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Fabi: depositi giù di 43 miliardi nel 2023. Colpa del carovita e della caccia a rendimenti più elevati. Ma la ricchezza ferma resta alta: la classifica delle regioni
Ammonta a 1.153 miliardi di euro la ricchezza degli italiani ferma sui conti correnti. Il dato è di fine 2023 e risulta in calo del 3,6% rispetto all’anno precedente: colpa del carovita e della ricerca di rendimenti migliori, che hanno portato i risparmiatori a utilizzare 43 miliardi. A rivelarlo è l’ultimo rapporto Fabi, secondo cui la Lombardia ha il record di liquidità con 235 miliardi ed è pari a un quinto del totale e al doppio delle altre due regioni sul podio: Lazio e Veneto.
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Effetto inflazione: conti correnti più poveri
Nel 2023 l’alleggerimento dei salvadanai è stato un fenomeno generalizzato. Lo scorso anno, le uniche due regioni a registrare un aumento della liquidità sono state infatti la Sardegna e la Basilicata: rispettivamente 21 milioni di euro (+0,1%) e 50 milioni in più (+0,5%). Per tutte le altre il saldo dei conti correnti mostra invece il segno meno. L’ammanco più ampio è in Lombardia e risulta pari a 13,7 miliardi (-5,5%). Molto più distanti si collocano l’Emilia Romagna, con un deficit annuale di 5,4 miliardi (-5,2%), il Piemonte, con 4,7 miliardi in meno (-5,09%), il Lazio, con 3,9 miliardi (-3,2%), e il Veneto con 3,3 miliardi (-3,1%). Seguono la Toscana (3,2 miliardi), la Liguria (1,8 miliardi), le Marche (1,4 miliardi), la Campania (1,2 miliardi), la Sicilia (1,1 miliardi) e la Puglia (un miliardo). Sotto quota un miliardo di rosso si trovano altre sette regioni: 557 milioni in Friuli Venezia Giulia (-2,1%), 552 milioni in Abruzzo (-2,3%), 535 milioni in Umbria (-3,6%), 220 milioni in Trentino Alto Adige (-0,8%), 136 milioni Valle d’Aosta (-4,7%), 97 milioni in Calabria (-0,4%) e 50 milioni in Molise (-0,8%).
Ma la liquidità ferma resta consistente
Nonostante il calo, i salvadanai restano comunque consistenti. E continuano a mostrare la scarsa propensione degli italiani a investire anche quando la ‘tassa dell’inflazione’ sulla liquidità è più pesante e le remunerazioni sono poco attraenti. Tolta la Lombardia, che non ha rivali, il Lazio può ad esempio vantare 120,9 miliardi fermi sui conti e il Veneto 105,4 miliardi, ovvero il 10,5% e il 9,2% delle riserve tricolore.
La classifica prosegue poi con: 97,7 miliardi in Emilia Romagna (8,5%), 90,1 miliardi in Piemonte (7,8%), 87,7 miliardi in Campania (7,6%), 72,9 miliardi in Toscana (6,3%), 60,4 miliardi in Puglia (5,3%), 58,1 miliardi in Sicilia (5,1%), 32,1 miliardi in Liguria (2,8%), 30,3 miliardi nelle Marche (2,6%), 28,7 miliardi in Trentino Alto Adige (2,5%), 26,1 miliardi in Friuli Venezia Giulia (2,3%), 25,6 miliardi in Calabria (2,2%), 23,1 miliardi in Abruzzo (2,0%), 22,7 miliardi in Sardegna (2,0%), 14,3 miliardi in Umbria (1,3%). Sotto quota 1%, nel terzetto di coda, si trovano la Basilicata con 10,8 miliardi (0,9%), il Molise con 6,1 miliardi (0,5%) e la Valle d’Aosta con 2,7 miliardi (0,2%).
Rendimenti bassi e diversi a seconda delle Regioni
La Fabi ha anche analizzato le divergenze territoriali per quanto riguarda i rendimenti offerti dalla liquidità. Con cinquemila euro sul conto corrente in banca si guadagnano 18,2 euro l’anno a Trento e Bolzano, 15 euro a Firenze, 13 euro a Roma, 11 euro a Milano e Perugia. La stessa somma, invece, frutta appena 6,5 euro a Napoli, 7 euro a Trieste, 8 euro a Catanzaro, Potenza, Genova e Aosta.
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La classifica delle remunerazioni mostra quindi che non ci sono le stesse opportunità di guadagno per i risparmi delle famiglie italiane: la media nazionale del tasso d’interesse praticato dalle banche alla clientela per un conto corrente fino a cinquantamila euro è dello 0,21%, ma da Nord a Sud vi sono livelli assai diversi. Poco conta che le regioni a Sud della Capitale vantino il 25% del portafoglio di liquidità tricolore. Sarà per effetto del rischio o della affidabilità di chi deposita, sta di fatto che la liquidità premiata e apprezzata dalle banche è quella depositata al Nord e nel Centro Italia. I rendimenti migliori si trovano in Trentino Alto Adige, ma è il Centro l’area dove la media dei tassi bancari sui conti correnti è la più alta, con un livello pari allo 0,27%.
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