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La ricerca di salone.Sri, in programma il 18 e 19 novembre prossimi a Milano. Intanto Esma conferma: investitori UE sempre più interessati ai prodotti che puntano su aziende o settori in transizione
Il 74% dei fondi autorizzati in Italia è classificato articolo 8 o articolo 9, ovvero i due gradi di sostenibilità (light e dark green) previsti dal Sustainable finance disclosure regulation. Una quota che continua ad aumentare, ma che presenta un punto debole come ribadito più volte dalle Authority: la classificazione Sfdr, infatti, non è una label e queste tipologie di comparti possono avere diverse sfumature ESG. Prova ne è il fatto che i prodotti per investire sulla ‘Transition’ sono ancora poche decine: appena 45.
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La transizione al centro del salone.Sri
Se quindi gli investitori possono contare su un’ampia scelta quando si tratta di puntare su ciò che è sostenibile ora, lo stesso non possono fare quando vorrebbero focalizzarsi su ciò che lo sarà in futuro. A fare i conti è una ricerca di salone.SRI, primo evento nel nostro Paese dedicato all’intera filiera della finanza sostenibile, che alla transizione dedica la nona edizione in programma il 18 e 19 novembre prossimi a Milano. Il titolo di quest’anno è infatti ‘La forza della transizione Esg‘ e il tema verrà discusso e analizzato da oltre 30 tra asset manager, banche, assicurazioni, fondi pensione, aziende, advisor e studi legali, oltre che da esponenti delle maggiori istituzioni finanziarie tra cui Consob, BEI, BCE e Banca d’Italia.
ET.Group – The ESG knowledge company, la compagine che controlla le testate ETicaNews ed ESG Business Review e che ha ideato il salone.SRI, ha coinvolto un parterre di relatori e partner istituzionali di elevatissimo standing. Tra questi, Aldo Romani, head of sustainable finance della Banca Europea per gli Investimenti; Chiara Mosca, commissaria di Consob; Matteo Laterza, amministratore delegato di UnipolSai; Giuseppe Zafarana, presidente di ENI; Stefano Venier, amministratore delegato di Snam; Cristian Fabbri, presidente esecutivo di Hera.
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Fondi sulla transizione, aumenta l’interesse in Europa
Secondo gli ultimi dati dell’European Securities and Markets Authority, l’autorità di regolamentazione dei mercati europei, l’interesse degli investitori europei focalizzati sulla sostenibilità ha subito negli ultimi tempi un significativo spostamento verso quelle aziende che consentono una transizione da ‘brown’ a ‘green’, anziché concentrarsi soprattutto su investimenti già verdi. Tanto che gli afflussi netti nei prodotti focalizzati sulla decarbonizzazione dell’UE hanno quasi raddoppiato quelli nei fondi ESG negli ultimi due anni.
Nel suo report semestrale ‘Trends, Risks and Vulnerabilities’, l’Esma sottolinea infatti come, a fronte di una stabilizzazione dei comparti ESG, l’interesse per i prodotti che effettuano investimenti mirati in aziende o settori in transizione stia aumentando. Nonostante manchi ancora una definizione universalmente accettata per tali prodotti, attualmente si contano 136 fondi UE che hanno un riferimento a ‘transizione’ nel nome. Di questi, il 70% divulga ai sensi dell’articolo 8 e il 22% del 9. Inoltre, nonostante questa categoria sia ancora relativamente piccola (l’AUM ammonta a 39 miliardi di euro), ha in media attratto afflussi netti cumulativi per 27 milioni di euro negli ultimi due anni rispetto ai 14 milioni dei fondi ‘verdi’.
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