Nel 2022, rapporto attivi-pensionati in salita grazie al rimbalzo dell’occupazione. Ma la soglia di sicurezza dell’1,5 è ancora lontana. E, per il futuro, servono politiche attive, meno anticipi e più aderenza alla legge Fornero. Il presidente di Itinerari Previdenziali: “Separare previdenza e assistenza per un welfare più sostenibile”
La previdenza tricolore resta sostenibile, anche se per poco. È il dato principale che emerge dall’undicesimo rapporto di Itinerari Previdenziali, presentato martedì 16 gennaio alla Camera dei deputati per fare il punto sul settore. Secondo la ricerca, curata dall’Ufficio Studi della società di cui è presidente Alberto Brambilla, l’aumento dei contratti di impiego ha infatti spinto al rialzo il rapporto tra gli occupati e chi si è ritirato dalla vita la lavorativa, controbilanciando la crescita dei pensionati riscontrata nel corso del 2023. Eppure, l’Italia resta fanalino di coda in Europa e rischia di vedere la sua spesa pubblica aumentare sempre di più per fronteggiare l’invecchiamento della forza lavoro. Ecco perchè saranno cruciali soprattutto due fattori per garantire la tenuta del sistema anche nei prossimi anni: il rispetto della riforma Monti-Fornero e la capacità di gestire la più grande transizione demografica di sempre.
Più pensionati e ancora troppe prestazioni ‘pro-capite’
Il rapporto mostra come il numero di cittadini che percepiscono un assegno pensionistico sia passato a 16,1 milioni nel 2022 dai 16,09 milioni del 2021 e dai 16 del 2018, anno in cui si era toccato il valore più basso di sempre grazie al progressivo inasprimento dei requisiti anagrafici e contributivi. Un incremento di 32.666 unità (circa lo 0,2%) che Itinerari imputa, nonostante le numerose cancellazioni di prestazioni in pagamento da 35 anni e più, alle deroghe alla Fornero introdotte dal 2014 e culminate nell’approvazione di Quota 100 e Quota 102. In crescita anche il tasso di pensionamento grezzo: un residente su 3,65 ha infatti concluso la vita lavorativa, dato elevato considerando che il picco di invecchiamento della popolazione si avrà nel 2045. Da notare come, sebbene il 51,7% dei pensionati totali sia rappresentato da donne, proprio la componente femminile registri un rallentamento del tasso di crescita su base annua: da oltre 20mila ad appena 5.530 in più, contro le 27.136 unità in più degli uomini. Per l’associazione, si tratta di una conseguenza non immediata ma evidente dell’equiparazione tra i generi dell’età pensionabile avvenuta a partire dal 2018.
Quanto al numero di prestazioni, al 2022 ne risulta in pagamento lo 0,06% in più dell’anno prima: si tratta di 22,7 milionidi posizioni, per un totale di 13.207 trattamenti. Oltre 17mila vengono erogate nella tipologia Ivs, quasi 4.500 sono erogazioni assistenziali Inps e poco più di 641mila rientrano tra le indennità dell’Inail. Tuttavia, mentre la prima e la terza categoria risultano in calo, la seconda registra un’accelerazione dello 0,95% che è riconducibile all’aumento delle somministrazioni. Una tendenza che trova conferma anche nell’analisi di lungo corso condotta dal Centro Studi e Ricerche: tra il 2008 e il 2022, infatti, le pensioni Ivs e le prestazioni indennitarie sono calate rispettivamente del 4,92% e del 32,6% mentre i trattamenti assistenziali sono cresciti del 7,06%. Il risultato è che ciascun pensionato riceve in media 1,411 prestazioni, il numero più basso dal 2006 ma ancora troppo consistente. In altre parole, è in pagamento una prestazione ogni 2,584 abitanti, ossia una per famiglia (escludendo dal computo il reddito di cittadinanza e trattamenti di enti locali), e la pensione media si attesta tra le più alte d’Europa con un importo di quasi 20mila euro
Sale l’occupazione. Ma il Paese resta fanalino di coda
Il numero di occupati rilevato da Itinerari ha continuato a salire nel 2022 e si è attestato sui 23,3 milioni, una cifra superiore a quella pre-pandemica. Allo stesso modo, lo smaltimento delle scorie legate ai lockdown ha favorito la riduzione dei beneficiari di cassa integrazione: sono stati solo 865.463 contro gli oltre 7 milioni del 2020, per una spesa complessiva di circa 2 miliardi di euro. Eppure, nonostante lo slancio del nostro mercato del lavoro prosegua anche nel 2023, l’Italia si conferma tra le nazioni peggiori d’Europa in materia di lavoro. Secondo i dati Eurostat relativi al terzo trimestre 2023, il nostro Paese si colloca infatti all’ultimo posto per occupazione globale, distante di quasi 10 punti percentuali dalla media europea (61,4% contro 70,4%), all’ultimo per occupazione femminile (52,5% contro il 65,7% della media), al quartultimo per occupazione giovanile (15-24 anni). Poco meglio fa il dato senior (55-64 anni), con un tasso del 58% contro il 64,3% Ue. Ecco perché, se è vero che il rapporto attivi-pensionati è risalito fino a 1,44, il report può non esimersi dal sottolineare come il parametro resti comunque ben lontano dal valore ottimale di 1,5 così come dal record di 1,45 raggiunto nel 2019. Le previsioni per gli anni a venire, sottolinea peraltro il documento, sono sì di un ulteriore miglioramento ma a patto che si riescano a limitare gli effetti su materie prime ed energia di scenari geopolitici incerti e si investa in politiche attive per il lavoro o misure industriali tali da rilanciare la produttiva e sanare il mismatch tra domanda e offerta.
