La rivoluzione (in)compiuta dei bond sostenibili
Nel 2024 i titoli verdi hanno superato la soglia dei 5.000 miliardi di emissioni cumulative. Un record storico che segna la forza trainante di un settore in continua espansione
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La lotta al cambiamento climatico assume un ruolo sempre più centrale nel panorama internazionale, come testimonia la conferenza promossa dall’amministrazione Biden con presenti 40 capi di Stato per discutere misure concrete e condivise per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale.
Gli esiti dell’incontro tenutosi 22 e 23 aprile sono stati discussi da Sagarika Chatterjee, director of Climate Change PRI e COP26 High Level Champions Team Finance Lead, e Jean-Jacques Barbéris, head of Institutional clients and corporate coverage e supervisore ESG Business Line di Amundi, in un evento virtuale organizzato dall’asset manager per indagare il cambio di scenario che interessa e interesserà sempre di più gli investitori. Questo perché a cambiare sarà la struttura stessa dell’economia, sottolineano in sintesi i due speaker.
Ricerca di allineamento
“La conferenza della Casa Bianca certifica che ci troviamo in un momento di completo ripensamento dell’atteggiamento dei governi nei confronti del cambiamento climatico”, ha affermato Sagarika Chatterjee. “Le parole di Biden relative al coinvolgimento dell’intera macchina governativa nell’obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio e delle opportunità connesse per creare nuovi posti di lavoro sono il segnale di un cambio di passo che non appare isolato dato l’allineamento espresso sia verbalmente che concretamente dai partecipanti alla conferenza”, aggiunge. Le differenze fra Paesi e fra mondo sviluppato e mercati emergenti e di frontiera non mancano, ma gli obiettivi iniziano ad essere concreti ed espressi in un’ottica collaborativa di respiro globale.
Fra gli obiettivi dell’amministrazione USA annunciati nel corso del Leaders Summit on Climate troviamo, infatti, quello di riduzione del 50-52% delle emissioni entro il 2030 (emissioni zero entro il 2050) e insieme lo sviluppo di canali di supporto finanziario ai Paesi in via di sviluppo per l’implementazione di politiche in linea con il contrasto al cambiamento climatico.
“Siamo di fronte ad una fase passaggio epocale”, ha commentato Jean-Jacques Barbéris, “che coinvolge l’intero sistema economico e come asset manager siamo chiamati, da un lato a riconoscere la portata della sfida, e dall’altro a mettere in campo misure concrete per affrontarla”. “La nuova prospettiva non vede più nel cambiamento climatico solo un fattore di rischio, ma una direttrice a cui tutte le economie globali si andranno ad allineare”, ha completato il manager.
Transizione energetica nuovo mantra
Una consapevolezza che tra gli investitori sembra stia maturando in modo molto repentino. Morningstar ha analizzato il patrimonio in gestione dei fondi di transizione energetica domiciliati in Europa, certificando un aumento da 4,4 miliardi di euro nel 2016 a 50,7 miliardi di euro nel febbraio 2021, con la maggior parte della crescita che ha avuto luogo nel 2020, anno in cui gli asset sono aumentati del 437,8%.
“L’investimento sostenibile esiste da tempo, ma recentemente c’è stata un’impennata nella domanda di transizione energetica domiciliata in Europa”, spiega Fabrizio Zumbo, associate director, European asset and wealth management research di Cerulli Associates.
L’aumento della domanda per i fondi di transizione energetica deve essere attribuito ad una molteplicità di fattori. In parte ai forti rendimenti registrati in media da questi prodotti negli ultimi due anni, ma le considerazioni più importanti per gli sviluppi futuri fanno riferimento a cambiamenti strutturali.
Uno di questi è il raggiungimento della competitività in termini di costo dell’energia rinnovabile con l’energia dei combustibili fossili a cui si aggiunge la sempre maggiore chiarezza dell’allineamento sul tema nel panorama della politica internazionale, sottolineano da Cerulli Associates. “Queste tendenze hanno reso i fondi di transizione energetica resistenti attraverso la crisi del COVID-19. In effetti, l’epidemia di coronavirus potrebbe persino rivelarsi un ulteriore motore per la transizione energetica, dato che i piani dichiarati di molti governi per la ripresa economica post-pandemia hanno una forte dimensione ambientale”, fa notare Zumbo.
Anche la regolamentazione emerge fra i maggiori fattori che guidano il trend della transizione energetica e net-zero. “Gli obiettivi e le strategie dei fondi di transizione energetica e dei fondi a zero emissioni, relativamente nuovi e domiciliati in Europa, sono più specifici rispetto alle precedenti generazioni di investimenti sostenibili, riflettendo un cambiamento nelle richieste e nelle aspettative degli investitori e dei regolatori”, conclude Zumbo.
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