L’investimento sostenibile tira, Italia sempre più attraente sul fronte green
27 ottobre 2021
di Sofia Fraschini
3 min
Miglioramento dal 15° al 13° posto nella classifica dei 40 Paesi più attrattivi sul fronte ambientale. Crescono le aspettative degli investitori verso gli asset manager
Giacomo Chiavari, EY Europe West Strategy and Transaction Energy Leader
Investire in modo sostenibile. Il nuovo mantra che sta guidando le scelte di investimento mette in luce la crescente attrattività dell’Italia nello scenario globale. Secondo la 58° edizione del report EY Renewable Energy Country Attractiveness Index (RECAI), il nostro Paese è passato dal 15° al 13° nella classifica dei 40 Paesi più attrattivi sul fronte green, scalando dunque due posizioni in classica in meno di sei mesi.
“L’impatto della pandemia sull’economia mondiale sta innescando un’accelerazione volta a raggiungere l’obiettivo di emissioni zero, riorientando gli investimenti attorno ad agende ambientali, sociali e di corporate governance e dove le energie rinnovabili assumono un ruolo determinante per raggiungere l’obiettivo europeo di neutralità climatica entro il 2050”, ha commentato Giacomo Chiavari, EY Europe West Strategy and Transaction Energy Leader. D’altra parte, lo sviluppo di energie rinnovabili sta attraversando un momento di rapida ed importante crescita grazie alle favorevoli condizioni di mercato, dei progressi tecnologici, del sostegno dell’opinione pubblica e di leader politici sui temi legati all’ambiente: nonostante la crisi pandemica, a livello mondiale lo scorso anno gli investimenti in capacità di energia rinnovabile sono cresciuti del 2% mentre le installazioni di capacità rinnovabili sono aumentate del 45% rispetto al 2019, segnalando il tasso di crescita più veloce negli ultimi vent’anni.
“Siamo di fronte a un momento cruciale per accelerare la transizione energetica del Paese, grazie alle risorse del PNRR per il settore green, in particolare per quanto riguarda l’idrogeno verde, e ai progressi legati al mercato dei PPA (power purchase agreement, Ndr). Ma per farlo è necessario consolidare e abilitare i driver di breve e lungo periodo in grado di incrementare lo sviluppo di energia prodotta a partire da fonti rinnovabili”, spiega Chiavari.
In primis sul fronte delle risorse. Un importante sistema di incentivo sul lungo periodo è dato dalle risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) a supporto delle rinnovabili: 4 miliardi di euro per l’incremento di capacità di RES (Renewable Energy Sources) e 1,9 milioni di euro per la produzione di biometano. A questo si sommano 3,6 miliardi di euro a supporto della produzione di idrogeno verde: la strategia nazionale Idrogeno prevede infatti l’installazione entro il 2030 di 5GW di elettrolizzatori e di coprire il 2% dei consumi finali di energia del nostro Paese con idrogeno verde.
Un portafoglio solo sostenibile
L’apertura degli investitori alla sostenibilità è confermata anche dalla ricerca Schroders Global Investor Study 2021, indagine annuale che ha coinvolto oltre 23.000 persone in 33 Paesi, dalla quale emerge che più della metà degli investitori italiani (55%) è pronto ad abbracciare l’idea di un portafoglio di investimento interamente sostenibile, posto che i livelli di rischi, diversificazione e commissioni restino gli stessi; risposte in linea con il dato globale che si attesta al 57%. A livello di motivazioni, il 36% degli italiani ha indicato di apprezzare gli investimenti sostenibili per le implicazioni che hanno sulla società e il 49% per le implicazioni sull’ambiente, in linea con i dati globali rispettivamente del 39% e 52%.
A colpire però è un’altra percentuale: ben il 40% degli investitori italiani ha affermato di trovarli attraenti per il profilo di rendimento che possono offrire, dato superiore rispetto al 38% degli investitori globali.
È interessante notare che gli investitori più giovani sembrano essere maggiormente consapevoli del potenziale di rendimento che gli investimenti ESG possono generare: il 54% della fascia 18-37 li ritiene interessanti per il profilo di rendimento, contro il 42% della fascia 38-51 e il 38% degli over 51.
Tuttavia, sebbene il trend complessivo di maggiore apertura agli investimenti sostenibili sia incoraggiante, il margine per ulteriori progressi è ancora ampio: dallo studio di Schroders è emerso infatti che il 48% degli investitori italiani (53% il dato globale) sarebbe incoraggiato ad aumentare la propria allocazione sostenibile se avesse a disposizione dati o prove che dimostrino che tali investimenti generano rendimenti migliori.
Il ruolo degli asset manager
“Questi risultati mettono a nudo le crescenti aspettative degli investitori verso gli asset manager riguardo alla gestione del cambiamento climatico. Miriamo a garantire che gli investimenti da noi gestiti siano allineati alla transizione verso un pianeta più sostenibile e beneficino delle relative opportunità. In quanto custodi del patrimonio dei nostri clienti, influenziamo attivamente i comportamenti delle aziende in cui investiamo verso pratiche sostenibili e resilienti. Al tempo stesso, c’è ancora molto da fare per dimostrare che il focus sulla sostenibilità non compromette necessariamente i rendimenti. Riteniamo infatti che la creazione di valore sia intrinsecamente legata alla capacità di affrontare con successo le sfide sociali e ambientali”, ha detto Andy Howard, Global Head of Sustainable Investments di Schroders.
“Se da un lato l’azione per il clima deve continuare a rappresentare uno sforzo collettivo da parte di politici, aziende, governi e investitori, crediamo fermamente che possiamo fare la differenza allocando sempre più capitali verso aziende e progetti che si dedicano a sostenere l’obiettivo di raggiungere emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050 o, quando possibile, anche prima”, ha aggiunto sul tema Marco Morelli Executive Chairman di Axa IM, annunciando che aderendo alla Net Zero Asset Managers Initiative (Nzami) creata nel dicembre 2020, Axa Investment Managers (Axa IM) si è impegnata a sostenere l’obiettivo di emissioni nette zero di gas serra (GHG) entro il 2050, in linea con gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5°C (“emissioni nette zero entro il 2050 o prima”).
In particolare la società si è impegnata, tra i vari obiettivi, anche a ritirare tutti gli investimenti in carbone nei Paesi Ocse entro il 2030, e nel resto del mondo entro il 2040; e a rendere l’offerta più verde, anche lanciando nuove strategie focalizzate sul carbonio, espandendo ulteriormente un portafoglio di investimenti verdi e creando una famiglia di fondi “ACT” per categorizzare i nostri fondi Esg più specializzati e aiutare i clienti a identificare facilmente questi fondi attraverso criteri chiari.
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