La proposta di Assogestioni inviata al Mef per la riduzione delle soglie di ingresso ai fondi alternativi riservati da parte degli investitori non professionali
Aprire a una nuova categoria di investitori non professionali i fondi alternativi riservati, abbassando la soglia di ingresso da 500 a 100mila euro e valorizzando al contempo il servizio di consulenza finanziaria a tutela dei clienti-risparmiatori. Questo il senso della proposta che Assogestioni ha sottoposto al vaglio del Ministero dell’Economia.
I Fondi di investimento alternativi (Fia) riservati sono prodotti tipicamente destinati alla clientela upper-affluent e private, altamente patrimonializzata e in grado di sopportare il rischio legato a impieghi illiquidi nei mercati non quotati al fine di migliorare l’efficienza dell’asset allocation, con la prospettiva di rendimenti decorrelati e – potenzialmente – anche molto consistenti nel medio-lungo termine.
Strumenti di investimento che si pongono in linea di continuità e complementarietà rispetto ai Pir alternativi, prossimi al lancio dopo l’approvazione del DL Rilancio che ne regola il funzionamento (spiegato nel dettaglio in questo articolo).
Pur essendo un segmento di nicchia nel panorama dell’asset management, i Fia – che comprendono i fondi hedge, il private equity, il venture capital e strategie che fanno ampio uso di derivati, come i managed futures – rappresentano una realtà in continua crescita a livello globale, ma che in Italia non ha ancora espresso tutto il suo potenziale nonostante un settore produttivo largamente basato su piccole imprese, talvolta anche molto innovative, che per crescere hanno bisogno di mezzi finanziari al momento reperibili principalmente attraverso i tradizionali canali bancari.
Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni
“Nell’attuale contesto di mercato può essere un valore aggiunto, anche per rilanciare il Paese, il fatto che chi ha più possibilità, con una serie di tutele, possa investire in strumenti legati all’economia reale”. Così Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, spiega le ragioni della proposta in un’intervista all’edizione odierna de L’Economia, il settimanale economico del Corriere della Sera.
Categorie di investitori (vigenti)
Come detto, ai Fia riservati partecipano operatori che solitamente hanno disponibilità patrimoniali molto ampie. È proprio questo l’elemento distintivo dei fondi alternativi riservati, che giustifica una disciplina meno rigorosa in merito ai limiti alle attività di investimento. In particolare, al gestore dei Fia riservati è consentita una maggiore flessibilità operativa, potendo usare la leva finanziaria e derogare ai limiti di concentrazione previsti per i Fia al dettaglio.
Ricordiamo che tra le categorie di investitori professionali che possono partecipare ai fondi riservati si annoverano banche, Sgr, Sicav, fondi pensione, imprese di assicurazione, fondazioni bancarie e persone fisiche e giuridiche in possesso di specifica competenza ed esperienza in operazioni in strumenti finanziari, espressamente dichiarata per iscritto.
A oggi, l’art. 14 del DM n. 30/2015 prevede che ai Fia riservati possano partecipare anche investitori non professionali che sottoscrivono quote o azioni del Fia per un importo non inferiore a 500mila euro.
La “nuova” categoria proposta da Assogestioni
La proposta di Assogestioni al Mef aggiunge un’ulteriore categoria di investitori non professionali che possono accedere ai Fia riservati, individuando una soglia di accesso più bassa, ma con alcuni presidi a tutela degli investitori. “Un modo ulteriore per allargare al mercato retail le possibilità di investimento oggi offerte solo agli attori istituzionali”, afferma Galli.
L’Associazione prevede che possano accedere ai Fia riservati anche gli investitori non professionali che rispettano due condizioni: (i) sottoscrivono ovvero acquistano quote o azioni del FIA per un importo iniziale non inferiore a centomila euro e tale importo iniziale non supera, al momento della sottoscrizione o dell’acquisto delle quote o azioni del FIA, il 20% del proprio portafoglio finanziario; (ii) effettuano l’investimento nell’ambito della prestazione di un servizio di consulenza in materia di investimenti.
Roberta D’Apice, direttore del settore legale di Assogestioni
La soglia di 100mila euro “coincide con quella prevista nel Regolamento Euveca ed Eusef per la definizione dell’investitore semi-professionale e nel Regolamento Emittenti della Consob ai fini dell’esenzione dalla pubblicazione del prospetto d’offerta”, sottolinea Roberta D’Apice, direttore del settore legale di Assogestioni.
La previsione di un obbligo effettuare l’investimento nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza, continua D’Apice, è volta ad assicurare l’applicazione dei presidi in tema di product governance e di valutazione di adeguatezza previsti dalla MiFID II, la cui finalità è proprio quella di evitare fenomeni di mis-selling”.
Altro elemento qualificante della proposta dell’associazione è quello di considerare una definizione di portafoglio finanziario dell’investitore ‘allargata’, comprensiva cioè non solo degli strumenti finanziari e dei depositi bancari, ma anche dei prodotti d’investimento assicurativi, “rappresentando questi prodotti una componente rilevante del patrimonio finanziario degli investitori italiani”, conclude D’Apice.
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