Fed, Powell non cambia idea: “Nessuna fretta di tagliare i tassi”
Davanti al Senato Usa, il presidente ribadisce che l’economia è forte e l’inflazione elevata. E spiega che il tasso neutrale è ormai aumentato “in modo significativo”
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Con la crescita europea che sta rallentando meno del previsto e la Federal Reserve sempre più orientata alla narrativa ‘higher for longer’, sbiadisce l’ipotesi di cinque-sei tagli dei tassi d’interesse nel secondo semestre 2024. E anche se si infoltisce la schiera di intravede uno scenario ‘no landing’, con gli operatori sempre più scettici su una possibile recessione nelle due maggiori economie occidentali, è inevitabile che l’obbligazionario globale fatichi ancora a offrire quell’apporto in termini di diversificazione e protezione su cui gli operatori multiasset hanno potuto contare fino al 2022. Ecco perché Vontobel, nel Summer Outlook presentato a Zurigo l’11 giugno, ha proposto come soluzione di investimento ideale un portafoglio dinamico che trovi bilanciamento nelle asset class non convenzionali e guardi al fixed income con una declinazione principalmente europea. Una view figlia della convinzione che le tensioni geopolitiche creeranno rischi di coda e manterranno l’inflazione oltre il 2%.
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A inquadrare lo scenario macro è stato Mondher Bettaieb-Loriot, head of Corporate Bond della casa svizzera. Il presupposto del suo ragionamento è stato un sondaggio di Bank of America in cui si evidenziava come stia crescendo la quota di chi pensa non ci sarà alcun rallentamento dell’economia americana. “La resistenza degli States dipende dalla disoccupazione ai minimi storici e dal fatto che i consumatori non hanno ridotto la spesa neppure di fronte all’aumento dei prezzi”, dice, spiegando come questi fattori facciano prospettare la tenuta del PIL USA anche nei prossimi mesi. Una dinamica assai più lineare di quella prevista per l’inflazione, che è scesa al 2,8% dal 9,5% di un anno fa ma ora viene resa appiccicosa dai prezzi degli immobili e dei trasporti: “Se il Consumer Price Index dei prossimi giorni si rivelerà più alto delle attese”, è la considerazione di Bettaieb-Loriot, “la nostra previsione per il meeting FED di questa settimana vira su un mantenimento dei tassi”. Ciò non significa però che una prima sforbiciata non possa arrivare già a luglio o che i tre tagli individuati da Jerome Powell come target per il 2024 non siano raggiungibili entro dicembre: “L’immigrazione aumenterà la forza lavoro disponibile e farà diminuire progressivamente i salari”, dice l’esperto a supporto di questa tesi, aggiungendo che anche le componenti più persistenti dell’inflazione core sono comunque destinate a cedere e portare l’indice generale al 2,8%.
Quanto all’Europa, è opinione del gestore che almeno due ragioni rendano altrettanto ottimistico pensare a quattro o cinque allentamenti monetari entro fine anno: “Il carovita di Eurolandia non scenderà sotto il 2,4% prima del 2025 e c’è il rischio che le trasformazioni imposte alle supply chain globali dalle guerre rallentino la crescita”. Ecco perché la view della casa si è settata sul soft landing e su tre sforbiciate, anche in considerazione del fatto che i salari stanno rallentando sia in Italia sia Francia e Spagna. “Interpreto le ultime comunicazioni della BCE come il segnale che la politica monetaria dell’Eurozona volge ormai alla discesa”, ha sintetizzato il capo del reddito fisso di Vontobel. Parole come suonano come una garanzia che, sebbene possa non allentare subito la presa, sicuramente Christine Lagarde non tornerà ad alzare il costo del denaro.
