perdita del potere d’acquisto, dato che l’inflazione è ancora estremamente elevata”.
“Gli afflussi del 2022 verso l’azionario non sorprendono”, ha commentato inoltre Noé, “poiché non c’è stata una valida alternativa, ma ora i rischi sono concentrati su questo segmento. Il problema è stata la correlazione azionario-obbligazionario, che è dinamica destinata, a nostro avviso, a permanere. Di conseguenza, quest’anno bisognerà diversificare sia diverse tra asset class, introducendo ad esempio gli alternativi illiquidi, sia all’interno delle medesime classi di attivo: per esempio, all’interno dell’azionario, temi come le infrastrutture quotate sono in grado di portare benefici al portafoglio anche in un contesto di inflazione elevata. Quest’anno probabilmente si potrà sfruttare il fatto che la Fed è più avanti nel ciclo dei tassi, prediligendo emissioni denominate in dollari ed obbligazioni dei mercati emergenti, sia sul fronte governativo che corporate. Siamo inoltre positivi sui bond high-yield e su tutti i titoli bancari”.
“Il 2022 è stato difficile per tutti ed è presto per stabilire se siamo usciti da questo periodo di difficoltà”, ha spiegato inoltre Alberici. “Detto questo, gennaio è stato un mese estremamente positivo. I bond sono tornati a beneficiare di una dinamica che non si vedeva da tempo, cioè un carry positivo. Nel 2023 le dinamiche di mercato vadano incontro a una normalizzazione. Questo scenario ha risvegliato l’appetito degli investitori, sia retail che istituzionali. L’arena competitiva si è ripopolata di concorrenti, ma si tratta di un’opportunità per l’industria del risparmio gestito, che può e deve ritagliarsi un proprio spazio con professionalità, consulenza e specializzazione. Per quest’anno, puntiamo su strategie dinamiche, flessibili, multi-strategy o soluzioni unconstrained, mentre sulle competenze core sarà fondamentale fare scelte più rigorose, con una gestione molto attiva”, ha concluso.
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