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La prima trimestrale del 2023 di Banca Generali ha fatto segnare buoni numeri al netto del contesto macro. Per l’amministratore delegato della società si tratta del risultato dell’aver applicato con criterio un approccio risk based, strategia che l’ad considera fondamentale come strategia aziendale e nel rapporto con banker e clienti
A marzo Banca Generali ha segnato un utile netto consolidato a 83,1 milioni di euro, in aumento del 22 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio. Un risultato importante in un contesto complesso come questo. Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali SpA, si è raccontato ai microfoni di FR|Vision, riflettendo su quanto la gestione del rischio sia fondamentale non solo nella gestione della propria società, ma anche nella relazione con il cliente. Punto sul quale Mossa è tornato, in ambito di consulenza finanziaria: “nonostante si parli di innovazione tecnologica, per il consulente resterà sempre fondamentale lo human touch”.

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Cosa della sua esperienza nel risk management è stato prezioso per il successivo ruolo di amministratore delegato?
I primi anni sono stati anni di grande apprendimento. L’insegnamento più grande è stato che dietro ogni ritorno atteso c’è un rischio che va misurato. Come amministratore delegato mi è chiaro che bisogna assumersi dei rischi per creare valore. Non si possono di certo eliminare i rischi, ma avere un approccio risk based, non solo nella strategia dell’azienda, ma anche nella relazione quotidiana con i nostri banker e con i nostri clienti credo che sia la ricetta per creare una relazione di valore nel lungo periodo.
Qual è stata la strategia per riportare i risultati dell’ultima trimestrale in un contesto così complesso? E più in generale quali sono le soluzioni per gli investimenti in questo senso?
Effettivamente un primo trimestre molto forte, anche il secondo, in realtà sta andando molto bene. Credo che il merito sia da individuare su due componenti: una scelta molto forte, aziendale, trasversale al portafoglio di proprietà e agli asset under management di tenere la duration del portafoglio molto bassa. Questo ci ha permesso di non perdere come i nostri competitor sulla parte bond e ci ha permesso di riavere una crescita sul margine di interesse grazie al rialzo dei tassi. La seconda componente è stata sicuramente una grande diversificazione del business. La proposizione è molto cambiata: la diversificazione prima era per la ricerca un risultato positivo, oggi per difendere i portafogli dei nostri clienti.
E quindi il cliente come percepisce la gestione attiva in questo momento storico e qual è il valore aggiunto che può portare al mondo degli investimenti?
Bisogna entrare nella logica che il concetto di benchmark l’abbiamo noi tecnici, ma che un cliente non accetta fino in fondo. Si aspetta un ritorno per un rischio e si aspetta di essere molto bene informato. Per noi gestione attiva significa prendere i rischi quando vediamo una prospettiva di ritorno e questo spiega come mai in 18 mesi abbiamo avuto una duration prossima allo zero. Non ci sono ricette giuste, ma il buon senso suggerisce un approccio risk based.
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