Secondo Bettaieb-Loriot, il primo passo per costruire un portafoglio vincente consiste quindi nel declinare la componente obbligazionaria con cautela. E, visto lo scenario in cui si trovano a navigare gli investitori, questo non può che tradursi nel declinare l’asset class in chiave europea. “È vero che c’è incertezza ed è altrettanto vero che il reddito fisso dell’Eurozona non riesce a sovraperformare da tempo”, ha spiegato l’esperto, “ma le il considerevole sconto a cui tratta rende l’obbligazionario corporate del Vecchio Continente uno tra i più attraenti del mondo”. C’è poi un altro vantaggio offerto dalla sponda ovest dell’Atlantico: la forte crescita dei profitti societari. “Nel primo trimestre del 2024, la quota di aziende che ha visto i propri margini crescere più delle attese è stata parti al 60%”, ha infatti osservato Bettaieb-Loriot, che ha sottolineato come questo trend sia destinato a rafforzarsi con la progressiva integrazione dell’intelligenza artificiale nei modelli di business. Da qui il consiglio dell’esperto di guardare ai fondamentali e concentrarsi su questi settori che possono beneficiare anche dei trend secolari: dalle società farmaceutiche alla tecnologia fino all’industria del credito, la cui solidità patrimoniale è aumentata molto nell’ultimo anno e mezzo. Da non scordare infine il segmento high yield, che mostra prezzi parimenti inferiori alla media insieme a un tasso di default sotto il 3%, e le asset-backed securities, che offrono cedole molto alte. Quanto alla parte governativa, Eoin Walsh ha fatto notare come occorra anzitutto incrementare la duration per conferire più bilanciamento rispetto ai rischi geopolitici e idiosincratici. E proprio perché i dati macro suggeriscono che la BCE possa procedere più spedita della FED nel taglio dei tassi, il gestore della controllata TwentyFour Asset Management, ritiene preferibile detenere Bund tedeschi oltre che Treasury americani.
Per quanto riguarda la componente azionaria dei portafogli, Vontobel è convinta che la normalizzazione sia in corso e vede nella migrazione progressiva verso l’alta qualità la maggiore opportunità per gli investitori a medio termine. Jean-Louis Nakamura, che per la casa di gestione dirige la Conviction Equities Boutique, ha precisato come l’atteggiamento migliore da tenere per garantirsi buoni ritorni sia in particolare la consistenza: “Si tratta di mantenere una prospettiva di lungo periodo, guardare alla prevedibilità degli utili e restare disciplinati rispetto al contesto di mercato”. Quanto ai settori, tecnologia ed healthcare restano quelli nel mirino dell’esperto tanto in Europea quanto negli States mentre ciò che a suo avviso potrebbe cambiare maggiormente di riflesso ai risultati delle elezioni è lo sviluppo del mercato ESG: con lo spostamento a destra del parlamento UE e l’eventuale vittoria di Donald Trump nel testa a testa per la Casa Bianca, la finanza sostenibile rischia infatti di venire ridimensionata o comunque incentivata meno di quanto accaduto sinora. Sugli emerging markets, la strategia è invece sfruttare i bassi prezzi della Cina e cavalcare la crescita dell’India.
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Gianluca Ungari, head of Portfolio Management Italy di Vontobel, è convinto che la ricetta del successo in un simile contesto consista anche nel trovare una via di mezzo tra l’adozione di un approccio esclusivamente difensivo, che la difficoltà in cui ancora si trova il reddito fisso portano a scartare, e il focus sulla liquidità, apprezzabile alla luce della duration attuale ma che potrebbe rivelarsi un boomerang nel caso in cui l’allentamento monetario si rivelasse più intenso del previsto. In quest’ottica, la soluzione ideale non può dunque che risiedere nella costruzione di un portafoglio bilanciato in cui le fonti di stabilizzazione sono soprattutto oro e commodities: il primo per via della sua natura di bene rifugio e le seconde, specialmente il petrolio, per il potenziale di rialzo di riflesso sia alle tensioni geopolitiche sia a trend secolari come l’intelligenza artificiale o la transizione energetica. Da non trascurare neppure il ruolo giocato dal dollaro, che può compensare eventuali debacle della componente obbligazionaria grazie alla tendenza ad apprezzarsi in presenza di rilevazioni negative sul quadro macroeconomico degli Stati Uniti.
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