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Nel primo trimestre 2023, il portafoglio dei clienti dei consulenti finanziari è cresciuto del 4,4%. Vola l’amministrato, bene i fondi. In calo la liquidità
Nuovo bilancio con il segno più per le reti dei consulenti finanziari. I primi tre mesi del 2023 passano infatti in archivio con un patrimonio a quota 729,4 miliardi di euro, in crescita del 4,4% su dicembre 2022, anche se al di sotto dei 768 miliardi di marzo dello scorso anno. Stando ai dati di Assoreti, la raccolta netta e l’effetto mercato hanno contribuito rispettivamente per due punti percentuali alla crescita su base trimestrale, mentre è più marginale l’impatto delle modifiche intervenute sul perimetro di rilevazione (0,4%).
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A giocare la parte del leone sono gli strumenti finanziari, le gestioni patrimoniali e i prodotti assicurativi-previdenziali, che raggiungono quota 610,8 miliardi di euro e insieme valgono l’83,7% del patrimonio (+1,1% sul trimestre precedente). Di questi, 471,9 miliardi sono investiti in prodotti del risparmio gestito, in calo dell’1,2%, a costituire il 64,7% del portafoglio. Mentre gli amministrati, con 138,8 miliardi, valgono il 19% del portafoglio complessivo e fanno registrare una crescita del 2,4%. Bene anche la componente strettamente finanziaria (Oicr, gestioni individuali e titoli amministrati), che segna un incremento dell’8,4% sul trimestre precedente grazie a un effetto mercato stimato al 3,1%. Continua, invece, il calo della liquidità: è scesa a 118,6 miliardi (-1,1%) e ora vale il 16,3% del patrimonio.
Per il presidente di Assoreti, Massimo Doris, nonostante il perdurare delle difficoltà, l’attività delle Reti continua quindi a dimostrarsi solida. “Per il secondo trimestre consecutivo, l’effetto positivo dei mercati finanziari torna a essere leva di crescita del patrimonio dei clienti gestito dalle nostre associate. Ma la crescita deriva anche dai risultati di raccolta netta, che si confermano allineati a quelli dell’anno precedente. I valori aumentano, la fiducia viene ripagata nel tempo”, sottolinea.
Risparmio gestito, fondi oltre quota 200 miliardi
Più nel dettaglio, la valorizzazione complessiva degli asset del comparto gestito è aumentata del 2,4% dal periodo ottobre-dicembre 2022. E il maggiore contributo è arrivato dai fondi comuni di investimento e dalle gestioni individuali, che hanno segnato rispettivamente un incremento del 3,7% e 3,3%. Il valore degli Oicr, sottoscritti direttamente, risulta pari a 203,6 miliardi di euro, con un’incidenza complessiva sul portafoglio in lieve flessione al 27,9%. In particolare, le gestioni collettive aperte domiciliate all’estero salgono 178,9 miliardi di euro (24,5% del patrimonio) mentre i fondi aperti di diritto italiano valgono 21,7 miliardi. La valorizzazione delle gestioni individuali raggiunge i 75,2 miliardi, pari al 10,3% del patrimonio.
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Il comparto assicurativo-previdenziale vale 193,1 miliardi, in aumento dello 0,7% e pari al 26,5% del portafoglio. Le unit linked raggiungono invece 92,5 miliardi di euro, i prodotti multi-ramo 39,6 miliardi mentre le polizze vita tradizionali scendono a 44,7 miliardi. Bene anche la componente prettamente previdenziale, che sale a 16,4 miliardi. Il contributo complessivo delle Reti al patrimonio investito in Oicr aperti, attraverso la distribuzione diretta e indiretta di quote, è ora pari a 385,2 miliardi di euro, con un’incidenza del 35,2% sul patrimonio totale investito in fondi (patrimonio gestito pari a 1.094,5 miliardi di euro).
Amministrato, effetto Btp ma non solo
Continua il momento d’oro dell’amministrato. La raccolta netta e le performance spingono la crescita di questi strumenti, che segnano nel periodo gennaio-marzo un allungo del 19,4% raggiungendo quota 138,8 miliardi di euro. Nei portafogli dei clienti delle Reti cresce l’incidenza dei titoli azionari, 7% con 51 miliardi, dei titoli di Stato, 5,1% con 37,3 miliardi, e delle obbligazioni corporate, 3,3% con 23,8 miliardi.
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