Nell’outlook della casa, prospettive di soft landing per gli USA e un’Europa sotto potenziale ma meno depressa di quanto la veda il mercato. Attesi quattro tagli da Fed e BCE, seppur in tempi diversi. Merito di un’inflazione ormai doma. Per gli investimenti, largo ai titoli USA. Ma per i governativi anche l’UE è attrattiva
Gli Stati Uniti diretti verso il soft landing, la Cina sulla strada giusta per ripartire e un’Europa che resta sotto il suo potenziale di crescita ma senza scivolare nei cupi scenari prospettati da una parte del mercato. È questa la traiettoria dell’economia globale prospettata da Anima SGR, che il 28 novembre ha presentato alla stampa il suo outlook sul 2025. Uno scenario, quello disegnato dalla casa di gestione italiana, che in chiave portafogli porta con sé due implicazioni chiave: non mollare l’azionario, soprattutto quello USA, e posizionarsi sul reddito fisso attraverso i governativi.
Da PIL e inflazione un quadro roseo per gli States
Fabio Fois, responsabile Investment Research & Advisory di Anima SGR
Il punto di partenza della view di Anima non possono che essere gli Stati Uniti, dove due settimane fa Donald Trump si è insediato alla presidenza. Secondo Fabio Fois, head of Investment Research & Advisory del gruppo, il Paese crescerà del 2,3% rispetto all’1,9% atteso dagli analisti grazie soprattutto al sostegno fornito dai consumi. “Gli extra-risparmi delle famiglie si esauriranno solo alla fine del 2026 e continueranno ad alimentare gli acquisti di beni o servizi”, ha spiegato l’esperto. Si tratterà però di una crescita scevra da spinte inflazionistiche, perché la permanenza sopra la media storica del tasso di licenziamenti volontari dimostra come il mercato del lavoro sia meno solido di due anni fa. Non solo. Fois ha sostenuto infatti che le componenti rappresentate da beni e housing siano allineate all’obiettivo dei policymaker, mentre la cosiddetta quota super-core dovrebbe aggiustarsi in corso d’opera grazie a una ridefinizione su base statale dei costi per le polizze assicurative. Le politiche sull’immigrazione dovrebbero restare quindi le uniche davvero in grado di far correre i prezzi, ma l’esperto ritiene che il loro effetto sui salari sarà compensato da una domanda di lavoro in discesa. Ecco spiegate quindi le previsioni sulla Federal Reserve, che dovrebbe effettuare quattro tagli di entità compresa tra i 25 e i 50 punti base.
Attenzione all’effetto Trump
Capitolo a parte quello relativo all’effetto Trump, sul quale Anima ha ha dimostrato di avere una view controcorrente. “Trump si limiterà a estendere i tagli fiscali in essere fino alla fine del 2026”, ha affermato Fois, che ha precisato di attendersi particolari modifiche al bilancio all’infuori di queste. Di tono contrarian anche le attese sulla politica commerciale del tycoon, da cui tutti si aspettano l’effetto di soffiare sul fuoco del carovita. “La prima esperienza di Trump con i dazi ha fatto rincarare solo il 15% dei beni che compongono il paniere USA”, è stata la considerazione dell’analista, dal quale è arrivata anche una sottolineatura su come la quota di merci importate dagli americani sia nel frattempo calata del 40% rispetto al 2018. Il tutto senza contare che lo stesso partito repubblicano si è dimostrato sfavorevole alla prospettiva di alzare le tariffe in maniera generalizzata e rischiare di colpire Paesi amici. “È più probabile che verranno usati come strumento negoziale anziché arma economica”, ha concluso l’esperto.
Una narrativa più ottimista di quella prevalente sul mercato è stata proposta dalla casa di gestione anche in relazione al quadro macroeconomico che attende il Vecchio Continente. “É vero che l’Europa continua a viaggiare sotto il suo potenziale”, ha spiegato Fois, “ma crediamo che fattori come un settore bancario tra i più sani al mondo e la solidità del mercato occupazionale permetteranno all’Eurozona di acciuffare comunque il treno del +1%”. E se Francia e Germania sono destinate ad attraversare una stagione turbolenta, con Parigi in particolare che va verso la crisi di governo, sembra poter proseguire il trend che ha visto Spagna e Italia contribuire a oltre per oltre il 50% alla crescita del blocco dal terzo trimestre del 2023. Il vero tema resta quella Resta il tema dell’inflazione dei servizi, ultimo baluardo che sta frenando la BCE rispetto al desiderio di tagliare in modo più aggressivo. Anche in questo caso, l’analista di Anima si è mostrato però costruttivo: “Nel 2025 diversi fattori tecnici che hanno alimentato i rincari di questo comparto dovrebbero sparire, a partire dalla Pasqua anticipata e dall’assenza di grandi eventi sportivi”. Da qui la convinzione di vedere quattro tagli anche da parte della BCE, ma concentrati nel primo semestre.
La Cina resta un’incognita
Quanto alla Cina, Anima vede il Paese sul punto di imboccare la strada giusta per uscire dal guado post-Covid. Resta però il problema di capire in che misura i provvedimenti annunciati, giudicati comunque positivi nell’ottica di risollevare il mercato immobiliare, verranno effettivamente implementati. Un’incertezza cui si somma quella relativa alla dinamica della domanda interna, problema che ancora non sembra essere stato affrontato con la necessaria risolutezza dalle autorità. “Per il 2025 ci aspettiamo una crescita sotto il potenziale ma riscontriamo comunque un sentiment costruttivo”, è stata la sintesi di Fois.
Filippo Di Naro, responsabile direzione investimenti di Anima SGR
A illustrare le strategie di portafoglio della casa è stato invece Filippo Di Naro, responsabile direzione investimenti. “Le prospettive per i mercati azionari globali nel 2025 restano positive”, ha detto il manager, che soprattutto dagli USA si attende una crescita degli utili robusta con ricadute favorevoli sulle valutazioni. Quanto ai settori, meglio preferire puntare su comparti ciclici anziché difensivi e sui segmenti quality o growth in luogo di altri meno certo sotto il profilo della gestione del rischio. Cautela viene invece professata in riferimento agli emergenti, poiché “la Cina resta un incognita e l’apprezzamento del dollaro innescato dalle politiche di Trump potrebbe impattare negativamente su questo universo d’investimento”. Se bisogna guardare all’Europa è invece il caso di farlo nell’ambito del reddito fisso, con i governativi del Vecchio Continente che dovrebbero garantire capital gain più alti a fronte però del maggior carry offerto dai treasury. Da menzionare anche le strategie relative al mercato valutario, dove Di Naro ha intravisto un biglietto verde di nuovo protagonista. “L’avvento dei repubblicani alla Casa Bianca innescherà nuove guerre commerciali che tenderanno a danneggiare le altre valute”, ha detto, precisando di mantenere una view costruttiva sullo yen per la seconda parte dell’anno in scia alla possibilità che la Bank of Japan continui ad alzare i tassi. “Esprimiamo un giudizio moderatamente costruttivo anche per sterlina”, ha concluso.
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