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Inflazione, caduta dei mercati, materie prime in ebollizione e tassi in rialzo. Il cambiamento del quadro macro seguito alla guerra in Ucraina porta indietro le lancette del tempo di 15 anni. Molti i punti di contatto ma non mancano le divergenze. E gli esperti ricordano il mantra: è nei momenti di transizione che si fanno gli affari migliori
Non tutti condividono la data di inizio, ma quel che ormai sembra unanime è la sensazione che sui mercati stiamo assistendo alla fine di un ciclo passato dai postumi della crisi subprime, tramutatasi in crisi del debito sovrano, fino all’emergenza inflazione. Tutto è cambiato. O forse niente. Stiamo tornando al punto di partenza, quando la radio passava giorno e notte “Viva la Vida” dei Coldplay, “Hot n Cold” di Kate Perry o “A te” di Jovanotti e al cinema approdava la saga di “Twilight”. Rally inflazionistico (a novembre i prezzi al consumo Usa sono saliti dello 0,1% per attestarsi al +7,1% su base annua), materie prime in ebollizione, tassi in rialzo (con il costo del denaro negli Usa compreso in una forchetta tra il 4,25 e il 4,5% ai livelli più alti dal 2008), mercati in caduta libera e recessione in vista anche se non mancano segnali divergenti che possono far prevedere percorsi non così scontati: in particolare per quanto riguarda il mercato del lavoro americano con il tasso di disoccupazione sui minimi e i salari che crescono più dell’inflazione.
La grande crisi
Nel 2008, con l’esplosione della bolla immobiliare e l’avvio della crisi finanziaria, negli Stati Uniti si erano persi 2,6 milioni posti di lavoro (all’epoca la cifra più elevata dal 1945). Il tasso di disoccupazione a dicembre aveva toccato il 7,2% (il massimo dal 1993) dal 4,9% di inizio anno, mentre il Pil, pur terminando l’anno in lieve rialzo rispetto al 2007 (+0,1%), crollava insieme alla produzione industriale, alla fiducia dei consumatori, alla produttività, alle vendite di case, e i mercati finanziari erano travolti da ondate di panic selling (tra settembre e ottobre 2008 Wall Street ha sfiorato una perdita di trenta punti percentuali).
Contestualmente schizzavano in alto i prezzi delle commodity con conseguente rialzo dell’inflazione (ma +3,8% su base annua) e ripercussioni sull’economia reale entrata in recessione. Il rapido crollo del mercato immobiliare fu poi reso ancora più devastante …

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