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La crescente penetrazione dei player esteri è un fenomeno che ha determinato una maggior apertura alla competizione di prodotto e una forte differenziazione per canale di collocamento e tipologia di clientela
Gli anni duemila segnano diverse trasformazioni nella composizione e rappresentatività del mercato italiano dei fondi comuni d’investimento. Primo fra tutti l’aspetto legato alla crescente istituzionalizzazione del mercato, imprescindibilmente connesso all’evoluzione dei diversi canali distributivi e della domiciliazione dei fondi.
In questo articolo analizziamo come i tre fenomeni si siano influenzati l’un l’altro nel corso degli anni con uno specifico focus sulla penetrazione dei fondi esteri nel nostro paese.
Un’offerta sempre più diversificata
I numeri raccontano di un mercato che in poco meno di due decenni ha visto il business delle case di gestione facenti capo a gruppi esteri passare da valori trascurabili (meno del 5% nel 2003) a più del 40% del patrimonio complessivo. Ciò fa del nostro paese uno dei mercati di maggior interesse per le fund house internazionali interessate a espandere la propria attività. Va detto che di pari passo è cresciuto il fenomeno dell’esterovestizione: considerando i fondi con domicilio lussemburghese o irlandese lanciato da gruppi italiani (fondi round-trip) la quota di mercato presidiata da fondi con domicilio estero sale al 70%.
Gli equilibri cambiano a partire dalla crisi finanziaria 2007-2008: dopo di essa la quota intestata agli italiani scende per la prima volta sotto il 50% del patrimonio totale. Nel 2015 esteri puri e round-trip si dividono equamente il mercato italiano (36% ciascuno), ma nei cinque anni successivi sono i primi a prevalere. A fine 2020 rappresentano il 48% delle masse gestite in Italia lasciando ai fondi di domicilio italiano il 22%.
Ad ognuno il suo mercato
Il ribilanciamento analizzato va di pari passo con l’aumento della penetrazione dei player esteri e con la crescente istituzionalizzazione del mercato tricolore. I due fenomeni hanno determinato la notevole apertura alla competizione di prodotto e una forte differenziazione sia per canale di collocamento che per tipologia di clientela.
I fondi esteri, infatti, si differenziano dagli italiani per una maggior presenza nei portafogli degli investitori istituzionali e si caratterizzano per la prevalenza del canale distributivo delle reti di vendita dal quale deriva oltre il 40% della raccolta. Secondo l’ultima relazione annuale di Assoreti, il patrimonio degli Oicr di diritto estero distribuiti dagli intermediari aderenti all’associazione a fine dicembre 2020 è di 192 miliardi (il 90% del totale); le masse afferenti ai fondi domestici si attestano a 22,6 miliardi. Per gli italiani, al contrario, è maggiore il peso specifico della clientela mass affluent (patrimoni inferiori ai 500.000 euro) raggiunta attraverso il canale bancario tradizionale.
I fondi esteri e il mercato istituzionale
L’effetto più evidente dei fondi esteri puri sul mercato italiano lo si può osservare dall’analisi della composizione degli investitori istituzionali italiani…
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*Senior research analyst Assogestioni
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