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Il sondaggio di Bank of America mostra un sentiment dei gestori in salita per la prima volta da giugno. Merito delle attese per un soft landing e l’inizio dei tagli FED. Meno cash e Cina ma più utilities e qualità per vincere la volatilità. E occhio ‘Magnifiche 7’
Nonostante l’incertezza sui mercati finanziari, gli investitori globali non rinunciano ad alzare la posta in gioco. A evidenziarlo l’ultimo sondaggio condotto da Bank of America tra i fund manager di tutto il pianeta, secondo cui il sentiment della categoria è migliorato per la prima volta da giugno. Prospettive di atterraggio morbido per l’economia e taglio dei tassi imminente da parte della Federal Reserve sono i fattori principali che fanno sperare i gestori, anche se restano i timori per la Cina e l’evoluzione del contesto geopolitico.
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In calo gli investimenti nel cash
La survey, cui hanno partecipato 206 operatori per un totale di asset under management pari a 593 miliardi di dollari, mostra anzitutto un leggero calo dell’allocazione nel cash: da 4,3% a 4,2%. Viene poi evidenziato come nei portafogli dei fund manager globali sia in corso una rotazione, con i settori ciclici o le materie prime sensibilmente sottopesate e forti afflussi verso i comparti più sensibili all’andamento dei titoli obbligazionari. In particolare, tra questi ultimi, le utilities traggono il maggiori beneficio e toccano i massimi dal 2008. Quanto basta, insomma, per definire gli investitori “tori nervosi”.
Soft landing l’ipotesi più accreditata. Ma occhio agli USA
Per quanto riguarda le aspettative di crescita globale, il pessimismo che aveva contraddistinto i mesi precedenti rimane ma si fa più sfumato: la quota di chi ha dichiarato di attendersi un’economia più debole è infatti salita al 42% dal mimino del 47% di agosto. Nello specifico, la probabilità di un soft landing si è rafforzata dal 76% al 79% mentre quelle associate alle ipotesi di recessione e no landing hanno visto un calo: dal 13% all’11% l’una e dall’8% al 7% l’altra. A preoccupare sono soprattutto le politiche monetarie di FED e BCE, giudicate troppo restrittive da sei gestori su dieci, e l’accelerazione dell’inflazione, con il 18% ad inserirla tra le fonti di apprensione dal 12% precedente, mentre i timori per la geopolitica scendono dal 25% al 19%. Da sottolineare il dato relativo alla prospettive sugli Stati Uniti: il 52% degli intervistati è infatti convinto che di non vedere una recessione nei prossimi 18 mesi ma un sostanzioso 40% la considera comunque il più grande rischio di coda.
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Magnifiche Sette e oro nel mirino. A spese della Cina
Guardando alle tipologie di posizioni più gettonate dai fund manager nell’ottica di operare un aggiustamento tattico dei portafoglio, il mantra “Long Magnificent Seven” si è confermato al primo posto per il 18° mese consecutivo seppur con un consensus leggermente inferiore a quello della precedente rilevazione (46% dal 53% di agosto). Si attesta però in crescita anche l’interesse per altre opzioni, come aumentare l’esposizione all’oro e sovrappesare l’azionario cinese. Su quest’ultima iniziativa va tuttavia segnalato che, nonostante la crescita di Pechino abbia toccato il minimo di tre anni, due terzi degli intervistati ritengono ancora improbabile una recessione. Gli investitori continuano poi a privilegiare i titoli di alta qualità, che supereranno quelli di qualità inferiore secondo il 70% del campione, e alla domanda su cosa vorrebbero che le aziende facessero con il loro flusso di cassa rispondono nel 31% dei casi “restituire denaro agli azionisti”.
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