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Secondo gli State Street Institutional Investor Indicators, a gennaio la propensione al rischio è tornata a salire: più azioni europee, meno liquidità. Resta il pessimismo sui bond sovrani
Dopo aver chiuso il 2024 nel segno della prudenza, gli investitori istituzionali globali hanno inaugurato il 2025 con una ripresa dell’appetito per il rischio. Le azioni sono infatti tornate a crescere nei portafogli, a scapito della liquidità e del reddito fisso, mostrando una svolta nelle preferenze: ora è l’Europa il place to be. È quanto emerge dagli State Street Institutional Investor Indicators di gennaio che, nonostante il complicato contesto internazionale e la possibilità di una guerra commerciale globale, mostrano la ripresa dell’attività di ricerca del rischio già osservata prima della ‘pausa cautelativa’ di dicembre.
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Risale l’appetito per il rischio
Il mese scorso lo State Street Risk Appetite Index è infatti risalito a quota 0,36 punti, dopo il -0,09 registrato a fine anno, e gli indicatori delle partecipazioni mostrano un leggero aumento delle allocazioni azionarie, che si confermano al livello più alto degli ultimi sedici anni e mezzo. La liquidità è invece calata di 3 punti percentuali interamente a favore dell’equity, che ha registrato un afflusso di 5 punti percentuali. Il reddito fisso ha invece subito un deflusso di 1,3 punti base.
Più azioni, meno liquidità
Secondo Noel Dixon, senior macro strategist di State Street Global Markets, dagli indicatori di gennaio emergono soprattutto tre trend interessanti relativi al comportamento degli istituzionali. E il primo è proprio che il punteggio BRS è tornato in territorio positivo dopo una pausa. “Gli investitori a lungo termine hanno aumentato la loro esposizione azionaria di 5 pb su base mensile, finanziando in gran parte questo incremento con le loro partecipazioni in liquidità”, fa infatti notare l’esperto.
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Meno USA e più Europa
Il secondo aspetto degno di nota è che questi investitori hanno iniziato a ridurre marginalmente la loro esposizione alle azioni statunitensi a favore di quelle europee, Regno Unito compreso. Per Dixon, sia sta insomma iniziando a vedere valore nel Vecchio Continente, dove molte notizie negative sono già state prezzate. “Nonostante le preoccupazioni legate a possibili dazi, gli istituzionali sembrano pronti a ricominciare ad acquistare gradualmente nella regione”, osserva.
Continua il pessimismo sui bond sovrani
Infine, resta immutato e diffuso il pessimismo già osservato nelle precedenti rilevazioni nei confronti dei mercati sovrani a reddito fisso. Soprattutto verso alcuni titoli di Stato del Vecchio Continente. “I Bonos spagnoli e i BTP italiani continuano a registrare significativi deflussi. Nel frattempo, gli OAT francesi hanno iniziato a vedere qualche acquisto e i Bund tedeschi sono rimasti sostanzialmente stabili”, analizza Dixon. Aggiungendo che, complessivamente, il pessimismo sulla duration appare evidente. “I profili fiscali di molti Paesi europei continuano a rappresentare una fonte di preoccupazione per gli investitori a lungo termine”, conclude.
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