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Nel 2022 il range di prezzo sarà ristretto. Ubp: “I prezzi dell’oro dovrebbero collocarsi tra 1.800 e 1.900 dollari l’oncia. L’argento tra 22 e 25 dollari per oncia”. Jupiter Am: “Possiamo sicuramente aspettarci una volatilità considerevole”
Che anno sarà il 2022 per oro e argento? Nel 2021 a far soffrire di più queste due materie prime è stata paradossalmente l’inflazione. L’oro ha perso circa il 5%, mentre l’argento il 15 per cento. Gli outlook 2022 danno previsioni non troppo ottimistiche ma molto dipenderà dalla Fed.
“Prevediamo – spiega Peter Kinsella, Global head of forex strategy di Union Bancaire Privée – che nel nuovo anno sia l’oro sia l’argento scambieranno in forchette relativamente strette, anche se con rischi nella parte al ribasso del range. I prezzi dell’oro dovrebbero collocarsi in un intervallo compreso tra 1.800 e 1.900 dollari l’oncia. L’argento invece dovrebbe scambiare in un range tra 22 e 25 dollari per oncia”.
Questi valori riflettono i livelli di inflazione ancora elevati nel mondo sviluppato e tassi di interesse reali profondamente negativi nella maggior parte delle economie. “Fino al secondo trimestre le Banche centrali continueranno ad immettere liquidità sui mercati, e questo dovrebbe essere un altro fattore di sostegno per i prezzi”, aggiunge Kinsella spiegando che “tuttavia, questo scenario presenta anche diversi rischi al ribasso. La Federal Reserve sembra intenzionata ad anticipare il ciclo di rialzi dei tassi, e ciò implica che il profilo dei tassi reali statunitensi dovrebbe crescere. Se questo ciclo di rialzo dei tassi coincidesse con un calo dell’inflazione superiore alle attese degli esperti a partire dal secondo trimestre, sia l’oro sia l’argento potrebbero calare fino ai livelli di circa 1700 e 18 dollari rispettivamente”.
In questo contesto, il posizionamento degli investitori in oro e in argento è estremamente lungo: liquidare le posizioni potrebbe quindi far scendere i prezzi. Inoltre sui prezzi dell’argento, e sui prezzi dei metalli industriali più in generale, potrebbe pesare anche il rallentamento della domanda industriale in Cina.
Per Ned Naylor-Leyland, head of strategy Gold&Silver di Jupiter Am “ci sarà grande volatilità e l’elemento catalizzatore per un cambio di direzione del prezzo dell’oro sarà probabilmente guidato da un eccesso di copertura – una politica monetaria erroneamente troppo restrittiva della Federal Reserve (Fed)”. Sul fronte dei prezzi, “se l’oro con uno slancio rompe sopra i 1850 dollari, mi aspetterei che i massimi di tutti i tempi sia dell’oro, sia dell’argento siano i prossimi livelli tecnici importanti verso cui guardare – cioè 2100 dollari per l’oro e 50 dollari per l’argento”, aggiunge Naylor-Leyland.
Come saranno influenzati dai tassi
“Se il mercato si svegliasse con l’inflazione incorporata e questo si ripercuotesse sui tassi d’interesse reali, sarebbe un beneficio puro per gli investitori in oro”, spiega Jupiter AM specificando però che non si tratta dello scenario principale. L’attenzione del mercato in termini di tassi reali e oro è incentrata sulle aspettative di inasprimento della Fed, con i rialzi dei tassi e la riduzione degli acquisti di asset.
“Quest’estate, si è verificata una divergenza tra i tassi di interesse reali e il prezzo dell’oro, proprio quando questi ultimi sembravano essere sul punto di scoppiare. Questo discostamento è iniziato quando si è cominciato a parlare di tapering, ed è proseguito da quel momento in poi. La seconda metà di quest’anno appare simile al 2012-2016, quando la Fed promise rialzi infiniti e persino la normalizzazione dei bilanci.
Quello fu uno stratagemma sulla guidance, che mirava a mantenere il controllo del mercato obbligazionario, proprio come la promessa di quest’anno di una serie di rialzi e di una rapida riduzione di acquisti di beni sembra molto ottimista”, conclude Jupiter Am.
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