Con il lancio dell’Advisory Research Centre, l’asset manager punta a supportare gli investitori nell’Europa continentale e in UK. FocusRisparmio ha incontrato Fabrizio Zumbo, riferimento per l’Italia e il Sud Europa del think tank di Vanguard
Un investimento in conoscenza e formazione per far crescere una nuova generazione di advisor europei, sempre più simili a quelli a stelle e strisce. Così si può sintetizzare il senso del lancio dell’Advisory Research Centre (ARC) da parte di Vanguard. Approfondimenti e thought leadership su investimenti, gestione del portafoglio e pianificazione finanziaria, ma anche best practice in materia di relazioni con i clienti e gestione dei processi pensate specificamente per i professionisti della consulenza.
Fabrizio Zumbo, senior specialist dell’advisory research centre di Vanguard
“Il lavoro del team integrerà la ricerca e le risorse già presenti all’interno di Vanguard, tra cui il pensiero innovativo dell’Investment Strategy Group e dei team di Investment and Product Analytics, così come progetti tra cui Vanguard 360 in Europa continentale, finalizzato ad aiutare i consulenti a servire al meglio i loro clienti”, ha affermato in occasione del lancio a luglio scorso Robyn Laidlaw, head of European distribution della società di gestione del risparmio. ARC ha base a Londra ed è guidato da Scott Johnston, affiancato da Warwick Bloore e dai recenti ingressi nella squadra di Sebastian Lewis e Fabrizio Zumbo. Quest’ultimo, proveniente da Cerulli Associates dove ha diretto l’attività di ricerca europea in materia di asset e wealth management, sarà il punto di riferimento per il Sud Europa. Lo abbiamo incontrato per conoscere presupposti e obiettivi della nuova sfida di Vanguard.
Da dove nasce il progetto ARC e quali obiettivi si pone?
Il punto di partenza è la specificità del mercato americano dell’advisory rispetto a quello europeo e in particolare italiano. Negli USA sono da tempo molto avanti nella diffusione di modelli commissionali di tipo fee only che hanno contribuito all’evoluzione del ruolo dell’advisor. Il consulente non è uno stock picker, ma il gestore di un complesso di relazioni che si riferiscono all’ampio concetto di pianificazione patrimoniale. Questo cambiamento avverrà anche in Europa, in UK è già in parte avvenuto, e il nostro ruolo è quello di accompagnarlo e fornire strumenti adatti a questo processo evolutivo.
È un passo importante. Chi è quindi il consulente del prossimo futuro?
È insieme relationship manager, financial planner e behavioural coach. La nostra convinzione è che advisor preparati e informati, in grado di assolvere questo triplice compito, possano portare più valore al cliente e quindi, data la struttura mutuale di Vanguard, a chi possiede quote dei nostri prodotti e della nostra società. È per questo che facciamo ricerca in un così ampio spettro di argomenti e la condividiamo gratuitamente con il mercato. Poter fare leva da un lato su un modello di relazione con la consulenza sviluppato nel corso di decenni negli USA e dall’altro sull’importante capacità di ricerca interna sui mercati ci permette di sviluppare contenuti e percorsi formativi capaci di stimolare la ricerca di nuove consapevolezze da parte degli advisor. Per quanto riguarda l’Italia, ma anche tutti gli altri Paesi dell’Europa continentale, non renderemo semplicemente disponibili i contenuti nelle lingue locali ma svilupperemo specifici temi a seconda delle peculiarità di ogni contesto.
Quali sono le macro-tematiche su cui si concentrano i vostri contenuti?
Abbiamo tre principali aree in cui ci stiamo focalizzando in questo momento. La prima è quella che fa riferimento a tutti i contenuti che sottolineano e potenziano il valore del consulente. A questo proposito, il nostro filone di ricerca flagship, chiamato “Advisor’s Alpha”, è da piu’ di 20 anni che sviluppa contenuti sull’argomento, che sono continuamente aggiornati e adattati ai diversi mercati Europei. Abbiamo poi il behavioural coaching e il trasferimento di ricchezza fra generazioni. L’elemento comune è rappresentato dalla creazione di una relazione stabile e duratura fondata sulla fiducia nell’intera catena del valore del risparmio.
Sono temi non sempre in primo piano nella comunicazione di aziende che si occupano specificamente di investimenti. Perché per voi sono centrali?
Posta la necessaria attenzione da porre ai mercati e alle loro evoluzioni, è dimostrato come gran parte del benessere futuro dei clienti dipenda dal controllo di quelle variabili su cui è possibile agire direttamente, piuttosto che su una chiamata giusta o sbagliata su un particolare prodotto di investimento o asset class. Ecco allora che contenere i costi, gestire l’emotività connessa alla volatilità dei mercati, mantenere un comportamento aderente a quanto pianificato e preparare per tempo un passaggio generazionale sono passi fondamentali per costruire un futuro patrimoniale in linea con i propri obiettivi di vita. È su questo complesso di relazioni che ci concentriamo per portare valore.
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