In un mondo sempre più frammentato e scosso da conflitti, le materie prime promettono di essere una delle nuove fonti di instabilità. E a guidare la corsa a queste risorse saranno i grandi temi del futuro: transizione energetica, clima, tecnologia
Paolo Magri, vicepresidente esecutivo dell’Ispi
Dopo un anno che ha visto emergere nuovi punti di rottura, il trend dominante del 2024 promette di essere la “grande frammentazione” dell’ordine mondiale. Ma se è vero che il pericolo più immediato in questo senso viene da Mosca, la minaccia futura si nasconde probabilmente altrove. E, soprattutto, porta con sé una grande differenza rispetto a quanto accaduto con il dossier russo-ucraino: l’Occidente non sarà chiamato a rispondere con lo strumento militare, bensì facendo il bilancio di quanto dipende da altri Paesi per materie prime strategiche o risorse necessarie alla transizione verde e a quella digitale. Il rapporto annuale di Ispi sottolinea ad esempio come l’80% della catena del valore del fotovoltaico e il 70% di quella dell’eolico dipendano dalla Cina, circostanza che spinge Usa ed Europa a proteggersi con misure sempre più protezionistiche. Sono anche questi, dunque, i fattori destinati a plasmare il quadro geopolitico oltre l’orizzonte tracciato dalle armi. FocusRisparmio ha cercato di capire come con Paolo Magri, vicepresidente esecutivo dell’Ispi.
La corsa mondiale all’approvvigionamento di metalli quali litio, cobalto e platino si incrocia con gli equilibri geopolitici, in particolare fra Usa e Cina. Ci sarà una crescita della tensione?
Certamente. Ne abbiamo avuta dimostrazione con recenti misure quali l’Inflation Reduction Act e il Chips and Science Act, pensate dagli Stati Uniti per riportare entro i propri confini la capacità industriale, soprattutto in materia di green economy. Anche il botta e risposta di sanzioni tra Washington e Pechino, cominciato con Trump – ma che Biden non ha fatto nulla per contenere – ne è la riprova: gli Usa puntano a frenare l’avanzamento tecnologico della Cina con …
A partire dall'ultimo paper di Morningstar dedicato al tema, l'analisi di un settore in crescita ma ancora molto concentrato a livello di distribuzione. Con un focus su vantaggi e svantaggi della categoria per gli investitori (soprattutto retail)
Fidelity: il 40% non è finanziariamente preparato per cicli di vita più lunghi. Per il 57% non ci sono soluzioni sufficienti sul mercato e oltre la metà aumenterà l'esposizione ad azioni e private asset
Due anime contrapposte, industria farmaceutica e biotecnologia, delineano traiettorie settoriali divergenti per innovazione e rapporto rischio-rendimento. Una lettura integrata tra fondi settoriali, benchmark e strategie di asset allocation
Uno studio di Assogestioni e Bain & Company presentato al Salone 2025 stima che i gestori italiani investiranno fortemente in questa tecnologia. Analisi di mercato e gestione dei portafogli le aree più impattate. Ma occhio alla normativa
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Nel 2025 i gestori prevedono una crescita degli aum del 13,7%. Ma temono geopolitica e inflazione. Per il 79% l’intelligenza artificiale accelererà la crescita degli utili. La Wealth Industry Survey 2025 di Natixis IM
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Dopo anni di rendimenti deludenti, le azioni EM tornano sotto i riflettori. Ma il fenomeno della concentrazione sta trasformando la leadership dei confini e dei Paesi all'interno dell'universo investibile. In due studi di Morningstar opportunità e sfide per i gestori
FIDA ha esaminato i prodotti tematici venduti in Italia per stilare una classifica dei più performanti e capire dove si celano le opportunità. In top ten largo alla visione globale, con le mega perno dei portafogli. Ma occhi anche agli investimenti regionali. E alle strategie meno convenzionali
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