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Indagine Consob-Roma Tre: elevata distanza tra clienti e advisor. Cruciale la chiarezza sulla gamma offerta e sul conseguimento degli obiettivi ESG. Con i professionisti chiamati ad essere anche educatori finanziari
Quando si parla di investimenti sostenibili, consulenti finanziari e risparmiatori si capiscono ancora poco e male. L’interesse degli italiani è però alto, nonostante i diffusi dubbi legati ai rischi di greenwashing. È la conclusione cui è giunto uno studio condotto da Consob insieme all’Università di Roma Tre, secondo cui è proprio in questo disallineamento che c’è spazio di manovra per migliorare il rapporto fra clienti e advisor. Con questi ultimi chiamati sempre di più a svolgere anche un ruolo di educatori finanziari.
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Punti di contatto e distanze
L’indagine (Rapporto 2024 sulla relazione consulente-cliente. Analisi mirroring su sostenibilità e investimenti) è stata effettuata con il metodo ‘a specchio’, che consiste nel sottoporre lo stesso questionario a entrambe le parti per poi analizzare le sintonie e le distonie nelle risposte. Ne emerge che un’intesa elevata fra consulenti e risparmiatori si registra nelle informazioni relative all’approccio agli investimenti, ad esempio in termini di atteggiamento verso il rischio e obiettivi perseguiti. Così come c’è buona comprensione sulla fruizione del servizio di advisor, ad esempio riguardo i benefici derivanti dall’interazione con il professionista. La maggiore distanza si osserva invece quando si esplorano i driver dell’investimento sostenibile, cioè quei fattori che possono incidere sulla propensione verso tale scelta, quali ad esempio l’informazione disponibile, la gamma di prodotti offerta e le prospettive di rendimento.
In particolare, viene sottolineato nel report, un sostanziale allineamento si registra in merito a orizzonte temporale, avversione al rischio e perdite. Nel complesso, infatti, i consulenti si mostrano consapevoli della propensione degli investitori verso impieghi di medio-lungo termine e della loro attitudine a ragionare in un’ottica di portafoglio, così come della loro predisposizione ad accettare temporanee contrazioni del valore del capitale investito alla luce delle prospettive di rendimento di lungo periodo.
Nonostante gli advisor risultino consapevoli di quanto le basse conoscenze e la scarsa informazione possano scoraggiare l’interesse degli investitori verso gli investimenti sostenibili, quando vengono esplorati i fattori che possono incentivare o frenare la diffusione di questi prodotti, l’indicatore di matching scende ai livelli più bassi. Ad esempio, i professionisti tendono a sottostimare quanto la propensione verso la sostenibilità possa essere frenata dalla ridotta familiarità con la gamma di prodotti disponibili. Un risultato che non stupisce se si considera che l’integrazione dei fattori ESG nel processo d’investimento, e quindi nell’interazione consulente-risparmiatore (in particolare in fase di profilazione della clientela), è un fenomeno relativamente nuovo ed è diventato solo di recente argomento di confronto.
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Parola d’ordine: chiarezza
Rispetto alle precedenti edizioni dell’indagine, quest’anno risulta più diffusa tra i consulenti l’attenzione dedicata alla rilevazione delle preferenze ESG dei clienti, considerata come un’opportunità di dialogo e sensibilizzazione. In particolare, il report evidenzia quanto sia importante assecondare la sensibilità dei risparmiatori rispetto ai temi della sostenibilità, fornendo una chiara e comprensibile illustrazione della gamma di prodotti offerti. Cruciale è poi anche supportarli nell’acquisire informazioni in merito all’effettivo conseguimento degli obiettivi ambientali, sociali e di governance legati ai singoli strumenti ed emittenti. Con un duplice obiettivo: ridurre il timore di greenwashing e confermare affidabilità e competenza del professionista.
Un’ulteriore area di possibile intervento a beneficio dell’interazione fra consulente e cliente, secondo gli esperti Consob, sta poi nel favorire uno scambio più approfondito sulle caratteristiche dei prodotti raccomandati e dell’allocazione di portafoglio prescelta, in modo da rendere più solide le conoscenze e le aspettative del risparmiatore. “Il contributo del professionista all’educazione finanziaria e alla finanza sostenibile degli investitori avrebbe l’effetto ulteriore di rafforzare l’affidamento al consulente e la relazione fra questi e i propri clienti”, conclude infatti il rapporto.
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