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Il tycoon si aggiudica la Casa Bianca. Repubblicani in maggioranza al Senato e verso la conquista della Camera. Mercati in festa, con il dollaro in rialzo su tutte le valute. Ma sul lungo termine, gli asset manager prediligono l’azionario e predicano cautela sui bond
Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e tornerà alla Casa Bianca per un secondo mandato non consecutivo, come prima di lui solo il dem Stephen Grover Cleveland (a fine ‘800) era riuscito a fare. Dopo mesi di attesa e colpi di scena, dall’addio di Joe Biden in favore della vice Kamala Harris al fallito attentato proprio contro il tycoon, è questo il verdetto delle urne a stelle e strisce. E non sarebbe potuto apparire più netto, a dispetto della condanna per pagamenti illeciti piovuta sulla testa del miliardario a gennaio e dei diversi procedimenti a suo carico per le responsabilità nell’attacco a Capitol Hill il 6 gennaio 2021. Mentre proseguono gli spogli nei pochi Stati ancora in bilico, il tycoon ha infatti superato la soglia dei 280 grandi elettori grazie alla conquista di Pennsylvania e Georgia ma anche North Carolina e di altri Swing States.
Cosa cambierà per i mercati e per gli equilibri geopolitici globali, alla luce delle prime dichiarazioni del 47simo presidente degli Stati Uniti? Ne parleranno Mario Calabresi, giornalista e scrittore, CEO & Editor-in-Chief Chora Media, Monica Defend, head of Amundi Investment Institute ed Enzo Corsello, country head Italy di Allianz Global Investors, nell’ultima puntata di Polls&Profits, disponibile on demand su FR|Vision dall’8 novembre.

Un successo, quello di Trump e dei repubblicani, che pare potersi rafforzare ulteriormente e consegnare al partito le chiavi non solo del Senato ma anche della Camera. Per i mercati, che avevano scommesso su questa possibilità, si tratta di un esito tutto sommato positivo mentre i gestori vedono alcune incognite soprattutto sul fronte obbligazionario.
Mercati in festa. E il Bitcoin brinda
La prima reazione è stata appunto quella degli investitori, che hanno accolto positivamente la notizia. Simone Obrizzo, portfolio manager di AcomeA SGR, osserva infatti come il dollaro stia salendo e i futures sull’ S&P500 segnino il +2% circa a metà mattinata. Senza dimenticare il rialzo della curva dei Treasury, con il decennale che aumenta di 15 punti base e raggiunge il 4,45%. “A certificare come questo risultato abbia risvegliato gli animal spirits”, spiega, “c’è anche il +7% registrato dal bitcoin”. Dall’altro lato, il gestore non può che constatare come il mercato resti preoccupato per una potenziale spesa fiscale alta: circostanza che sta facendo salire i tassi a lungo di circa 15 punti base. “Vediamo che il future sul Russell 2000 segna circa il +3% questa mattina”, prosegue, “sicuramente ci sarà un beneficio nelle prossime ore per i titoli industriali e in generale a tutte quelle società USA che hanno una grossa componente di vendita nel Paese”. Per l’esperto, però, a fare bene saranno anche i titoli esposti alla Russia: “Trump ha ribadito nel discorso post vittoria che con lui non sono mai iniziate guerre e ricordiamo nelle campagne elettorali il famoso ‘sono a sei chiamate da far finire il conflitto in Ucraina’.
Economia più protezionistica. Occhio a Fed e inflazione
Quanto all’economia, anche se la traiettoria degli States sembra ben delineata, c’è chi ritiene che le politiche di Trump avranno un impatto non indifferente sulle principali variabili macroeconomiche con cui i mercati devono confrontarsi. Dalla riduzione delle tasse alle maggiore deregolamentazione per arrivare alle politiche di immigrazione più restrittive fino alla probabile implementazione di tariffe su vasta scala, il capoeconomista di J. Safra Sarasin Karsten Junius si attende un aumento delle aspettative di inflazione insieme un incremento significativo dei deficit di bilancio. “I mercati probabilmente prezzeranno un ciclo di tagli dei tassi della Federal Reserve più breve e un premio a termine più alto per tenere conto dell’incertezza aggiuntiva”, spiega l’esperto, secondo cui le quotazioni potrebbero riflettere anche un potenziale scontro tra politica fiscale e monetaria. In caso di Congresso diviso, ipotesi che però si allontana, l’analista si aspetta che la reazione delle obbligazioni e degli spread creditizi sia più contenuta. “Prevediamo che l’oro rimanga intorno al livello attuale e crediamo che le azioni USA superino la performance del resto del mondo, più esposto all’impatto dell’aumento dei dazi”. Una view simile a quella di Libby Cantrill, head of Public Policy di Pimco, secondo cui la guerra commerciale promessa da Trump potrebbe dare “nuova linfa alla corsa dei prezzi” senza però influire così tanto sulle prospettive di crescita del prodotto interno lordo.
