Il consensus è troppo spostato verso una certezza di un soft-landing non supportata dai dati, secondo il group cio della società. Rischio credito e sopravvalutazione dell’equity i due principali pericoli da monitorare. Alta convinzione sul reddito fisso di qualità
Daniel J. Ivascyn, Group Chief Investment Officer di Pimco
Il percorso di Dan Ivascyn in PIMCO è iniziato più di vent’anni fa e non sono molti i momenti in cui è stato necessario affrontare un livello di cambiamento sui mercati come quello registrato nell’ultimo biennio.
“Abbiamo nuovi punti di equilibrio su tutte le metriche economiche fondamentali, anche se”, ha affermato il group cio dell’asset manager nel corso di un incontro dedicato alla stampa europea, “molto è già riflesso nei prezzi correnti”. Sollecitato nello scegliere una domanda ricorrente e particolarmente rilevante in questo momento, l’economista non ha avuto dubbi: “mi chiedo se il livello di debito attuale possa essere sostenuto e per quanto”, specificando, però, come questa sia una domanda obbligata in ogni contesto per un fixed income manager.
Splende il sole sul reddito fisso
“La nostra esposizione ai tassi si è alzata molto fino a superare i livelli degli ultimi anni, seguendo l’andamento dei rendimenti che stanno tornando ora alla media storica dopo lo shock determinato dalla pandemia che aveva portato questo dato ad abbassarsi come mai nella storia precedente”.
Il futuro è, dunque, luminoso per il reddito fisso tenuto conto che i ritorni incamerati dagli strumenti obbligazionari sono “a livelli tali da essere rendere l’asset class competitiva anche rispetto all’azionario”. “Anche considerando la persistenza dell’inflazione”, specifica Ivascyn, “i rendimenti reali restano interessanti”. Muoversi verso il fixed income, inoltre, non significa solo beneficiare del carry ma posizionarsi anche in vista di un atteso apprezzamento “che avverrà in modo veloce, sebbene con tempistiche non precisamente prevedibili”.
Inflazione, banche centrali e azionario i grandi interrogativi
Un fattore di grande interesse per gli investitori, segnalato dal group cio di PIMCO, è il ritorno del potenziale di diversificazione del reddito fisso rispetto all’equity a fronte di un rallentamento della corsa dell’inflazione.
Come e quando questo accadrà resta però un punto di domanda. “Pensiamo che la Fed abbia già deciso per almeno un altro rialzo. Tutto dipende poi dall’inflazione e se questa porterà alla necessità di un’ulteriore stretta ci saranno certamente effetti negativi per la crescita e per le prospettive dell’azionario. Se, al contrario, ci sarà un movimento discendente costante potremo vedere dei tagli già nel corso del 2024”, afferma Ivascyn.
Lo scenario di base di PIMCO è ora quello di un’inflazione “sticky” (appiccicosa) con un conseguente posizionamento leggermente al di sopra della media delle previsioni.
“Il rallentamento dell’economia non è finito e il consensus è troppo spostato verso una certezza di soft landing che non abbiamo ancora. Da un punto di vista di investimento dobbiamo tenere conto delle alte valutazioni raggiunte dall’equity e dalle possibili tensioni sui comparti di minore qualità del credito. Per questo motivo abbiamo un approccio cauto e abbiamo abbassato il livello coplessivo di rischio”, completa l’esperto.
Geraldine Sundstrom, portfolio manager di Pimco
Sul punto è intervenuta anche Geraldine Sundstrom, portfolio manager della società, che ha sottolineato come le attese del mercato siano posizionate per una crescita degli utili di + 12% da qui alla fine del 2024. “Contemporaneamente abbiamo un livello della crescita economica complessivo atteso in diminuzione. Non è impossibile avere una dicotomia di questo genere ma tali dati segnalano quanto sia alto il punto in cui si trovano attualmente le valutazioni azionarie”, conclude, specificando come in questo momento le attese sugli effetti dello sviluppo dell’intelligenza artificiale sugli utili aziendali siano tanto alte quanto da maneggiare con estrema cautela.
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