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Il Pil mondiale 2024 frena a +2,7%: Italia +0,8%, Eurozona +1,1%. Limate anche le previsioni sui prezzi, “ma la politica monetaria resti restrittiva”. Eurostat rivede il carovita di agosto al 5,2%
Confermati i timori della vigilia. L’Ocse ha infatti rivisto al ribasso le sue stime sulla crescita globale. Secondo l’organizzazione, il Pil mondiale dovrebbe passare dal +3,3% del 2022 al +3% di quest’anno (+0,3% rispetto alle previsioni di giugno) e al +2,7% nel 2024 (-0,2%). Una frenata che emerge dalle Prospettive Economiche, secondo cui la crescita dell’Eurozona andrà invece dal +3,4% dello scorso anno al +0,6% di quello corrente (-0,3%) fino al +1,1% del prossimo (-0,4%). Particolarmente negativa la situazione dell’Italia, che dovrebbe espandersi dello 0,8% sia nel 2023 (-0,4%) sia nel 2024 (-0,2%) dopo il +3,8% del 2022. Recessione confermata per la Germania: -0,2% quest’anno (-0,2%) e +0,9% il prossimo (-0,4%).
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Inflazione in calo
Buone notizie arrivano però dal fronte inflazione. Gli economisti parigini ritengono infatti che l’indice complessivo del G20 si ridurrà progressivamente dal 7,8% del 2022 al 6% nel 2023, per poi raggiungere il 4,8% nel 2024. In particolare, il carovita europeo dovrebbe passare dall’8,4% al 5,5% (-0,3% rispetto alle precedenti stime di giugno) e poi al 3% (-0,2%). Una dinamica simile a quella che gli esperti intravedono per l’Italia: +8,7%, +6,1% e +2,5%.
Il dato Ocse fa il paio con i numeri arrivati da Eurostat, che ha limato al ribasso la stima preliminare sul carovita di agosto dell’Eurozona. Il mese scorso l’indice dei prezzi si è infatti attestato al 5,2% dal 5,3% della stima flash e dal 5,3% di luglio, mentre un anno prima era al 9,1%. Nell’Ue risulta in flessione al 5,9% dal 6,1% del mese precedente. L’Italia segna invece una diminuzione al 5,5% dal 6,3%. Tassi più bassi anche in Danimarca (2,3%), Spagna e Belgio (entrambi 2,4%), più alti in Ungheria (14,2%), Repubblica Ceca (10,1%) e Slovacchia (9,6%). La componente maggiore è rappresentata dai servizi (+2,41%), seguiti da alimentari, alcol e tabacco (+1,98%), beni industriali non energetici (+1,19%) ed energia (-0,34%).
Ocse: “La politica monetaria resti restrittiva”
Nonostante i segnali di raffreddamento dei prezzi, il pericolo è lungi dal rientrare. Tanto più che, sottolinea l’Ocse, l’inflazione core rimane persistente in molte economie, sostenuta dalle pressioni sui costi e da margini elevati in alcuni settori. Da qui l’invito a proseguire sulla strada di una politica monetaria restrittiva fino a quando non ci saranno “segni chiari” di miglioramento. Le prospettive economiche, per l’organizzazione, “sono segnate da rischi importanti”. Tra i principali, ”l’inflazione risulta più forte di quanto previsto”, ha avvertito il segretario generale, Matthias Cormann. Il caro prezzi, in particolare, potrebbe ancora rivelarsi più forte delle attese poiché i mercati energetici e alimentari sono ancora esposti a potenziali turbolenze geopolitiche.
Non solo. Per l’organismo internazionale, “un nuovo rallentamento della crescita cinese potrebbe inoltre ripercuotersi sui partner commerciali ai quattro angoli del pianeta intaccando la fiducia delle imprese”. E il debito pubblico resta elevato in numerosi Paesi. Via via che gli effetti dell’aumento dei tassi si materializzeranno, precisano poi gli economisti, “le autorità monetarie di numerosi Stati dovranno probabilmente mantenere i tassi agli attuali livelli oppure a livelli simili nell’anno 2024”. I membri vengono inoltre invitati a “elaborare e attuare piani di bilancio di medio termine credibili, che tengano conto dei futuri crescenti bisogni in materia di spesa (…) per far fronte alle sfide rappresentate dall’invecchiamento demografico, la difesa, il cambiamento climatico e l’aumento del fardello del debito”.
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