TFR, solo un italiano su tre ha scelto un fondo pensione
Indagine Moneyfarm: appena il 22% di quanto accumulato dai lavoratori è investito nella previdenza integrativa, il resto è rimasto in azienda. Colpa della disinformazione
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Dopo un 2022 da dimenticare anche sul piano della sicurezza pensionistica, nel 2023 i tassi in risalita e la ripresa post-pandemica migliorano il quadro a livello globale. Stando infatti al consueto Global Retirement Index targato Natixis Im, quasi tutti i Paesi sviluppati hanno ottenuto quest’anno un punteggio complessivo superiore al precedente. E non fa eccezione l’Italia, che passa dal 31esimo al 28esimo posto e entra per la prima volta nella top 30 della classifica.
L’indagine coinvolge 44 Paesi in cui la pensione è un problema sociale ed economico urgente e comprende le economie avanzate dell’Fmi, i membri Ocse e i Bric (Brasile, Russia, India e Cina). Prende in considerazione un’ampia varietà di fattori essenziali per godere di una pensione sana e sicura: indicatori finanziari ma anche considerazioni come l’accesso e il costo dell’assistenza sanitaria, le condizioni climatiche, la governance e la felicità generale della popolazione. Le classifiche si basano poi su un aggregato di punteggi medi dallo 0% al 100% per 18 misure di performance raggruppate in quattro sottoindici principali (finances in retirement, material well-being, health, e quality of life) combinati tra loro.
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Il nostro Paese mette a segno i risultati migliori nei sottoindici ‘Qualità della vita’ e ‘Salute’, dove si colloca rispettivamente al 20esimo e al 21esimo posto. Nel dettaglio, i miglioramenti si registrano nel settore dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari (dal 14esimo all’11esimo posto) con un aumento del 10% nel punteggio specifico.
A livello più in generale, il quadro nazionale si rileva invece eterogeneo. Mentre la qualità dell’aria sale quest’anno dal 26esimo al 24esimo posto, il Paese registra un calo in termini di felicità (27esimo dal 24esimo), di biodiversità e di habitat (24esimo dal 21esimo). Al calo sottoindice salute(prima eravamo 21esimi) contribuisce l’aspettativa di vita, che vede Roma uscire dalla top 10 probabilmente a causa dell’impatto del Covid. Invariate restano invece le classifiche relative alla spesa sanitaria pro capite e a quella assicurata (rispettivamente al 22esimo e al 27esimo), così come viene confermata la 35esima posizione nella classifica del ‘Benessere materiale’ per il terzo anno consecutivo, nonostante un leggero aumento del punteggio di tre punti percentuali. Invariato il ranking dell’uguaglianza di reddito (26esimi), mentre migliora quello del reddito pro capite (dal 22esimo al 20esimo posto) nonostante una leggera diminuzione del punteggio.
Per quanto riguarda la disoccupazione, l’Italia resta negli ultimi dieci posti ma registra un miglioramento marginale su base annua. Viceversa, nel sottoindice Finanza mantiene lo stesso punteggio dell’anno scorso, ma vede la sua posizione scendere dal 35esimo al 40esimo posto. Sul fronte inflazione, infine, mentre molti Paesi subiscono una variazione, registra uno dei cali più significativi, scendendo quest’anno di 27 posizioni nella classifica. Più positivamente, emergono miglioramenti marginali in diversi fattori, tra cui i tassi di interesse (14esimo dal 16esimo), le sofferenze bancarie (36esimo dal 39esimo), la governance (34esimo dal 35esimo) e l’indebitamento pubblico (41esimo dal 42esimo).
Allargando lo sguardo, la Norvegia mantiene il primo posto per il secondo anno consecutivo, con un punteggio complessivo pari all’83%. Portogallo, Spagna e Giappone sono invece i soli tre Paesi a registrare un peggioramento, mentre Svizzera e Lussemburgo (insieme alla stessa Oslo) sono gli unici a posizionarsi tra i primi dieci in ciascuno dei quattro sottoindici. Da segnalare poi l’ingresso della Germania nella top ten, con un punteggio del 76%, grazie ai significativi miglioramenti nei sottoindici ‘finances in retirement’ e ‘material wellbeing’.
“I fattori comuni di performance che hanno contribuito a stilare la classifica sono l’aumento dei tassi d’interesse, il miglioramento dei livelli occupazionali e il progresso ambientale”, spiega Marco Barindelli, responsabile per l’Italia di Natixis Im, che fa notare come la ripresa post-pandemia abbia fatto aumentare sia l’occupazione sia l’inflazione, con la conseguente reazione delle banche centrali. “Anche i progressi in campo ambientale hanno avuto un ruolo cruciale nel guidare i cambiamenti positivi in alcuni Paesi, che hanno adottato pratiche sostenibili e investito in iniziative per l’energia pulita, soprattutto in seguito all’invasione russa dell’Ucraina”, aggiunge.
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Nonostante il miglioramento del quadro macro e l’aumento generale della sicurezza pensionistica, un’ulteriore ricerca di Natixis Im, la Global Individual Investor Survey, rivela che l’ottimismo a livello generale non si fa sentire nella vita quotidiana dei singoli, ancora preoccupati per la pensione. L’analisi, condotta su un campione di 8.550 persone con un patrimonio investibile di almeno 100mila dollari, ha rivelato come ben il 48% del campione tema che “ci vorrà un miracolo” per andare a riposo in modo sicuro a fronte di un 28% convinto che sarà costretto a vivere in modo misurato e di un 21% deciso a continuare nel lavoro.
“Dopo un decennio di bassa inflazione e di grandi rendimenti a due cifre degli investimenti azionari, molti individui hanno nutrito aspettative irrealistiche ma l’anno scorso è stato un esame di realtà. I risparmi da soli non consentono alla maggior parte delle persone di raggiungere i propri obiettivi pensionistici”, sottolinea Barindelli. Per questo, l’esperto ribadisce che gli investimenti e la collaborazione con un professionista sono passi importanti per raggiungere la sicurezza finanziaria in pensione. “Ma, anche in tal caso, le persone devono fissare obiettivi realistici e massimizzare le opportunità di risparmio, a prescindere da quanto lontano possa sembrare il pensionamento”, precisa.
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