Azioni alla riscossa. Ma attenzione alla frenesia
Diego Toffoli, responsabile investimenti di Intermonte Advisory & Gestione fossili, è convinto che i settori azionari in ascesa nel lungo termine come risposta alla vittoria di Trump saranno tanti. “A ricevere un spinta saranno sicuramente energia e combustibili fossili ma anche aerospaziale e difesa”, afferma, “per poi aggiungere al novero anche segmenti che vanno dagli immobili alle infrastrutture fino alle tecnologia e alla finanza”. Per Obrizzo bisogna rimanere investiti nel mercato USA perché “ai vantaggi competitivi in settori chiave a livello globale si unisce da oggi anche una unità di direzione governativa”, avendo i Repubblicani ottenuto il Senato ma quasi sicuramente anche la Camera. “Restare lunghi Stati Uniti per la relativa sovraperformance azionaria prestare attenzione ai bond soprattutto la long end”, è dunque il suo mantra. Più cautela predica invece Marco Midulla, portfolio manager di Symphonia SGR, che cita proprio le sfide economiche cui è atteso il Paese come fattore da tenere in considerazione per evitare eccessi. “Anche se il movimento di breve termine sembra essere stato scontato velocemente dai mercati”, afferma, “gli USA dovranno dimostrare la forza evidenziata negli ultimi dati e sarà fondamentale anche comprendere l’impatto che avrà sulla politica monetaria della Fed”. Se dunque è giusto lasciare che gli investitori obbligazionari festeggino, è la sua conclusione, “meglio non scadere nella paura di essere tagliati fuori e inseguire movimenti di breve”.
Le nubi del deficit su reddito fisso
L’asset class sui cui però i gestori si aspettano più effetti contrastati è il reddito fisso. La conferma arriva da Michael DePalma, portfolio manager del team US Investment Grade strategies di Nordea AM. “La vittoria di Trump promette politiche fiscali più aggressive, in particolare attraverso tagli fiscali per aziende e famiglie”, spiega. La svolta deep red dovrebbe a suo avviso stimolare la crescita e sostenere i mercati del credito aziendale, specialmente in settori come energia, telecomunicazioni e banche. Tuttavia, conclude lo specialista, le tariffe e restrizioni commerciali rischiano di aumentare i costi per produttori e consumatori, determinando pressioni inflazionistiche che peserebbero sui rendimenti obbligazionari a lungo termine. Mitch Reznick, group head of Fixed Income (London) di Federated Hermes, si aspetta che gli spread scambino oltre i recenti minimi. “Con l’irrigidimento della curva”, sostiene, “i movimenti dei tassi sono leggermente più favorevoli per il credito high yield rispetto all’investment grade”.
Europa in difficoltà. Ma ci sono opportunità
Le implicazioni della vittoria di Trump saranno piuttosto forti anche per l’Europa, soprattutto dal punto di vista valutario. Secondo Elliot Hentov, head of Macro Policy Research di State Street Global Advisors, il ritorno del tycoon alla Casa Bianca promette di spingere ancor più al rialzo il dollaro anche in relazione alla politica commerciale aggressiva che il neopresidente intende attuare. E se i repubblicani dovessero vincere anche al Congresso, l’esperto ritiene non si possa escludere neppure un sorpasso decisivo del biglietto verde sulla moneta unica. “Ecco perché”, sostiene Hentov, “l’abilità della Commissione UE nel trovare un accordo sui dazi all’inizio dell’amministrazione che eviti il tanto atteso rincaro del 10% potrebbe paradossalmente trasformare un euro più debole in un vantaggio”. Quanto alle scelte di portafoglio, poco però dovrebbe cambiare perché le prospettive macroeconomiche sono da tempo orientate verso una riduzione dei tassi. Toffoli ritiene che lo scenario attuale dovrebbe favorire settori quali le utilities, agevolate da un contesto di basso costo del denaro, e le società growth come i tecnologici. Il settore bancario, sebbene stia sovraperformando da due anni, resta invece a suo avviso resiliente: “Le valutazioni offrono ancora upside”. Più cautela viene infine predicata l’industria e l’automotive, da considerare solo con un orizzonte temporale al 2025.
Cosa succede al mercato valutario
Con riguardo proprio al mercato monetario, gli analisti di Ebury sono convinti che il ‘Trump trade’ possa essere ancora più vantaggioso per il dollaro: attualmente l’euro è infatti scivolato a 1,0703 sul biglietto verde, cedendo l’1,79% mentre la divisa USA guadagna l’1,48% sullo yen a 153,86. Ma quella americana non è l’unica valuta che potrebbe trarre beneficio dal tycoon. “Poiché la riduzione delle tasse e l’aumento dei prezzi delle importazioni potrebbero riaccendere l’inflazione”, spiegano dalla società, “non è da escludere una corsa verso le valute rifugio”. Un riferimento soprattutto al franco svizzero, mentre si prevedono difficoltà per le monete di Paesi particolarmente legati alla Cina: dollaro australiano e neozelandese in testa. Nel mondo LatAm, conclude Ebury, “ci aspettiamo una forte debolezza del Messico alla luce della volontà di Trump di imporre dazi del 200+% sulle importazioni dal Paese.
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