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Secondo l’Osservatorio Plannix, il 93% ritiene necessario integrare la pensione ma solo il 25% si è rivolto a un consulente. La maggioranza non agisce, non conosce gli strumenti e si informa online
Consapevoli e preoccupati per un futuro pensionistico che appare sempre più grigio, eppure ancora restii ad occuparsene concretamente. L’ennesima conferma dell’immobilità che caratterizza gli italiani di fronte al problema previdenziale arriva dall’Osservatorio di Plannix, piattaforma di pianificazione finanziaria personale. Secondo lo studio della società, il 93% dei cittadini valuta l’opzione di integrare l’assegno Inps con investimenti o piani di risparmio privati ma solo il 25% si è rivolto a un consulente esperto per analizzare la propria situazione.
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Il futuro previdenziale preoccupa ma resta un mistero
L’indagine ha coinvolto 1.322 persone tra lavoratori di ogni categoria e pensionati, per un livello di istruzione che va dalla licenza media al master universitario. E dalle risposte emerge che gli italiani sono seriamente preoccupati per quanto accadrà: in particolare, il 59% del campione teme di ricevere un assegno insufficiente mentre un quarto ha paura di andare a riposo in età molto avanzata e un 9% è addirittura convinto di non arrivare a percepire alcun importo. Ma, nonostante il livello di allarme sia così alto, le conoscenze in materia restano scarse. Basti pensare che il 15% degli intervistati non ha idea dell’età in cui lascerà l’impiego e il 34% non è neppure in grado di quantificare i contributi che versa in un anno. La quota di chi ha calcolato o fatto stimare il valore mensile netto del proprio assegno previdenziale si attesta infatti al 47%: il 36% prevede di poter percepire tra i mille e i 1.500 euro, il 22% tra i 1.500 e i 2mila, il 22% oltre i 2mila e il 18% meno di mille. In generale, sintetizza il report, il 29% ammette di essere poco informato, il 52% mediamente informato e il 20% molto informato.
I più preoccupati non sono tanto i ventenni, per i quali l’evento pensione è oggettivamente lontano, quanto i giovani tra i 35 e i 40 anni, che sono entrati in una fase di maggiore consapevolezza per fattori come la creazione di una famiglia o la nascita dei figli o ancora l’invecchiamento dei genitori. Tutte variabili che portano inevitabilmente a essere più responsabili e previdenti. “Se non si è già iniziato prima, come peraltro consigliabile, questo è il momento giusto per mettere in priorità la costruzione di un proprio piano pensionistico”, commenta il ceo e founder di Plannix Luca Lixi. Che sottolinea come attendere cinque o dieci anni, proprio in una simile fase, potrebbe rivelarsi un costoso errore. Circa invece i timori espressi dai partecipanti sull’entità delle prestazioni, il manager ritiene che siano più che comprensibili. “Con una popolazione sempre più anziana e le nascite in calo, tra qualche anno non ci sarà materialmente una base di lavoratori sufficiente a coprire il fabbisogno delle pensioni. E tra le possibili misure volte a ridurre questo impatto, potrebbe esserci proprio quella di diminuire gli importi”, osserva Lixi.
Solo un italiano su 4 prende il suo futuro previdenziale
Coloro che hanno preso in mano la situazione sono ancora una minoranza: solo uno su quattro ha fatto analizzare la sua situazione previdenziale da consulenti esperti. Per avere informazioni, poi, il 26% si limita a svolgere ricerche online mentre c’è un 22% che continua a temporeggiare senza fare nulla. Tra quelli che hanno agito, invece, il 12% ha preferito affidarsi a un consulente, l’11% a una compagnia assicurativa o a una banca e il 4% a un Caf di zona. Un fenomeno simile si riscontra anche sul fronte delle competenze: il 41% degli intervistati si documenta su siti web specializzati, il 29% non si tiene aggiornato, il 10% consulta i social, il 9% il consulente finanziario, il 6% si affida al passaparola e il restante 5% al consulente del lavoro. “C’è una tendenza a credere che lo Stato ci verrà incontro in qualche modo o a pensare che le cose cambieranno da qui al momento del ritiro”, sottolinea Lixi. Per l’esperto, tuttavia, questo modo di pensare contiene un grave errore: ritenere che la stabilità finanziaria personale sarà sempre in balìa di qualcuno e qualcosa di esterno.
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Pensione integrativa e Tfr
Altro dato preoccupante è che, nonostante gli italiani pronti a valutare la possibilità di integrare la pensione con investimenti o piani di risparmio privati siano una percentuale di tutto rispetto (93%), appena l’11% conosce tali strumenti. Un dato che da il paio che quello relativo all’età di interessamento: solo il 54% del campione ha infatti iniziato a pianificare la propria situazione pensionistica da quando ha cominciato a lavorare mentre il 27% dopo i 40 anni, il 12% dopo i 50 e il 7% dichiara che lo farà quando si avvicinerà al ritiro. Da ultimo, il 29% conserva il proprio Tfr in azienda. “I risparmiatori non conoscono il settore previdenziale. E la varietà di offerta crea enorme confusione”, segnala Lixi. Inoltre, prosegue, “la maggior parte delle persone non ha a disposizione i corretti mezzi per fare delle valutazioni su ciò che è più adatto alle proprie esigenze”. Secondo cui solo un buon percorso di educazione finanziaria o un consulente possono dunque aiutare a sbloccare questa situazione.
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