Reti, patrimonio in crescita a 729 miliardi
Nel primo trimestre 2023, il portafoglio dei clienti dei consulenti finanziari è cresciuto del 4,4%. Vola l’amministrato, bene i fondi. In calo la liquidità
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Un portafoglio che va dagli 11 agli oltre i 30 milioni di euro e circa 227 clienti con un patrimonio medio superiore ai 120 mila euro. È l’identikit del consulente finanziario italiano secondo la fotografia scattata dalla prima edizione semestrale dell’indagine del Centro studi e ricerche Anasf, che raccolto più di 600 risposte degli associati dalle quali emergono appunto i principali tratti e aspetti dell’attività dei professionisti della consulenza e delle caratteristiche della clientela.
In Italia, oltre due consulenti finanziari su cinque (il 42%) ha un portafoglio medio che supera i 30 milioni di euro ed è composto da risparmio gestito (51%), seguito dall’assicurativo (29%), dalla liquidità (12%) e dal risparmio amministrato (8%). I tecnici Anasf fanno notare che, se si considera il periodo di congiuntura economica e l’inflazione record, la liquidità nei portafogli dei consulenti resta contenuta, prediligendo investimenti più efficienti.
La maggioranza dei professionisti, il 49%, gestisce invece un portafoglio di dimensione media complessiva tra 11 e 30 milioni di euro, mentre appena il 9% si ferma sotto i 10 milioni.
Ogni consulente gestisce mediamente 227 clienti, la cui età media risulta alta e nel 62% dei casi supera i 50 anni (gli under 41 sono solo il 16%) e i nuclei familiari seguiti sono in media 42. La clientela risulta avere un patrimonio medio-alto: il 61% dei professionisti dichiara che il patrimonio medio di ogni cliente in gestione è superiore a 120mila euro, mentre per un consulente su dieci sale sopra i 400.000 euro.
Oltre la metà dei professionisti, il 57%, ha conseguito ricavi che rientrano nel range dai 25.001 ai 90.000 euro, seguito dal 22% che si posiziona tra i 90.001 e i 200.000 euro. Solo il 2% dei consulenti finanziari dichiara ricavi superiori a 350.000 euro.
“Ciò che distingue la professionalità del consulente finanziario è la modalità di interazione con gli investitori – ha sottolineato il presidente Anasf, Luigi Conte -. La nostra categoria, anche dopo la pandemia e la crescita esponenziale dell’utilizzo degli strumenti digitali, continua a prediligere il rapporto personale con i propri clienti per almeno il 60% del tempo, rispetto ad una relazione digitale che, per quanto funzionale ad alcuni aspetti della consulenza, non sostituirà mai il fattore umano”.
Il 61% dei consulenti finanziari possiede un’esperienza di lunga data: l’iscrizione all’Albo è avvenuta tra gli anni ‘90 e il 2000. L’età media dei professionisti è infatti di 56 anni e gli under 41 rappresentano il 3% della categoria.
I diplomati sono più della metà del campione (54%), seguiti da coloro che hanno una laurea magistrale o a ciclo unico (35%) o una laurea triennale (7%). Il 4% dei consulenti finanziari ha un master, di cui il 46% di primo livello e il 54% di secondo livello. Oltre il 40% ha dichiarato di continuare ad aggiornare le proprie competenze ottenendo una delle certificazioni Efpa o una combinazione di queste con la più recente Esg Advisor.
Le donne sono in media più istruite, ma sono appena il 12% del totale dei professionisti. Tra i primi intestatari, invece, la percentuale di donne sale tra l’11 e il 30% del totale, rendendo evidente come le risparmiatrici rappresentino un possibile target di clientela.
“Il tema dello scarso ricambio generazionale, che caratterizza ormai tante professioni, non risparmia quella dei consulenti finanziari, in quanto gli under 41 oggi rappresentano solo il 3% della categoria. L’Associazione da anni ha messo in campo numerose iniziative per supportare la crescita di giovani talenti. È arrivato il tempo di un intervento sistemico per sostenere i giovani nell’avvicinarsi a questa professione”, ha concluso Conte.
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