Geopolitica e banche centrali rendono il 2025 un anno complesso per i mercati. Ma dall’evento ‘Thought Leadership Summit’ del gruppo emergono due pilastri per i portafogli: bond europei e alternativi per schivare la volatilità
Tensioni internazionali, prospettive di crescita nebulose, banche centrali ormai posizionate su percorsi divergenti e la scheggia impazzita Trump pronta a scombinare le carte da un momento all’altro: sono tante le criticità che attendono gli investitori nel 2025. Ma in un ambiente ad alta volatilità come quello che si sta venendo a creare, si moltiplicano anche le opportunità a disposizione dei gestori attivi per generare Alpha. È quanto emerso dal Thought Leadership Summit, la due giorni organizzata da Natixis IM a Parigi per gettare uno sguardo sul futuro degli investimenti, durante la quale sono stati lanciati due messaggi chiave: il reddito fisso è tornato per restare, soprattutto in Europa, e i mercati privati rappresentano la miglior garanzia per proteggersi dalle oscillazioni dei mercati.
Mabrouk Chetouane, head of Global Market Strategy di Natixis IM
Il punto di partenza per le riflessioni degli esperti di Natixis IM è stata la descrizione del quadro macro fatta da Mabrouk Chetouane, head of Global Market Strategy della società. “C’è poca visibilità sulle politiche di Trump in materia di fisco e dazi ma quello a cui i mercati devono davvero prestare attenzione è la tempistica con cui le misure promesse dal presidente in campagna elettorale saranno adottate”, ha detto il manager. Dal suo punto di vista, le parole pronunciate dal presidente della Federal Reserve Jerome Powell a commento della recente decisione di lasciare fermi i tassidimostrano come la stessa banca centrale non sia in grado di prevedere con precisione la traiettoria dell’economia. Ciò che è certo, per lui, è però che l’ipotesi di una recessionenegli USA va scartata.
Quanto invece all’Europa, Chetouane crede infatti che un altro catalizzatore sia proprio la divergenza sempre più marcata tra Fed e Banca centrale europea in materia di politica monetaria. “Dall’Eurotower ci aspettiamo tagli per un totale di 50 punti base nel corso dei prossimi mesi”, spiega, sottolineando come queste previsioni siano basate sulla necessità da parte di Christine Lagarde di supportare il bazooka fiscale promesso dalla Germania. Gli ha fatto eco Jon Levy, global macro-strategist dell’affiliata di Natixis Loomis Sayles, che ha notato come proprio tale convinzione sia alla base del recente exploit registrato dai titoli azionari del Vecchio Continente. “Ci sono migliori prospettive di crescita economica ma anche un outlook sui profitti delle imprese positivo”, ha spiegato, senza mancare di sottolineare come anche la corsa alla difesa e gli ambiziosi piani infrastrutturali di Bruxelles stiano giocando un ruolo decisivo.
Capitolo a parte per la Cina, sulla quale entrambi gli esperti sono concordi nel parlare di prospettive nebulose. “Pechino sta vivendo una crisi immobiliare che per sua stessa natura è storicamente difficile da affrontare”, hanno detto in coro. Poi hanno ricordato come l’altro grande rischio che incombe sul gigante asiatico sia la deflazione, che potrebbe essere accentuata dalla crisi demografica e produrre gli stessi effetti registrati nell’ultimo decennio in Paesi come il Giappone. “Molto dipenderà quindi dall’effettiva implementazione delle misure di sostegno annunciate ormai diversi mesi fa dalle autorità locali”, è stata la conclusione dei due dirigenti, “anche se la diversificazione dei partner commerciali rispetto al passato promette di offrire un riparo dai dazi dell’amministrazione statunitense.
Il reddito fisso è tornato
Per quanto riguarda le strategie di portafoglio, il punto di partenza di Natixis non può dunque che essere l’obbligazionario. E la conferma viene direttamente da Philippe Berthelot, co-cio Fixed Income della controllata Ostrum AM. Dal suo punto di vista, in particolare, si profila una stagione positiva soprattutto per i governativi europei. “Ci aspettiamo un boom di emissioni nel 2025 ma siamo anche convinti che la svolta fiscale su cui sta lavorando il premier in pectore tedesco Friedrich Merzfarà sì che nel lungo periodo i rendimenti recuperino eventuali cali di breve e si riporti su livelli interessanti per gli investitori”, ha detto. Una considerazione che riguarda tanto i Bund quanto titoli di altri Paesi chiave come gli Oat francesi e i Btp in Italia. Proprio in riferimento al debito pubblico nostrano, Berthelot si è poi dimostrato particolarmente positivo. “Nonostante il pessimismo che circonda la Penisola l’Italia si trova in una condizione di slancio relativo rispetto alla Germania e alla Francia”, è stata infatti la sua precisazione. Quanto invece al segmento corporate, l’esperto si è detto convinto che ottime opportunità si celino nel credito così come nei segmenti high yield e investment grade. Più difficile esprimere una previsione sul mercato d’Oltreoceano, dove le incognite legate alle politiche nel nuovo inquilino della Casa Bianca creano “confusione” rispetto alla possibile traiettoria sia dei Treasury sia del debito privato.
Un altro trend che la casa di gestione francese intravede consiste nella crescita esponenziale degli alternativi. Eric Deram, che ha il polso di questo mercato in quanto managing partner della controllata Flexstone Partners, è stato chiaro su questo punto. “In un contesto come quello attuale i private assets rappresentano l’opzione ideale per diversificare il portafoglio e cercare decorrelazione dai principali fattori ma permettono anche di ridurre la volatilità e massimizzare i ritorni attesi”, ha detto. Tra i settori individuati dall’esperto come i più promettenti c’è in particolare il private equity, per il quale si registra un sentiment “bullish” grazie anche all’interesse crescente da parte di consulenti e strutture come i family office. Un processo verso la democratizzazione, quello descritto da Deram, che però deve ancora passare da due snodi fondamentali: il perfezionamento dei fondi semiliquidi da parte dei regolatori e lo sforzo dei distributori nel far comprendere al pubblico che questi strumenti si basano comunque su logiche di lungo periodo.
I piani del gruppo
Philippe Setbon, amministratore delegato di Natixis IM
Philippe Setbon, ceo di Natixis IM, ha infine fornito una panoramica sui criteri che guideranno l’attività dell’asset manager nel 2025. “Negli anni Ottanta e Novanta la regolamentazione imponeva una forte segmentazione dei settori dell’attività finanziaria ma la crisi del 2008 ha imposto un nuovo trend che muove verso la convergenza tra asset owner e asset manager: noi stiamo operando esattamente in questa direzione”, ha detto. “Il 2024 è stato un anno importante perché abbiamo lanciato un nuovo piano strategico e il 2025 sarà il primo banco di prova per capire se questo piano è sostenibile nel tempo”, ha aggiunto, precisando che tra gli obiettivi c’è anche quello di “sviluppare i private asset per il mercato retail e rafforzare l’offerta di soluzioni di investimento”. Non è mancato un passaggio sul consolidamento dell’asset management, con il numero uno del gruppo che ha spiegato come la ricerca di massa critica per affrontare un mercato sempre più complesso farà da propulsore per nuove iniziative dei player globali per iniziative di M&A.
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