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A novembre l’indice dei prezzi batte le attese e scende al 2,4%. Italia +0,8%, mai così giù da marzo 2022. Francia +3,4%. Per i gestori, Lagarde non toccherà più i tassi e inizierà a ridurli in primavera
Nell’Area euro la ritirata dell’inflazione procede a passo spedito. A novembre l’indice dei prezzi si è infatti attestato al 2,4%, in calo rispetto al 2,9% del mese scorso. E ben oltre il dato previsto dagli analisti (2,8%). Per i mercati, l’andamento dell’economia reale smentisce la visione della Banca centrale europea secondo cui la crescita del carovita resta ostinata. Aumentano quindi le possibilità di un primo taglio dei tassi già in primavera. E si preannuncia un ciclo d’allentamento più profondo, visto anche lo stato comatoso dell’economia di Eurolandia. Dunque, una diminuzione di un quarto di punto del costo del denaro è ora pienamente prezzata entro aprile, mentre la possibilità di una sforbiciata già a marzo è data al 50%. Solo un mese fa gli swap prevedevano una prima riduzione a giugno.
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Inflazione, frenata in tutte le principali economie europee
Secondo la stima preliminare di Eurostat, una riduzione dei prezzi è stata registrata in quasi tutti i comparti. A livello tendenziale, il carovita ha segnato un decremento dello 0,5%, rispetto al +0,1% di ottobre. L’inflazione core, quella al netto di energia, cibo e tabacchi, si è invece attestata al 3,6%, in calo in confronto al 4,2% del mese precedente. A pesare in questo caso è stata soprattutto la frenata dei servizi.
Altro aspetto positivo riguarda il decisivo calo dell’inflazione in tutte le principali economie dell’Area euro. Dopo i dati migliori del previsto di Germania (2,3%, rispetto al 3%) e Spagna (3,2%, dal 3,5% di ottobre), anche Italia e Francia hanno battuto le attese. Nel nostro Paese a novembre l’indice dei prezzi è crollato allo 0,8% (da +1,7%), un valore che non si registrava da marzo 2021. Merito, specifica l’Istat, del favorevole andamento dei beni energetici, della dinamica di alcune tipologie di servizi e del nuovo rallentamento del ritmo di crescita degli alimentari. A Parigi, dopo il +4% registrato ad ottobre, l’indice dei prezzi ha segnato +3,4%, meglio delle stime degli esperti (+3,7%). Anche in questo caso, il calo è da imputare ad un rallentamento dei servizi, del costo dell’energia e, in misura minore, dei prodotti manifatturieri e alimentari.
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Bce verso un taglio dei tassi in primavera
Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, i numeri di novembre ridimensionano drasticamente i timori sulle pressioni inflazionistiche. “Le politiche monetarie restrittive della Bce hanno raffreddato notevolmente le economie dell’Eurozona”, afferma l’esperto. Che evidenzia come il settore dei servizi, fonte di preoccupazione nei mesi scorsi, abbia invece mostrato una discesa dei prezzi dello 0,9% su base mensile e una crescita tendenziale del 4% .
Per Diodovich, oltre a confermare lo scenario di una Bce che manterrà i tassi d’interesse sui livelli correnti anche nei prossimi meeting, questi dati cancellano gran parte dei dubbi espressi dalla presidente Christine Lagarde sulla traiettoria del carovita. “Al momento sono stati solamente gli ultimi due mesi a mostrare un forte rallentamento della crescita dei prezzi al consumo. Tuttavia, se l’inflazione dovesse mostrare questo andamento nel breve periodo, la politica monetaria della Bce dovrebbe necessariamente cambiare. Pertanto, si potrebbe assistere a un taglio del costo del denaro già in primavera”, conclude lo specialista.
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