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Nei primi nove mesi dell’anno, performance su del 2,2% per i negoziali, del 3% per gli aperti e del 3,6% per i Pip. Battuto ancora il Tfr (+1,5%). Le posizioni salgono del 3%, le risorse del 6%
Rendimenti, iscritti e risorse in aumento. Complice il buon andamento dei mercati, i fondi pensione chiudono con successo anche i primi nove mesi del 2023. A tirare le somme è l’aggiornamento trimestrale della Covip, l’Authority di controllo del settore, che mostra come la previdenza complementare tricolore sia tornata stabilmente a crescere e abbia battuto il Tfr nel periodo gennaio-settembre.
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Attivi e rendimenti in aumento
Con la ripresa dei titoli azionari, l’attivo dei fondi pensione è aumentato e i rendimenti sono tornati a salire. Le performance medie si sono attestate al 2,2% per i negoziali, al 3% per gli aperti e al 3,6% per i Pip nuovi, contro una rivalutazione del Tfr dell’1,5%. Tutte le tipologie di forme pensionistiche e di comparti hanno messo a segno risultati positivi, in particolare nelle gestioni più esposte all’equity. I comparti azionari hanno registrato risultati mediamente pari al 4,5% per i negoziali, al 5,5% per gli aperti e al 6% peri i Pip. Per le linee bilanciate i rendimenti sono stati del 2,1%, del 3% e del 2,2%. Più contenute le performance di obbligazionari e garantiti (in media sull’1-2%).
Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni aggiunge anche i primi nove mesi del 2023, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche. Per quelle bilanciate vanno invece dall’1,8% dei Pip di ramo III al 2,7% dei negoziali e al 3% degli aperti. Viceversa, le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano risultati medi vicini allo zero o di poco superiori, mentre le gestioni separate di ramo I dei Pip, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,9%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è risultata pari al 2,4%.
In crescita, a fine settembre, risultano poi le risorse destinate alle prestazioni:215 miliardi di euro rispetto ai 205 miliardi di dicembre 2022 (+4,7% ). Poco più della metà dell’aumento, chiarisce la Commissione, è dovuto al miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio mentre l’incremento residuo è da attribuire ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 64,5 miliardi di euro nei fondi negoziali (+5,6% rispetto alla fine dell’anno scorso), di 30,3 miliardi negli aperti (+ 7,9%) e di 48 miliardi nei Pip (+5,4%).
Posizioni a quota 10,6 milioni
Passando alle posizioni, alla fine del terzo trimestre del 2023 queste erano 10,6 milioni, il 3% in più rispetto a fine 2022. A tali posizioni, che includono anche quelle di chi aderisce contemporaneamente a più forme, corrispondono 9,515 milioni di iscritti (+3%). Più nel dettaglio, nei fondi negoziali si contano 188mila posizioni in più (+4,9%), per un totale che sfiora i 4 milioni. Gli incrementi maggiori continuano a registrarsi nel fondo rivolto al settore edile (+86.700) e in quello del pubblico impiego (+28.900 posizioni). Seguono il comparto destinato al settore del commercio, turismo e servizi (+13.300) e quello rivolto all’industria metalmeccanica (+10.300). Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano invece 71.000 posizioni in più nei fondi aperti (+3,8%), mentre risulta meno dinamico il segmento dei Pip, con 40.000 posizioni in più (+1,1%). Alla fine di settembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme era pari, rispettivamente, a 1,912 milioni e 3,738 milioni di unità.
Salgono anche i contributi incassati
Infine, sempre nel corso dei primi nove mesi del 2023, i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e Pip hanno raggiunto quota 9,8 miliardi di euro, con una crescita del 6% rispetto al corrispondente periodo del 2022. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, passando dall’8% dei negoziali, al 6,4% degli aperti, fino al 2,5% dei Pip.
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