Investitori istituzionali in fuga dall’equity
Secondo gli Institutional Investor Indicators di State Street, a ottobre le partecipazioni azionarie sono calate ai minimi da 29 mesi. Salgono le allocazioni di liquidità. Pesa la guerra in Medio Oriente
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Incertezza e velocità di cambiamento: sono le due parole chiave scelte da Emanuela Musci, fondatrice di S&O Multi Family Office, nell’introdurre l’Annual Meeting Family Office che si è tenuto la settimana scorsa a Milano organizzato in collaborazione con il centro studi Itinerari Previdenziali, per descrivere lo scenario in cui gli attori del mercato si muovono e si confrontano. “Non più un ‘new normal’ – afferma Musci – ma un ‘never normal’ in cui le variabili in campo sono difficilmente misurabili e classificabili”.
L’esperta cita, a questo proposito, diverse survey sul settore (realizzate da PwC, EY, UBS e dal Politecnico di Milano) che confermano l’interesse delle famiglie per gli investimenti innovativi e nei mercati privati “tanto che circa due terzi del campione interrogato nei diversi studi ha aumentato l’allocation in private equity nel 2022 rispetto al 2021”. Il peso di questa asset class, tuttavia, è ancora ridotto nei portafogli delle famiglie investitrici italiane rispetto alle controparti Usa ed europee.
In sintesi, l’attrazione dei Family Office per l’innovazione si configura come una “questione genetica”, afferma Musci “in quanto originano per la maggior parte da famiglie imprenditoriali che hanno da sempre predisposizione a cercare impatti diretti sul tessuto produttivo”.
I family office per loro natura si configurano poi come investitori di lungo periodo, per cui gli effetti contingenti di un cambio di scenario nel breve si confrontano con un’asset allocation che tiene conto di diversi elementi e con un orizzonte temporale di più generazioni.
In generale, gli operatori intervenuti nel corso della mattinata su questioni più “operative” indicano come alla luce del contesto attuale non è consigliabile un cambio di asset allocation strategica.
“I portafogli sono impostati con un’ottica di lungo periodo, tenendo conto della possibilità di eventi imprevisti, e in questo rientra anche la decisione di dedicare una parte del patrimonio ai private market”, sottolinea Elena Pelloso, founder ATAI LAB Multi Family Office, che indica come un ingrediente decisivo in questo contesto sia la “disciplina”. Quest’ultima è una parola che ricorre anche negli interventi successivi.
“Per noi è fondamentale lavorare sul lungo termine, preparare un portafogli per le prossime generazioni applicando coerenza e disciplina negli investimenti”, conferma Michele Befacchia, Ceo Prader Family Office.
Anche per Luca Tartaglia, responsabile strategie Liquide di SQ Invest non sono cambiate le strategie “ma si sono modificati i pesi”. È cambiato, insomma, il modo di allocare, “abbiamo flussi in entrata che prima allocavamo più velocemente, adesso dilazioniamo gli ingressi con fasi di entrata più lunghe e in questo momento, soprattutto nell’azionario, ci sta arrecando benefici”, afferma l’esperto.
Le decisioni strategiche e di asset allocation si confrontano poi con le mutazioni legate ai cambiamenti nella platea stessa degli investitori. Lo rileva Sonia Deho, founder SVD Consulting Multy Family Office indicando come le famiglie imprenditoriali più ‘giovani’ tendono a non concentrarsi su deal in Italia, ad esempio, mirando a un target più globale. Al contrario “le famiglie storiche pesantemente investite in economia reale, in primis con la loro azienda, hanno un approccio all’investimento privato che passa dai fondi internazionali, ma nei deal e nei single deal puntano molto sul nostro Paese”.
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