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Nel terzo trimestre le retribuzioni sono schizzate del 5,42% (dal 3,53%). Intanto la Financial Stability Review lancia l’allarme crescita e debito sovrano. E avverte: rischio bolla AI
Mentre i rischi per la stabilità finanziaria dell’Eurozona aumentano, come avverte l’ultimo rapporto della Banca centrale europea, la situazione sul fronte inflazione si fa più complicata. A sorpresa, infatti, nel terzo trimestre i salari negoziati dell’Area sono schizzati del 5,42% su base annua, segnando una decisa riaccelerazione rispetto al 3,53% registrato nei tre mesi precedenti. Colpa soprattuto dei rinnovi contrattuali in Germania, dove le contrattazioni hanno portato a un rialzo dell’8,8%. Anche se questi dati non cancellano le speranze di un altro taglio dei tassi a dicembre, per molti analisti la continua crescita delle retribuzioni fa sfumare la possibilità di una maxi sforbiciata di 50 punti base, rendendo quindi molto probabile una riduzione di un quarto di punto.
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Non solo. Secondo alcuni, i falchi dell’Eurotower potrebbero utilizzare i dati sui salari anche per smorzare le scommesse del mercato, che si aspetta un taglio al costo del denaro in ogni meeting fino alla primavera, con il tasso di deposito del 3,25% che nel 2025 scenderebbe a un livello pari o inferiore al 2%. Di contro, però, le colombe potrebbero far valere l’argomento che i recenti accordi salariali, di cui questi dati non tengono ancora conto, sono in realtà più modesti e indicano invece un’ulteriore stabilizzazione.
BCE: allarme crescita e debito
D’altra parte, come sottolineato dallo stesso vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, ormai anche a Francoforte il problema crescita ha surclassato quello inflazione. Concetto ben sottolineato dall’ultima Financial Stability Review, che rimarca come l’attività rimanga “fragile” e aumentino i rischi, con “le preoccupazioni sulle prospettive per il commercio globale che si aggiungono a quelle geopolitiche e di direzione politica”. Nonostante lo scenario di base resti quello di un atterraggio morbido, le vulnerabilità dei conti in alcuni Paesi si stanno “aggravando” e, uniti a un’economia moribonda, sollevano timori.
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“Livelli elevati di debito e alti deficit, sommati a una crescita potenziale debole e a incertezze sulla direzione delle politiche, aumentano il rischio che si riaccendano timori dei mercati per la sostenibilità del debito”, spiega il rapporto. In particolare, la BCE si sofferma sulla fragilità dei Paesi “più soggetti allo scrutinio dei mercati”, come Cipro, Grecia, Irlanda, Italia, Spagna, Portogallo, Slovenia e Slovacchia, dove i rendimenti tendono a “salire significativamente” di fronte a eventi inattesi.
Borse più suscettibili a correzioni improvvise
Quanto ai mercati, i tecnici della BCE osservano che “le elevate valutazioni e la concentrazione del rischio” li hanno resi più suscettibili a correzioni improvvise. “Le vulnerabilità del rischio di credito potrebbero indebolire la qualità degli asset per le banche e gli intermediari non bancari, se dovessero materializzarsi i rischi per la crescita”, si legge. In particolare, viene chiarito, “le prospettive per il mercato immobiliare sono miste, con i prezzi residenziali in stabilizzazione e la proprietà commerciale ancora sotto stress per le sfide poste dal lavoro da remoto e dal commercio elettronico”.
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Rischio bolla AI
Infine, l’Eurotower mette in guardia da una ‘bolla’ legata all’intelligenza artificiale, che potrebbe scoppiare bruscamente se le aspettative ottimistiche degli investitori dovessero rivelarsi errate. Secondo i tecnici BCE, il mercato azionario, in particolare negli Stati Uniti, è diventato sempre più dipendente da una manciata di aziende percepite come beneficiarie del boom di questa tecnologia. “La concentrazione tra poche grandi imprese solleva preoccupazioni sulla possibilità di una bolla dei prezzi degli asset” ad essa legati, si legge. “Inoltre, in un contesto di mercati azionari globali profondamente integrati, segnala il rischio di ricadute negative a livello mondiale, qualora le aspettative sugli utili di queste imprese venissero deluse”.
Francoforte fa anche notare che gli investitori chiedono un basso premio per possedere azioni e obbligazioni, mentre i fondi hanno ridotto le loro riserve di liquidità. “Dato il livello relativamente basso di asset liquidi detenuti e i significativi divari di liquidità in alcuni tipi di fondi di investimento aperti, la carenza di liquidità potrebbe portare a vendite forzate di asset che potrebbero amplificare gli aggiustamenti al ribasso dei prezzi”, avverte il report.
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