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Per due trimestri di fila il Pil dell’Area cala dello 0,1%. Solida però l’occupazione. Per gli analisti, ci sarà comunque un aumento dei tassi dello 0,25%
Dopo la Germania, tutta l’Eurozona è entrata in recessione tecnica. Secondo la lettura finale di Eurostat, che ha rivisto al ribasso la stima preliminare di +0,1%, il prodotto interno lordo dell’Area è infatti sceso dello 0,1% nei primi tre mesi. Si tratta della stessa variazione registrata nel periodo ottobre-dicembre 2022, anche questa corretta al ribasso. Una situazione che promette di rendere ancora più complicata la riunione Bce del prossimo 15 giugno.
Nel dettaglio, l’agenzia statistica dell’Unione Europea segnala che l’economia dell’Eurozona è cresciuta dell’1% su base annua, sempre al di sotto della stima preliminare di +1,3%. Nell’insieme dell’Ue si è invece registrato un aumento dello 0,1% congiunturale e dell’1% tendenziale. Sul trimestre, gli aumenti maggiori sono stati osservati in Polonia (+3,8%) e Lussemburgo (+2%). L’Italia ha fatto registrare una crescita dello 0,6%, mentre il Pil della Germania è calato dello 0,3%. Confermato il buon andamento dell’occupazione, che nell’Area euro è aumentata dello 0,6% nel primo trimestre rispetto al precedente. Nell’insieme dell’Ue è salita dello 0,5%. Rispetto a un anno prima, la variazione è del +1,6% in entrambe le zone.
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Le ripercussioni sulla Bce
Un’Eurozona in recessione, seppure tecnica, pesa inevitabilmente sulle imminenti decisioni della Banca centrale europea perchè rafforza la tesi di quella parte del board che preme per una pausa nei rialzi dei tassi, anche alla luce della decelerazione oltre le attese registrata a maggio dell’inflazione core. Secondo gli analisti, però, il dato Eurostat difficilmente fermerà l’Eurotower, che quasi certamente giovedì userà toni meno aggressivi ma procederà comunque con l’atteso ritocco di 25 punti base. D’altra parte, quelli sul Pil sono dati di oltre due mesi fa e le attese per l’economia di Eurolandia nel frattempo sono migliorate. La stessa Commissione europea a metà maggio ha rivisto al rialzo le sue previsioni: le stime parlano ora di un aumento del Pil dell’1,1% quest’anno e dell’1,6% il prossimo, contro il +0,9% e il +1,5% precedenti.
“La revisione odierna da parte dell’Eurostat stabilisce che l’Area Euro ha attraversato una recessione tecnica e non troppo grave a cavallo dell’anno. E’ un dato negativo ma non troppo sorprendente, considerando lo shock sperimentato lo scorso anno, in particolare l’impennata dei prezzi dell’energia nell’estate del 2022”, commenta Vincent Chaigneau, head of research di Generali Investments. Per l’esperto, i dettagli mostrano che la spesa pubblica e la riduzione delle scorte hanno rappresentato i maggiori freni all’attività economica. E, a suo parere, il primo dato riflette la graduale eliminazione di misure fiscali prese durante la pandemia, mentre il secondo è probabilmente temporaneo e migliora le possibilità di crescita nel secondo semestre. “Il contributo positivo maggiore è venuto dal commercio netto, poiché la domanda più debole ha depresso le importazioni. La domanda dei consumatori è diminuita per il secondo trimestre consecutivo, ma non è stata scarsa come nel quarto trimestre”, aggiunge.
In prospettiva quindi, Chaigneau vede un certo rimbalzo nei prossimi due trimestri, anche se è probabile che il rallentamento globale e le condizioni di prestito restrittive mantengano la crescita al di sotto del trend fino alla fine dell’anno. “La Bce rimane concentrata sull’inflazione ed è probabile che aumenti nuovamente i tassi a giugno. Prevediamo un rialzo finale a luglio o settembre, mentre la debole crescita aumenta solo marginalmente la possibilità di una conclusione anticipata del ciclo di rialzo dei tassi”, afferma, sottolineando come la persistente sottoperformance tedesca ha contribuito al recente restringimento degli spread periferici.
Per Alvaro Sanmartin, chief economist di Amchor Is, Francoforte dovrà aumentare i tassi ancora due volte nelle riunioni di giugno e luglio mentre bisognerà aspettare fino a ben oltre il 2024 per vedere dei tagli. “L’attività del settore dei servizi rimane forte, consentendo alla disoccupazione di raggiungere nuovi minimi storici in aprile. Sul fronte dei prezzi. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora più lunga rispetto agli Stati Uniti. Infatti, i salari in Europa continuano ad accelerare e non è escluso che, grazie all’enorme forza del turismo, si assista a un ulteriore aumento dell’inflazione di fondo durante l’estate”, spiega.
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L’esperto fa notare come molti analisti abbiano guardato alla crescita negativa della Germania nel primo trimestre per concludere che l’economia europea è destinata a mostrare uno scarso dinamismo nei prossimi mesi. Un errore, a suo parere, per due motivi. Il primo è che parte della debolezza mostrata da Berlino è idiosincratica e dovuta alla sua enorme dipendenza dalle forniture energetiche russe. “Un esempio del fatto che la Germania non fa testo per tutta l’Eurozona è l’Italia, che è cresciuta a tassi annualizzati vicini al 2,5% da gennaio a marzo,” dice. Il secondo motivo, a detta di Sanmartin, è che la locomotiva tedesca ha comunque iniziato a dare segni di ripresa all’inizio del secondo trimestre. “Il settore dei servizi si sta rafforzando, le esportazioni hanno sorpreso in positivo e, soprattutto, il dato sulla creazione di posti di lavoro di aprile è stato ancora una volta molto buono”, conclude.
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