A settembre l’indice dei prezzi si conferma in frenata al 4,3%: per i gestori, favorirà le colombe il 26 ottobre. In Uk il carovita resta oltre le attese, ma la BoE non alzerà i tassi
Nell’Eurozona l’inflazionesi conferma in frenata e torna a far sperare i mercati nella fine della stretta monetaria. A settembre l’indice dei prezzi è sceso al 4,3% dal 5,2% agosto, in linea con la stima preliminare di Eurostat. Si tratta del livello più basso da due anni: nello stesso mese del 2022 il carovita era infatti al 9,9%. Si fa quindi più plausibile, secondo i gestori, l’ipotesi di una pausa nel ciclo di rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea in occasione della riunione del 26 ottobre. Discorso diverso per il Regno Unito, dove il carovita oltre le attese non dovrebbe comunque portare la Bank of England a toccare il costo del denaro.
Inflazione giù in Germania. Sale in Italia e Spagna
Più nel dettaglio, l’aumento dei prezzi su base mensile è stato dello 0,3% rispetto al +0,5% di agosto. Nell’intera Unione Europea, il carovita si è invece attestato al 4,9% dal 5,9% del mese prima e a fronte del 10,9% di un anno fa. I tassi annuali più bassi sono stati registrati in Olanda (-0,3%), Danimarca (0,6%) e Belgio (0,7%). Quelli più elevati, in Ungheria (12,2%), Romania (9,2%) e Slovacchia (9,0%). Guardando alle quattro grandi economie dell’Area, la Germania ha mostrato un tasso di inflazione al 4,3% (ben inferiore al 6,4% del mese precedente), la Francia al 5,7% (stabile), l’Italia al 5,6% (in leggera crescita dal 5,5%) e la Spagna al 3,3% (ben oltre il 2,4% di agosto). Rispetto a 30 giorni fa, il carovita tendenziale è sceso in ventuno stati membri, si è mantenuto stabile in uno ed è aumentato in cinque. A pesare di più sull’indice dei prezzi sono stati i servizi (+2,05%), seguiti da alimentari, alcol e tabacco (+1,78%), beni industriali non energetici (+1,06%) ed energia (0,55%).
Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia
“Le pressioni inflazionistiche in calo a settembre confermano le nostre aspettative su una prossima pausa nel ciclo di rialzi da parte della Bce”, commenta Filippo Diodovich. Per il senior market strategist di IG Italia, infatti, i deboli dati sul Pil delle economie di Eurolandia, il forte rialzo dei rendimenti dei titoli governativi e i prezzi in calo sono tutti fattori che servono su un piatto d’argento le argomentazioni necessarie ai banchieri ‘dovish’ per convincere anche i membri più falchi dell’istituto a fermare la stretta. “Crediamo che sia una pausa giustificata dall’andamento dei fondamentali dopo nove aumenti consecutivi dei tassi”, sottolinea.
Per questo, secondo Diodovich, il Consiglio direttivo dovrebbe decidere di mantenere i tre tassi di interesse chiave invariati in occasione del prossimo meeting. Si tratterà però, precisa, di una pausa hawkish: “I banchieri centrali si lasceranno aperto uno spiraglio per un prossimo rialzo nella riunione di dicembre, quando lo staff di esperti della Bce pubblicherà le stime su Pil, inflazione, disoccupazione”.
Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm
Anche per Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, la presidente Bce Christine Lagarde potrebbe decidere si fermarsi. “A settembre il tasso di inflazione in Eurozona è sceso in linea con le attese del mercato, al livello più basso degli ultimi due anni. Questo rallentamento potrebbe indicare il raggiungimento del picco inflattivo, confermando il successo della politica monetaria restrittiva messa in campo e spingendo a optare per una pausa nel ciclo di rialzi dei tassi”, afferma.
Prezzi Uk oltre le stime. Ma la stretta BoE resta improbabile
Diverso il discorso per il Regno Unito, dove a settembre l’inflazione si è mostrata più persistente. L’indice dei prezzi si è infatti attestato al 6,7%, stabile rispetto al dato di agosto ma oltre il 6,6% stimato dagli analisti. Il dato core, cioè quello depurato dalle componenti più volatili come l’energia e il cibo, è risultato in calo al 6,1% dal precedente 6,2%, ma oltre il 6% delle previsioni. “Come accaduto il mese scorso, le principali componenti del paniere si sono compensate: il calo di generi alimentari e bevande analcoliche, che non si vedeva da settembre 2021, è stato bilanciato dal rialzo di ristoranti, alberghi e trasporti”, fa notare sempre Flax, secondo cui la diminuzione della quota di fondo denota comunque un raffreddamento della dinamica inflattiva. “La parola passa ora alla Bank of England, che sarà chiamata a decidere se proseguire o meno con i rialzi dei tassi nel tentativo di vincere definitivamente la battaglia contro la corsa dei prezzi”, evidenzia.
Stephen Payne, portfolio manager di Janus Henderson, fa notare comeil dato di settembre sia ancora al di sotto delle previsioni della BoE e renda quindi improbabile un rialzo nella prossima riunione. “La reazione del mercato è stata minima e le aspettative sui tassi sono rimaste invariate, mentre i rendimenti dei Gilt a 2 anni hanno registrato un breve rialzo prima di annullare tale movimento”, sottolinea. Per questo, a suo parere, sarà particolarmente interessante il dato del mese in corso: “Il picco delle bollette energetiche dell’anno scorso esce dalla base di confronto, per cui ci si può aspettare un forte calo dell’inflazione a ottobre, intorno al 5%”.
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