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Il numero di risoluzioni è sceso. Grandi asset manager, come BlackRock, hanno ridotto il loro supporto rispetto al 2019. E la Sec rende tutto più difficile
Nella stagione assembleare 2020, le risoluzioni che chiedevano trasparenza sui rischi climatici negli Stati Uniti sono state solo 14, in calo dalle 17 dell’anno precedente. Il numero è lontano dalle 57 richieste avanzate nel 2016. La diminuzione è in parte dovuta al fatto che molte questioni vengono affrontate prima di arrivare al voto, attraverso il dialogo attivo tra i fondi e le aziende, il cosiddetto engagement.
Numero di richieste di disclosure sui rischi climatici negli ultimi 5 anni

Il declino, tuttavia, è anche un campanello d’allarme. “Riflette la crescente ostilità della Securities and exchange commission (Sec) verso le proposte sul cambiamento climatico”, spiega Jackie Cook, responsabile della Stewardship research di Morningstar. Le nuove regole, approvate a fine settembre, sono più restrittive sulla possibilità di sottoporre delle risoluzioni, con conseguente disincentivo anche alle attività di azionariato attivo.
Chi può fare la differenza
Il rischio che sul clima si facciano passi indietro negli Stati Uniti è alto. Un altro segnale di allarme viene dal comportamento delle grandi società di gestione. I dati Morningstar sulla stagione assembleare 2020 mostrano che il supporto alle risoluzioni sulla trasparenza in tema di rischi climatici è stato inferiore al 2019 tra alcuni big dell’asset management come BlackRock e American Funds. “Dal momento che gestiscono ingenti patrimoni, sono spesso tra i maggiori azionisti delle più grandi aziende globali”, afferma Cook. “In molti casi, il loro voto pro o contro fa la differenza nel far passare o meno una proposta”.
Per BlackRock, il livello di supporto è stato superiore a quello dato nel periodo 2016-2018, ma inferiore all’anno scorso. Come mostra la tabella, la percentuale è scesa dal 25 al 14%. Il dato stona rispetto alle parole dell’amministratore delegato, Larry Fink, che a gennaio nella sua lettera annuale ai Ceo (Chief exectuive officer) aveva indicato come uno dei principali temi di lungo termini la sfida al cambiamento climatico.
Supporto alle risoluzioni relative alla disclosure sul clima negli ultimi 5 anni negli USA

Segnali positivi
La stagione assembleare 2020 ha però mostrato anche segnali incoraggianti. Il primo è il fatto che il grado di supporto alle risoluzioni sulla disclosure dei rischi climatici non è mai stata così alta: in media il 40% contro il 30% dell’anno scorso. Il secondo è l’incremento del sostegno a queste proposte da parte di altri grandi asset manager, tra cui Fidelity, State Street e Vanguard.
Lobby e presidenziali Usa
Allargando lo sguardo a tutte le risoluzioni in tema di clima, 34 in totale, il quadro rimane in chiaroscuro. Una ventina hanno riguardato la richiesta di trasparenza sulle attività di lobby sia diretta che attraverso le associazioni di categoria, che a loro volta fanno pressioni sulla politica e finanziano le campagne elettorali, un tema caldo dato che a novembre ci saranno le presidenziali statunitensi. Tre proposte di questo tipo sono state avanzate da BNP Paribas all’assemblea di aziende Usa nel portafoglio dei suoi fondi e chiedevano spiegazioni su come l’attività di lobby si allineava con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima.
Del totale di risoluzioni su questioni climatiche, 12 sono state avanzate dalla coalizione Climate Action 100+, iniziativa a cui hanno aderito oltre 500 investitori in tutto il mondo per un patrimonio gestito complessivo superiore a 47 mila miliardi di dollari. Il colosso guidato da Larry Fink, nonostante sia entrato a gennaio, si è opposto a tutte, eccetto due. Altri big dell’asset management, tra cui Fidelity e Vanguard, hanno votato contro su ogni richiesta avanzata da CA 100+.
“Nel complesso, anche se il livello di supporto medio alle risoluzioni sul clima è in aumento, in linea con le preoccupazioni per i rischi connessi alla sottovalutazione del problema, le più grandi società di gestione americane continuano a votare contro molte delle misure per avere maggiore trasparenza e una miglior governance aziendale sulle questioni ambientali”, conclude Cook. Di conseguenza, sono ancora troppe le occasioni mancate per promuovere realmente, non solo a parole, la transizione verso un’economia meno inquinata.
* Editorial manager di Morningstar
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