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Nei prossimi tre anni i professionisti europei, italiani compresi, si aspettano una crescita della propria attività del 10% annuo. E puntano a spostare il focus dalla gestione alla pianificazione
Guerra inflazione sono sfide difficili ma superabili. E i prossimi resteranno anni di crescita. Ne sono convinti i consulenti finanziari globali, italiani compresi, secondo cui nonostante l’importante correzione dei mercati e l’inflazione monstre, vedranno crescere le proprie attività nel corso del prossimo anno, con una aumento del 5% previsto dai professionisti europei che scende di poco, al 4,8%, per il nostro Paese. L’inatteso ottimismo emerge dall’indagine 2022 Financial Professionals di Natixis Investment Managers, che ha coinvolto oltre mille professionisti della finanza in Europa e nel Regno Unito, tra cui gestori patrimoniali, consulenti di investimento registrati, pianificatori finanziari e broker indipendenti.
Un contesto di mercato volatile
Geopolitica, inflazione e volatilità sono i tre principali rischi di mercato per i professionisti finanziari europei e britannici. In particolare, le preoccupazioni per il rischio geopolitico si attestano al 78% in Europa e al 73% in Italia, rispetto a una media globale del 57%. Tra gli italiani, se la prima fonte di preoccupazione è legata ai rischi geopolitici, gli altri rischi riguardano l’inflazione (61%), il rialzo dei tassi (52%) e la volatilità del mercato (41,3%). Sono ritenuti, invece, meno preoccupanti gli aspetti legati ai bassi rendimenti (21,3%), alle valutazioni (19,3%) e alla diffusione di nuove varianti Covid (13,3%).
Guardando ai rischi geopolitici, la guerra Russia-Ucraina ha avuto un impatto significativo sull’inflazione, in un momento in cui l’economia globale era in ripresa post-pandemia e la domanda di energia elevata. Oltre due terzi dei professionisti finanziari in Europa (63%) la considerano un rischio primario per il portafoglio. Nel frattempo, la volatilità sperimentata nella prima metà dell’anno, una delle fasi più lunghe dalla crisi finanziaria, causa una maggiore incertezza per i professionisti finanziari. Oltre un terzo in Europa (31%) la considera un rischio fondamentale, con la percentuale che sale al 41,3% in Italia.
Ma il futuro non è così nero. Sono in pochi infatti a pensare che lo scivolamento del mercato continuerà ancora a lungo. In media, i professionisti della finanza in Europa prevedono che la maggior parte dei principali indici registrerà guadagni modesti entro la fine dell’anno. Se però il dato in Europa si attesta al 4,2% per l’S&P 500, la proiezione per i professionisti italiani è più ottimistica raggiungendo il 6,4%. Per quanto riguarda poi l’andamento del Ftse Mib i consulenti italiani prevedono guadagni del 3,4%.
Un dato interessante è il confronto tra le proiezioni che i consulenti di ogni Paese formulano sulle attese di guadagno del proprio rispettivo indice nazionale rispetto ai loro omologhi nelle altre aree geografiche. Nello specifico, i professionisti italiani sono tra i meno ottimisti parlando dell’andamento del proprio indice. All’opposto si collocano alcuni Paesi dell’Estremo Oriente laddove i consulenti immaginano guadagni a due cifre per i rispettivi indici: a Singapore la crescita prevista dello Straits Times Index è del 13,8% e ad Hong Kong del 10,8% per l’Hang Seng Index.
Investimenti alternativi in aumento
In questo contesto di volatilità e di correlazione tra le performance di azioni e obbligazioni e di quotazioni depresse, gli investimenti alternativi sono in aumento. Più di tre quinti degli intervistati (68% in Europa) affermano che le attuali condizioni di mercato rendono più interessanti gli investimenti alternativi, come le infrastrutture, i private asset e le materie prime.
Tra i professionisti della finanza in Italia emerge un diffuso aumento di interesse nei confronti di queste asset class. Scomponendo il dato, si nota che il 54% degli intervistati ha aumentato l’interesse nei confronti delle materie prime, il 42,7% per i private asset e il 41,4% a favore delle infrastrutture.
Crescita delle attività del 10% nei prossimi tre anni
Nonostante l’attuale contesto, i consulenti finanziari ritengono di poter far crescere le proprie attività nei prossimi tre anni, con una crescita annua del 10% prevista dagli intervistati europei, percentuale di fatto confermata in Italia. A livello generale, inoltre, il maggior ottimismo si registra tra i professionisti in Germania (15%) e in Svizzera (15%) mentre l’orientamento più prudente è in Francia (10%), Spagna (10%) e nel Regno Unito (10%). In un contesto di mercato difficile, i consulenti dovranno concentrarsi sull’acquisizione di nuovi clienti e di nuovi asset. Ottimisticamente, gli intervistati in Europa prevedono di aggiungere 25 nuovi clienti all’anno al loro portafoglio di attività: mentre i professionisti della finanza in Italia hanno un’aspettativa più modesta di 20 clienti, dato tra i più bassi a livello mondiale.
A tal fine, oltre la metà sta segmentando i propri clienti in base all’età, alla ricerca di nuove opportunità e nuovi patrimoni. Complessivamente, l’84% (l’88,5% in Italia) si rivolge a persone di età compresa tra i 50 e i 60 anni, mentre un altro 54% (il 56,3% in Italia) si concentra su persone di età compresa tra i 60 e i 65 anni. In Italia, inoltre, è interessante notare come la percentuale più alta sia rappresentata dalla fascia d’età compresa tra i 35 ed i 50 anni, con addirittura il 90%.
Il 77% degli intervistati in Europa e l’82,7% in Italia ha indicato le referenze da parte dei clienti come strumento di crescita del business per i professionisti finanziari. Un altro 50% in Europa (62,7% in Italia) ritiene che il successo dipenderà dalla capacità di costruire relazioni con le generazioni future. I consulenti si concentrano anche sul miglioramento dell’accesso alla tecnologia (44% in Europa, 41% in Italia) con applicazioni rivolte ai clienti e strumenti di gestione delle relazioni con i clienti stessi, da intendere come un passo fondamentale per garantire il successo. In questo caso, c’è una grande barriera all’ingresso, che è rappresentata semplicemente dal costo dell’implementazione, secondo il 47% dei consulenti in Europa (il 42,6% in Italia).
Fornire valore ai clienti
Sapendo che le condizioni di mercato difficilmente forniranno quegli stessi elementi di supporto che hanno sostenuto le performance per gran parte dell’ultimo decennio, i professionisti della finanza dovranno adattare le strategie di portafoglio e di business. La metà (il 48% in Europa e il 54% in Italia, una delle percentuali più alte) afferma che in questo nuovo contesto il successo dipenderà dalla capacità di dimostrare come fornire valore ai clienti al di là della costruzione del portafoglio.
Con quest’obiettivo in mente, i professionisti della finanza guardano a due elementi. Ai portafogli modello: oltre 8 su 10 dichiarano di fare ricorso ai portafogli modello nell’ambito della loro attività e quattro quinti affermano che i loro clienti li apprezzano per i servizi di pianificazione finanziari. E alla pianificazione successoria: sulla scia della pandemia, infatti, i clienti stanno facendo considerazioni strategiche sulla propria vita e sugli aspetti finanziari (il 59% dei consulenti in Europa sottolinea come una domanda ricorrente dei propri clienti sia “Cosa succede se dovessi mancare? Ho fatto abbastanza per provvedere alla mia famiglia?”).
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