Il welfare insostenibile e le altre e sfide future
Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali
A indicare con più precisione le sfide future è stato lo stesso Professor Brambilla. “Il sistema è sostenibile oggi e lo sarà anche tra 10-15 anni, quando la maggior parte dei baby boomer si saranno pensionati, ma per mantenere questo sottile equilibrio sarà indispensabile approntare interventi stabili e duraturi”, ha detto il numero uno di Itinerari Previdenziali. Quattro, in particolare, le misure citate dall’accademico: portare oltre i 63 anni l’età di pensionamento, specie considerando un’aspettativa di vita tra le più elevate nel mondo; favorire maggiormente l’invecchiamento attivo della popolazione, promuovendo un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione; sviluppare politiche occupazionali attive, da realizzare di pari passo con un’intensificazione della formazione professionale; alimentare la capacità di progettare una vecchiaia in buona salute.
Secondo lo studioso, quel che occorre è dunque un serio cambio di rotta da parte del nostro Paese. Al momento, infatti, l’impressione è che le autorità navighino a vista e senza bussola dinanzi a una transizione demografica di che ci vedrà raggiungere oltre 900mila ultra ottantenni nel prossimi 30 anni, con due famiglie su tre senza figli o addirittura costituite da un unico membro. E, se non si riuscirà a intervenire, il rischio è che peggiorino anche gli squilibri nei conti pubblici. A partire dal debito governativo, visto oltre la soglia dei 3mila miliardi giù tra dicembre 2o24 e febbraio 2025, per arrivare a un welfare tra i più cari del mondo. “Nel 2022 l’Italia ha infatti complessivamente destinato a pensioni, sanità e assistenza 559,513 miliardi di euro”, spiega Brambilla, “con un incremento del 6,2% sull’anno precedente”. E la spesa per prestazione sociali ha assorbito oltre il 51% di questa cifra. Un quadro che lo porta a sottolineare anche l’importanza di separare previdenza e assistenza, specie di fronte a oneri assistenziali cresciuti del 126,3% a fronte dei soli 37 miliardi della spesa previdenziale (+17%) e del 18% del Pil. Senza considerare i dati sul carico fiscale, secondo i quali il 44% della popolazione paga il 93% dell’Irpef oltre alla totalità di Ires e di altre imposte.
Fidelity: il 40% non è finanziariamente preparato per cicli di vita più lunghi. Per il 57% non ci sono soluzioni sufficienti sul mercato e oltre la metà aumenterà l'esposizione ad azioni e private asset
I fondi negoziali crescono, ma resta ancora tanta strada da fare. Maggi: “Tasso di adesione al 30-35%: è necessario aumentarlo, soprattutto tra i giovani”. Pronta la nuova campagna informativa
Indagine Amundi: in tutto il mondo i risparmiatori si informano e investono sempre più online. Italiani meno propensi al digitale: l’interazione umana resta preferita
La seconda puntata di “Alleati per il futuro”, il format promosso da Allianz Bank, registrata al Salone del Risparmio 2025 in diretta giovedì 24 alle ore 11.00. In studio: Nicola Palmarini, Carlo Balzarini e Francesca Bettio
La conferenza Assogestioni fotografa un sistema pensionistico ancora in salute. Ma per Nava (UE) e Fava (Inps) serve un ponte con i fondi pensione per aiutare i giovani. Educazione finanziaria, prodotti più competitivi e apertura ai mercati privati la ricetta dei gestori
Si continua a risparmiare denaro ma non lo si mette a frutto, soprattutto al Sud (71%). E la previdenza integrativa è diffusa solo al Nord (29%), con il 65% dei meridionali che si dice non interessato. La ricerca Athora
Covip: risorse in aumento rispetto ai 224,4 miliardi del 2023. Gli iscritti sfiorano i dieci milioni. E i rendimenti battono la rivalutazione del TFR grazie ai mercati
Nella prima puntata di “Alleati per il futuro”, il format di FocusRisparmio in collaborazione con Allianz Bank Financial Advisors, Mario Ruta (Allianz Bank Financial Advisors), Alberto Brambilla (Itinerari Previdenziali) e Diego Martone (Demia) hanno dialogato sul tema della previdenza complementare
Calo demografico, invecchiamento progressivo, aumento dell'aspettativa di vita e contrazione del mercato del lavoro: il sistema pensionistico pubblico italiano incespica nell'inseguire le nuove connotazioni della società. Cresce intanto la previdenza complementare. Su FR|Vision un format promosso da Allianz Bank Financial Advisors ne analizza l'impatto sul futuro dei risparmiatori
Grazie a un’occupazione in ripresa benché distante dai livelli europei, migliora il rapporto attivi/pensionati, fondamentale indicatore di tenuta della previdenza italiana: nel 2023 si attesta a quota 1,4636, valore molto vicino alla soglia di ‘sicurezza’ dell’1,5. Il sistema regge e continuerà a farlo, a patto di compiere - in un Paese che invecchia - decisioni più oculate in materia di anticipi e welfare complementare
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio