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I prodotti del risparmio gestito sostenibili raccolti nelle categorie Esg di FIDA battuti dalle corrispondenti categorie non Esg in termini di performance, ma solo da inizio anno. E la traiettoria da qui a fine 2022 lascia intravedere più di una probabilità di sorpasso da parte dei sostenibili
Non risulta particolarmente necessario ricordare quali e quanti avvenimenti a partire dall’inizio del 2022 siano direttamente deputati a mettere sotto pressione stili di gestione fortemente improntati alla sostenibilità. Basti la parola “energia” ad evocare un settore dal peso enorme per economia e finanza, investito da fattori esogeni che ne hanno modificato gli equilibri in modo repentino.
Movimenti delle banche centrali e riallocazione di capitali per la gestione dell’emergenza hanno fatto il resto, ponendo un grande punto di domanda sulla continuità nel piano di transizione sostenibile avviato in particolar modo in Europa. Sebbene il principale elemento dirompente, e cioè l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, abbia dimostrato la necessità imminente di una maggiore attenzione ai fattori ambientali, sociali e di governance su un orizzonte di lungo periodo, ha anche riportato sotto i riflettori fonti energetiche come carbone e nucleare. Non esattamente ciò che prima del conflitto era percepito come in linea con politiche propriamente Esg.
Cosa dicono i numeri (e come guardarli)
A partire da queste premesse, è interessante andare a valutare come le categorie di fondi di investimento Esg abbiano performato nei confronti delle medesime categorie non Esg. Un’operazione che grazie alla maggiore quantità di dati disponibili e alla capacità di analisi è oggi possibile, come spiega Monica Zerbinati, analista finanziario di FIDA.
“La regolamentazione”, afferma, “oltre a generare importanti oneri operativi per gli asset manager, ha fornito interessanti mezzi e strumenti per definire in modo univoco cosa sia effettivamente un investimento sostenibile, come e quanto”. “Un tentativo ben riuscito di fare ordine su un tema delicato, ampio, complesso ed articolato che ben si presterebbe ad interpretazioni soggettive e pertanto difficilmente paragonabili. Così l’offerta si è arricchita di nuove asset class, che FIDA raccoglie in specifiche categorie di prodotti compliant rispetto a criteri oggettivi Esg, ma specializzati su determinate aree geografiche”, aggiunge. “I prodotti menzionati”, specifica, “non sono necessariamente di nuovo lancio ma perlopiù oggetto di riclassificazione, alla luce di correzioni o integrazioni della politica di investimento o di una vocazione alla sostenibilità presente fin dalla nascita”. “Il confronto con le categorie corrispondenti non Esg è quindi oggi possibile e sensato”, conclude sul punto.
FIDA raccoglie i prodotti del risparmio gestito in categorie omogenee per politica di investimento e altre caratteristiche quali-quantitative. Di seguito l’analisi svolta per FocusRisparmio con un raffronto dei dati fondamentali per quanto riguarda le categorie Esg e non Esg.

“Ciò che emerge da un’analisi quantitativa basata unicamente sulla performance dell’anno corrente è una scarsa tonicità degli attivi sostenibili, che patiscono un gap di rendimento con i prodotti comparabili, anche se piuttosto lieve e, nelle ultime settimane, in via di riduzione”, afferma a commento dei dati riportati in tabella Zerbinati. “È fondamentale però notare”, prosegue, “che le performance deludenti delle categorie Esg sono limitate all’ultimo anno, se non addirittura all’anno corrente”. “Estendendo l’orizzonte temporale possiamo invece apprezzare risultati degni di nota, nettamente superiori alle categorie non sostenibili”, conclude.
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