Secondo Robert Lind, economista di Capital Group, salgono i timori degli istituti di politica monetaria di fronte ai segnali di recessione provenienti dal mercato del lavoro. “Una frenata globale resta però uno scenario tra i meno probabili”, afferma l’esperto
Il quadro dell’economia globale non è così fosco come potrebbe apparire osservando l’atteggiamento, esplicito e implicito, di Federal Reserve e Banca centrale europea, entrambe, secondo Robert Lind, economista di Capital Group in preda crescenti timori per una futura recessione e quindi “ansiose” di attenuare il livello dei tassi.
“Se da un lato la manifattura mostra effettive difficoltà, con solo l’India che spicca per stato di salute”, spiega Lind, “dall’altro osservando i dati relativi ai servizi è chiara l’ottima resilienza dell’economia globale ai forti disequilibri passati e presenti”.
Geopolitica e inflazione
L’economista di Capital Group non manca di sottolineare le effettive difficoltà che riguardano in particolare l’Europa, e ancora più nel dettaglio la Germania, ma complessivamente considerato il quadro dell’economia globale rimane positivo, con l’economia americana “ragionevolmente robusta” e player in forte crescita in Asia.
Robert Lind, economista di Capital Group
Tra le metriche da valutare con maggiore attenzione spicca, ovviamente, l’inflazione, il cui andamento nell’ultimo biennio è stato fortemente influenzato dai prezzi dell’energia. “Per quanto riguarda il gas naturale”, sottolinea Lind, “assistiamo ad una stabilizzazione dopo i picchi della prima fase della guerra in Ucraina, mentre il petrolio è tornato ad essere volatile dopo l’inasprirsi delle tensioni in Medio Oriente”.
Il rischio di picchi di inflazione dovuti a fattori geopolitici non è, quindi, da escludere, sebbene il contesto osservato sia molto migliore rispetto a quello del 2022 e 2023.
Un altro grande attore della scena globale è però in azione e promette di influenzare significativamente il costo di beni e servizi. Lind fa notare, infatti, come i prezzi delle esportazioni dalla Cina siano crollati negli ultimi 12 mesi, a fronte di prezzi sostanzialmente stabili per il mercato interno.
“La Cina deve gestire un importante stock di capacità industriale in eccesso e ha chiaramente deciso di tagliare i prezzi delle esportazioni per guadagnare importanti quote di mercato in Europa e negli Stati Uniti. Quest’azione ha importanti effetti deflattivi ma ovviamente anche forti implicazioni in termini di competizione con i player del resto del mondo”, afferma Lind.
Nonostante il miglioramento della dinamica inflattiva a livello globale, sono in crescita le preoccupazioni di Fed e BCE a causa dei segnali di deterioramento che arrivano dal mercato del lavoro negli Stati Uniti e in Europa.
“Il cambio di direzione dei tassi di interesse a cui assistiamo”, argomenta Lind, “è dovuto ai timori per l’inizio di un innalzamento dei tassi di disoccupazione, metrica che ha sostituito l’inflazione in cima ai pensieri dei banchieri centrali”.
“A questo si aggiunge un movimento al ribasso del dato sulla crescita dei salari, rafforzando quello che può essere definito uno stato di ansia delle banche centrali che non vogliono farsi trovare impreparate di fronte ad un potenziale pericolo di recessione”.
È alla luce di queste evidenze che, secondo Lind, l’atteggiamento accomodante delle banche centrali proseguirà quantomeno per tutto il 2025, con importanti effetti sui mercati finanziari, in particolare per quanto riguarda il comparto obbligazionario.
Altro aspetto da tenere in considerazione per comprendere lo sviluppo di medio e lungo periodo dell’economia globale è il livello di debito, in forte crescita a livello globale.
“Uno dei più importanti quesiti che riguarda il prossimo futuro dei mercati è fino a quando verrà permesso alle economie occidentali di mantenere livelli di debito tanto elevati”, sottolinea Lind, facendo notare come stia avvenendo una stabilizzazione sui livelli record post seconda guerra mondiale.
Una domanda che rimane aperta e che caratterizzerà sempre di più il dibattito sulle prossime sfide dell’economia globale.
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